Salvini isola il M5S
sulla giustizia

Salvini si muove in perfetta sintonia con Draghi sulla riforma del processo penale. Lascia da soli i grillini. Il segretario della Lega ha risposto subito sì ai «miglioramenti di carattere tecnico» annunciati qualche giorno fa da Draghi. Il secco no pentastellato alla fine è diventato sì. Il presidente del Consiglio di nuovo mette in riga leghisti e grillini.

riforma del processo penale, corsivoMarta Cartabia giovedì 29 luglio, dopo lunghe trattative, ha presentato al Consiglio dei ministri una mediazione alla fine accettata anche dai cinquestelle sul piede di guerra. Una prima ipotesi di mediazione era stata bocciata e il Consiglio dei ministri era stato sospeso da Mario Draghi per superare i gravi contrasti. Poi i nuovi «aggiustamenti» al testo presentati dalla ministra della Giustizia hanno evitato per un soffio la rottura. Il M5S ottiene tempi più lunghi per i processi di mafia. Analogo trattamento avranno anche i processi per altri gravi reati: terrorismo, violenza sessuale, traffico internazionale di stupefacenti (su questi ultimi ha insistito Salvini). 

Il segretario del Carroccio è un importante alleato per Draghi come in altre occasioni. Ha subito approvato già la prima mediazione isolando i grillini. Del resto aveva già annunciato il sì dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio: «Noi accetteremo le proposte di Draghi e non quelle del M5S». Aveva aggiunto: «Per la Lega la partita è chiusa».

Emergono quattro rilevanti conseguenze politiche. La prima: Draghi potrà portare a casa la riforma del processo penale all’esame della Camera, è una delle «riforme strutturali» volute dal presidente del Consiglio e chieste da Bruxelles per erogare i fondi europei della ripresa post Coronavirus. Seconda conseguenza: Salvini ha ottenuto da Draghi il rinvio a metà agosto di eventuali estensioni del green pass anti Covid. Terza conseguenza: lo scontento dei cinquestelle potrebbe riemergere in modo clamoroso nel voto di fiducia alla Camera sulla riforma. Quarta conseguenza: è stata cancellata ogni residua sirena di un ritorno all’alleanza populista grilloleghista che diede vita al governo Conte uno.