Gualtieri profeta
del Tevere balneabile

Roberto Gualtieri

Ha fatto proprio bene il sindaco Gualtieri a volare fino in Giappone per annunciare al volgo e all’inclita che il Tevere, udite udite, sarà balneabile entro cinque anni (ovviamente se mi votate ancora, altrimenti: tiè!).

Si è risparmiato così tante facili battute vernacolari degne, fate voi, di Belli, Zanazzo, Pascarella, Trilussa. Dunque si stanno valutando i costi «ma spenderemo meno di Parigi» (e già, la Senna è più grande), «daremo una risposta a tutti coloro che apprezzano la trasformazione di Roma». Parlare di bagno, Tevere balneabile o no, a Osaka è giocare in casa visto che i giapponesi amano immergersi ovunque e a detta degli operatori turistici disdegnano una sistemazione alberghiera senza vasca.
Tutti a mollo quindi, presto, prestissimo e il nuovo Mister ok, il vecchio ha dichiarato forfait, potrà gettarsi da Ponte Cavour a Capodanno senza rischi intestinali. Il presidente della Regione Rocca, cui spetta per competenza la decisione definitiva in merito, investimenti compresi, frena: è solo una suggestione, c’è ben altro da fare. E certo, visto il nutrito cahier de doleances, non si può parlare di scontro politico. I medici specialisti sono scettici, parlano comunque di spese non prevedibili, un terno a Lotto.

Tevere balneabile, Mister Ok a Capodanno si tuffa nel Tevere da Ponte Cavour

Mister Ok a Capodanno si tuffa nel Tevere da Ponte Cavour

Intendiamoci. L’idea di tornare a nuotare “a fiume” è più che una suggestione, un vero e proprio sogno. E un sogno è tornare a pescare ciriole (leggi anguille), cavedani, barbi, arborelle, pesci sani, non pangasi del Mekong contaminato. E un sogno è anche remare e navigare, andare controcorrente come er barcarolo cantato da Gabriella Ferri. E magari ridare corpo effettivo alla crociera della Madonna del Carmine, non a caso detta fiumarola, a luglio durante la festa de Noantri, ormai “de nessuno”. Sveglia.
Il Tevere è Roma ma la Roma amministrata non l’ha mai veramente interiorizzato. Sì, Ponte Mollo, ma basta, Romolo e Remo nella cesta poi; i fiumaroli, uffa. Ripa Grande, e il Monte dei cocci… guardare avanti, magari andando a sbattere con gli occhiali appannati. «Sotto il ponte Mirabeau corre la Senna» dicono i versi di Apollinaire celebrando con una storia semplice la banalità, in fondo, dell’amore. Eppure qui non è di casa.

I ponti, simbolo di unione, di contatto di vita. «Il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti, è lo scenario del dramma «dell’uomo in frac» di Modugno. «Avevamo vent’anni e oltre il ponte che è in mano nemica, vedevamo l’altra riva, la vita…». Calvino e Liberovic nel lontano 1959, a bocce ferme, hanno dato corpo forse al più toccante inno esistenziale. E il Tevere di ponti ne conta ventotto. Ernesto Nathan, il “sindaco straniero” che, unico, ha governato con profitto Roma all’inizio del secolo breve, viene ricordato soprattutto per la costruzione di un ponte indispensabile, “Ponte Risorgimento”. Che aspettarsi del resto da un sognatore mazziniano, ebreo, ateo, massone…

Tevere balneabile, Il Tevere supera l'Isola Tiberina

Il Tevere supera l’Isola Tiberina

La storia di Roma è fatta di acqua. Quella delle sorgenti generose che hanno permesso acquedotti geniali che nessuna città può vantare. E quella del Tevere, fluida autostrada che ha veicolato l’imponente e convulso traffico della crescita della città eterna. Teniamoci la potabilità della rete idrica che tutti ci invidiano («il bambino ha bisogno di calcio», «fagli bere l’acqua del rubinetto», mi diceva il pediatra), e quanto al biondo Tevere sarebbe già un bel colpo navigarlo, rendere utile il suo scorrere, il suo «svenarsi alla sua foce». per dirla con il poeta Diego Valeri.
Non sto buttando la palla in tribuna. È che quando si affronta una enormità complessa come la purezza idrica bisogna andarci cauti. L’esperienza parigina va ancora verificata, i costi dei continui interventi di mantenimento tutti da definire. Per quale risultato poi? Altro che popolare, sarebbe inevitabilmente una costosa ZTL acquatica! Con i bagnini che scarseggiano, come abbiamo verificato questa estate, già lungo le coste.

Non c’è fiume importante che sia riuscito nel miracolo e solo la megalomania dell’Eliseo poteva sfidare la sorte. Inquinato il Tamigi, non parliamo del Danubio che ostenta dalle parti di Budapest una specie di balneabilità a giorni alterni, verso Vienna meglio lasciar perdere. Così a Belgrado dove però si può ripiegare sulla Sava che prima di confluire nel fiume blu, ostenta una sua limitata purezza.

Il Tevere a Ponte Milvio

A Washington Trump non c’ha neppure provato a dirsi capace di risanare il Potomac in una settimana. Senza raggiungere i livelli epidemici di Gange e Yangtse, il Congo, lo Zambesi, il Giordano, il Nilo, bianco o azzurro sfidano la sorte come del resto la Volga e la Neva. Il Mapocho a Santiago è della partita come il Rio della Plata che ha l’alibi però di servire due capitali, Baires e Montevideo, scusate se è poco. Sul Rio delle Amazzoni si può discettare, date le dimensioni. Il Reno e il Meno non fanno eccezione, mentre la Sprea a Berlino trova la giustificazione… nel muro (che non c’è più da un pezzo). Tutti navigabili e navigati alla grande in compenso. Non c’è più la detassazione delle pensioni ma il Portogallo continua ad attrarci. Tutti a Lisbona a immergerci nel Tago e nel Taro, mas agua fria, però. Potenza del Fado e di Amalia Rodrigues.
Torniamo a bomba. Non scherziamo con l’acqua. Troppo preziosa. «Tu sei la vita e sempre sempre fuggi» lamentava D’Annunzio. Parliamo di tram del desiderio, di carte d’identità chimere, di traffico impazzito, di piste ciclabili, di rifiuti, di strade sconnesse ma in occupazione gastronomica permanente, di cessi pubblici.
Se il direttore me lo concede, ne parlerò in un altro lamento. Per ora posso solo annotare che le cronache da Osaka riportano anche una dichiarazione del sindaco forse dal sen fuggita. Dunque, c’è da registrare che al padiglione Italia sono molti i visitatori, e allora Gualtieri esulta: «È bellissimo, le file da record, fino a cinque ore, sono la prova della sua attrattività».
Quindi romani godetevi le code. Anche i gabbiani sorridono beffardi e satolli grazie all’AMA. Alla prossima.