Virginia Raggi decapitata
dai magistrati, è alla
finestra l’opposizione

Virginia Raggi traballa e non c’è visita di papa in Campidoglio che possa cambiare la sua situazione. Scossa dalle inchieste giudiziarie, dalle polemiche interne e dalla caduta elettorale del M5S, l’attuale giunta capitolina è praticamente alla paralisi. Il suo destino sembra segnato e difficilmente riuscirà a sopravvivere alle europee di fine maggio.

De Vito, Virginia Raggi

Virginia Raggi

Se lo scenario è questo, resta solo da capire quando i cittadini della capitale saranno chiamati alle urne. Per eleggere un nuovo sindaco con un voto anticipato che sarebbe il secondo consecutivo dopo la caduta di Ignazio Marino, inciampato anche lui in una vicenda giudiziaria. Certo, la storia di pranzi e scontrini che portò all’estromissione del sindaco-chirurgo (eletto dal centrosinistra) dopo appena due anni di mandato, non è comparabile con il giro di mazzette per il nuovo stadio della Roma che sta scuotendo Cinquestelle dopo l’arresto del presidente del consiglio comunale di Roma De Vito (amico di Beppe Grillo).

De Vito, Tribunale di Roma

Tribunale di Roma

Alla fine, però, lo schema è lo stesso: due sindaci liberamente eletti dai romani che non vanno in crisi sotto il pressing dell’opposizione perché hanno governato male, ma vengono decapitati dalla magistratura. Cioè da un potere esterno alla politica che non è stato legittimato da alcun voto dei cittadini.
Andando al recente passato, possiamo anche ricordare la vicenda del terzultimo inquilino del Campidoglio, Gianni Alemanno, il sindaco “nero”, che adesso ha abbandonato la politica dopo la condanna per “mafia capitale”, ma che non fu mandato a casa dal centrosinistra nemmeno quando gestiva Ama e Atac come se non fossero società pubbliche, municipalizzate a carico dei contribuenti, ma aziende private senza controllo.
Torniamo alla Raggi. Dopo l’arresto di Marcello De Vito, accusato di corruzione, la sindaca è andata in televisione dicendosi “sconvolta” dalla vicenda, ma assicurando che l’onestà resta il grande fattore identitario di Cinquestelle, come dimostrerebbe il fatto che De Vito è stato “cacciato” da Di Maio e “due ore dopo” non faceva più parte del Movimento.

De Vito, Un ingresso della metropolitana A

Un ingresso del metro’ linea A

Ancora più debole la difesa della sua amministrazione che non sarebbe in bilico. Anzi, starebbe lavorando “ventre a terra” per cambiare Roma. Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. Nove assessori cambiati in mille giorni di governo capitolino rappresentano un record che sta lì a documentare l’incapacità di un’amministrazione che non riesce ad arrestare un degrado inaccettabile. Dalle buche che rendono impraticabili centinaia di strade, ai rifiuti che traboccano dai cassonetti perfino nel cuore del centro storico, al verde pubblico in stato di abbandono, ai trasporti che ormai assomigliano a quelli d’una città del Terzo mondo.

Ormai tutto il centro storico è senza metropolitana. Ben tre fermate della linea A sono state chiuse per problemi alle scale mobili. Negli ultimi giorni i treni saltano anche le stazioni di Spagna e Barberini dopo che da 5 mesi lo stop ha colpito la fermata di Repubblica, perché (dichiarazione della sindaca) la società addetta alla manutenzione ha dimostrato di non essere in grado di riparare una scala mobile…