Trump bombarda. E il Trump pacificatore? Svanito. Anzi, scompare e riappare. Il presidente degli Usa appena pochi giorni prima di colpire gli impianti atomici della Repubblica Islamica ripete: «Mi auguro che quando tutto finirà, la mia eredità sarà conosciuta come pacificatore e unificatore».

Donald Trump
Elenca gli accordi di pace che, a suo parare, ha contributo a realizzare: l’intesa tra Pakistan e India, tra Congo e Ruanda, tra Etiopia ed Egitto. Si lamenta di non aver avuto un premio Nobel per la pace: nessun riconoscimento giunge da Stoccolma «qualunque cosa faccia». Sorvola sul fatto che non tutti i paesi che hanno visto la pace o un cessate il fuoco dopo un conflitto la pensano come lui.
Trump bombarda l’Iran il 22 giugno, il pacificatore non si vede. Dopo aver detto “basta guerre” nella campagna elettorale per la Casa Bianca bombarda addirittura dei siti nucleari con il rischio di letali radiazioni atomiche in tutto il Medio Oriente. Usa missili e soprattutto super bombe per cancellare gli impianti atomici in bunker sotto terra, come quello di Fordow considerato indistruttibile perché nascosto a 90-100 metri sotto il suolo. Garantisce in un discorso agli americani: «I tre siti nucleari colpiti sono stati completamente e totalmente obliterati». Si riferisce ai siti di Natanz, Esfahan e, appunto, di Fordow.
Rilancia: ora l’Iran «deve fare la pace», c’è «la fine della minaccia nucleare rappresentata dallo Stato numero uno al mondo sponsor del terrorismo». Ma Teheran adesso boccia ogni soluzione diplomatica, considera aperta la guerra con gli Stati Uniti, parla di «conseguenze eterne». Ali Khamenei è sparito, teme di essere ucciso dall’esercito israeliano che ha già eliminato una parte dei vertici iraniani. La Guida Suprema si nasconde e cerca di dirigere la riscossa.
Gli ayatollah attaccano le basi militari Usa in Medio Oriente. Partono dei missili contro delle installazioni americane in Qatar e Iraq. Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Kuwait chiudono lo spazio aereo. Teheran, sembra divisa tra radicali e moderati, minaccia di bloccare lo Stretto di Hormuz, il piccolo braccio di mare, bocca d’ingresso nel Golfo Persico, che è il passaggio vitale attraverso il quale transita circa il 30% del petrolio del mondo.

Un bombardiere USA B2 sgancia la super bomba
Teheran nega di voler costruire una bomba nucleare, rifiuta di arrendersi, smentisce di aver perso tutto l’uranio arricchito necessario per costruire gli ordigni atomici. Le 14 super bombe GBU-57 da 14 tonnellate sganciate dai B-2, capaci di perforare i bunker sotterranei iper protetti, e i missili statunitensi non avrebbero fatto “tabula rasa”. Non avrebbero completamente distrutto le riserve di uranio arricchito, secondo Teheran.
Sarebbe un bel guaio per Donald Trump se fosse vero. Se il pericolo bomba atomica iraniana restasse ancora in piedi il presidente populista americano si sarebbe inutilmente inimicato molti paesi alleati e la gran parte dei cittadini americani, compresi i suoi elettori repubblicani della destra isolazionista e sovranista. Alcuni democratici, come il senatore Bernie Sanders e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, gli rimproverano di non aver chiesto l’autorizzazione al Congresso Usa per bombardare l’Iran, violando così la Costituzione.
Invece Trump bombarda.

Ali Khamenei
Uno dei pochi a lodare l’azione militare è Benjamin Netanyahu: «La decisione di Trump è coraggiosa e cambierà la storia». Del resto il premier israeliano, che ha sollecitato il presidente repubblicano a intervenire, ha un rapporto strettissimo con lui: «Donald Trump è un amico straordinario per Israele e per il popolo ebraico». Da oltre dieci giorni Gerusalemme bombarda siti nucleari, basi militari e i vertici iraniani. Teheran fa piovere su Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme e le altre città dello stato ebraico una valanga di missili e di droni.
Trump il pacificatore, a sorpresa riappare. Cavalca una mediazione del Qatar. Raggiunge una tregua tra Israele e Iran, convince i belligeranti a un cessate il fuoco in vigore dalla mattina di martedì 24 giugno. Lo definisce «illimitato». Gerusalemme e Teheran confermano la tregua mentre piovono le bombe. Il presidente degli Stati Uniti è ottimista: la tregua «durerà per sempre». Invece è subito smentito. Il cessate il fuco è subito violato dai due contendenti. Critica i belligeranti. Ce l’ha soprattutto con Gerusalemme «Israele. Non sganciate quelle bombe. Se lo fate, è una violazione grave. Riportate a casa i vostri piloti, subito!».