Il politologo Gianfranco Pasquino, docente emerito di Scienza Politica – e non propriamente un sostenitore di Renzi ma suo feroce avversario nel referendum costituzionale – scopre solo oggi, dopo le scomposte polemiche dell’opposizione e le indegne gazzarre del M5S davanti a Montecitorio, che la nuova legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum), sostenuta anche dal segretario del PD, non è poi quell’attentato alla democrazia e alle scelte autonome dei cittadini che si voleva far credere.
![Rosatellum, Gianfranco Pasquino](https://www.sfogliaroma.it/wp-content/uploads/2017/12/Gianfranco-Pasquino.jpg)
Gianfranco Pasquino
In un articolo su La Repubblica, dopo aver ricordato che il Rosatellum assegna un terzo dei seggi di Camera e Senato con metodo maggioritario (in collegi uninominali) e due terzi con sistema proporzionale, il professor Pasquino scrive fra l’altro: «Nel 2006 circa il 90 per cento dei seggi furono assegnati con il metodo proporzionale; nel 2008, più dell’85 per cento; nel 2013 più del 75 per cento. Quindi, l’Italia non sta affatto ‘tornando alla legge proporzionale’. Non ne era mai uscita, neanche con l’Italicum. Al contrario – afferma Pasquino – è cresciuta la percentuale di seggi attribuiti con metodo maggioritario».
Dunque, secondo l’esperto politologo (non sospettabile di essere filorenziano e filogovernativo) la nuova legge elettorale aumenta la possibilità di scelta degli elettori, attraverso il maggioritario, e ridimensiona la quota dei cosiddetti “nominati”, che poi sono frutto di una legittima scelta delle forze politiche. Ciò spiega la ferocissima opposizione – alla nuova legge – del M5S che, pensando solo ai propri interessi di bottega e non a quelli del Paese, teme di essere penalizzato nei collegi uninominali maggioritari, non avendo abbastanza candidati preparati ed esperti in grado di competere con quelli delle altre formazioni politiche.
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Aula della Camera
Pasquino fa poi l’elogio dei governi di coalizione, che «tutte le democrazie europee utilizzano da tempo» tranne la sola Francia. E prosegue scrivendo che «in Germania è ritornata possibile la Grande Coalizione, esempio probante di non alternanza». Infine invita alla «cautela sulle simulazioni relative ai risultati elettorali e sulle loro conseguenze sui governi possibili». Insomma, secondo il politologo è ancora tutto aperto e da vedere, rispetto alle prossime elezioni politiche, malgrado i fiumi di chiacchiere sui media e i quasi quotidiani sondaggi proposti da Mentana o da Vespa.