Alitalia-Lufthansa,
un’intesa invisibile

Alitalia si rifà il look. Le brutte divise arabeggianti targate Etihad verranno presto sostituite (estate 2018) con capi più “eleganti”, firmati da una nota stilista italiana. «Siamo orgogliosi del fatto che Alberta Ferretti abbia accettato di disegnare le nuove divise Alitalia. Sono tradizionalmente un’icona di stile e vogliamo che siano un simbolo dell’italianità» hanno dichiarato Gubitosi, Laghi e Paleari. I tre commissari fallimentari hanno poi precisato che la stilista torinese verrà pagata con un “cambio merce”. Aggiungendo che – vista la situazione della compagnia aerea –  il look del personale non costituiva una priorità, ma dal momento che gli abiti erano logori e andavano sostituiti, tanto valeva approfittarne per cancellare anche l’ultimo lascito dell’emiro di Abu Dhabi.

Alitalia-Lufthansa, divisa di Mila Schon del 1969

Divisa delle hostess Alitalia di Mila Schon, 1969

Messo così, il ragionamento dei tre non fa una piega. Ma se hanno trovato la voglia e il tempo di occuparsi del look delle hostess, evidentemente non sono con l’acqua alla gola e non vengono completamente assorbiti dalle trattative per la cessione dell’azienda fallita. E la ragione è semplice: la cessione a Lufthansa sembra cosa fatta. Gli altri due concorrenti, Easyjet e Cerberus, sono finiti entrambi fuori gioco. La low cost inglese perché ha un modello di business difficile da integrare con quello di una compagnia tradizionale. Il fondo statunitense perché non potrebbe detenere la maggioranza azionaria di un’azienda Ue.

Aereo Easyjet

E così il gigante di Colonia è rimasto solo. Nei suoi piani c’è una ‘New Alitalia’ con 6.000 dipendenti e una flotta di 90 aerei. L’intesa con il governo di Roma prevede la creazione di un’altra bad company in modo da permettere ai tedeschi di prendere soltanto il ramo volo (aviation), lasciando parte dei debiti allo Stato italiano. Esattamente come hanno fatto prima di loro i capitani coraggiosi di Colannino e gli arabi di Etihad. Ma, dal momento che l’Alitalia diventerebbe una compagnia regionale sussidiaria di Lufthansa, sarebbe inevitabile una riduzione degli slot (le finestre di decollo e atterraggio) e del personale di volo.

Prendendo solo la parte aviation i tedeschi si libererebbero subito degli oltre 3 mila dipendenti dell’handling, per i quali sono in corso altre trattative, in più hanno chiesto il taglio di duemila lavoratori dell’aviation, soprattutto assistenti di terra, che difficilmente troverebbero un nuovo lavoro. Dopo una lunga trattativa, i commissari avrebbero ottenuto uno sconto di 500 esuberi.

Il logo del fondo d’investimenti americano Cerberus

Comunque, meglio aspettare le elezioni politiche per firmare. Tanto i soldi ci sono. Il 5 dicembre Luigi Gubitosi, in audizione alla Camera, ha rivelato di avere in cassa 836 milioni di euro. Vuole dire che il prestito ponte concesso dal governo fino ad aprile 2018 è quasi intatto. E con le politiche ormai alle porte, Gentiloni non può permettersi il lusso di firmare una intesa con Lufthansa che appare scontata. Gli esuberi scatenerebbero le opposizioni alla vigilia di elezioni in cui il Pd si gioca tutto. Sarebbe un regalo per il M5S e per il centrodestra che potrebbero cavalcare i tagli all’occupazione, per non parlare di Liberi e Uguali che avrebbe l’appoggio incondizionato della Cgil. Un rischio che Renzi, in calo nei sondaggi, non intende correre.

Memore del fatto che nel 2008 fu Berlusconi, allora all’opposizione, a usare l’Alitalia in piena campagna elettorale. Sondaggi alla mano, issò la bandiera dell’italianità della compagnia aerea che Prodi, da presidente del Consiglio, aveva promesso ad Air France. E il Cavaliere vinse le elezioni.