Kiribati, un paradiso
a rischio apocalisse

Un paradiso in mezzo all’Oceano Pacifico: Kiribati. Tre arcipelaghi a cavallo dell’equatore e di tre fusi orari. Uno di questi segna il passaggio di data: da un giorno all’altro sul calendario terrestre.

Kiribati, Kiribati, foto Pastificio Cerere

Kiribati, foto Pastificio Cerere

Trentatré isole a metà strada tra l’Australia e l’America. Uno spazio immenso: le isole si snodano su quattromila chilometri da est a ovest e per duemila da nord a sud. Un sogno: palme, spiagge bianche, coralli, un mare dai mille colori diversi si tinge dal verde smeraldo al turchese.

Questo paradiso incontaminato ignoto al turismo di massa, se non cambierà niente, ha i giorni contati. Entro 30-50 anni rischia di essere inghiottito dal mare, i suoi centomila abitanti sarebbero costretti a trovarsi una nuova patria e una nuova casa. L’aumento delle temperature, causato dall’inquinamento civile e industriale, sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento dei mari. La Repubblica di Kiribati è uno dei paesi più in pericolo perché le sue bellissime isole emergono di appena pochi metri sul livello del mare e l’acqua le sta piano piano sommergendo.

Kiribati, foto Pastificio Cerere

Solo una riduzione dell’inquinamento potrà salvare Kiribati e tanti altri paesi e città del mondo che rischiano di scomparire. Non c’è più tempo da perdere. A metà marzo il cambiamento climatico ha provocato un altro disastro: l’uragano Idai ha devastato l’Africa del sud est. Un vento fortissimo che viaggiava fino a 200 chilometri l’ora ha flagellato Mozambico, Zimbabwe e Malawi causando circa mille morti.

Si moltiplicano le sollecitazioni a ridurre immediatamente i gas inquinanti. Il 15 marzo milioni di giovani hanno partecipato in tutto il mondo allo sciopero degli studenti per il Global Strike for Future, lo “sciopero globale per il futuro” proposto da Greta Thunberg. La sedicenne svedese da agosto ogni venerdì sciopera per ridurre l’aumento delle temperature ed ora la sua battaglia per salvare la Terra ha mobilitato i ragazzi di tutto il pianeta.

Kiribati, foto Pastificio Cerere

Della tragedia incombente ne sa qualcosa Kiribati. Antonio Fiorentino documenta la bellezza e il pericolo dell’apocalisse annunciata in Kiribati, una sua mostra personale, a cura di Marcello Smarrelli, allestita nella Fondazione Pastificio Cerere in via degli Ausoni n.7 a Roma (si può visitare dal 20 marzo al 19 luglio). L’artista espone per la prima volta una serie di opere realizzate dopo il suo soggiorno tra il luglio e l’agosto 2018 nelle lontanissime  isole dell’Oceano Pacifico.

Kiribati ha un futuro? Guidato da queste suggestioni Fiorentino, spiega un comunicato stampa, ha creato un gruppo di opere che descrivono il suo viaggio alla ricerca del futuro, cercando di rispondere ad un enigma irrisolvibile, in cui si sente l’eco, trasmutata dalla percezione di un giovane artista contemporaneo, di quel capolavoro straordinario di Paul Gauguin, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-98), considerato il suo testamento non solo artistico ma anche spirituale.