
Marco Emilio Lepido
La Via Emilia è una consolare anomala. Non partiva da Roma per diramarsi verso l’Italia e il nord Europa, come le altre strade. Ma fu costruita per collegare Rimini a Piacenza, attraversando la Pianura Padana costellata di paludi e boschi. Lungo la Via Emilia, connessa a Roma mediante la Via Flaminia, fiorirono città ricche ancora adesso (Bologna la grassa, Parma, Modena, Reggio Emilia) con teatri, anfiteatri, terme, templi, acquedotti, fognature. Ce ne parla Maria Luisa Berti.
La via consolare Aemilia, oggi SS9, fu fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido (189-187 a.C.) per collegare Rimini con Piacenza con un percorso di 262 km. Prima della conquista romana, la Pianura Padana era popolata da tribù galliche, tra cui le più importanti erano quelle dei Boi e dei Senoni. Dopo la conquista i Romani colonizzarono il territorio e fondarono le colonie di Ariminum (268 a.C.) e Placentia (218 a.C.). Quest’ultima per la sua posizione strategica poteva controllare il valico verso l’Etruria e l’ultimo guado sul Po.

Un tratto di via Emilia sotto i palazzi di Bologna
Con l’arrivo di Annibale (218-203 a.C.) molte tribù galliche si unirono ai Cartaginesi e Roma perse il controllo della Pianura Padana. Solo nel 189 a.C., dopo la conquista di Bononia, i Romani sconfissero i Galli e, per controllare il territorio, il Senato ordinò a Marco Emilio Lepido di costruire la Via Aemilia. “Viam ab Placentia, ut Flaminiae committeret, Ariminum perduxit,” (Livio 39.2)
La strada fu costruita su argini sopraelevati per rendere più agevole il percorso alle persone e ai cavalli; la pianura infatti era paludosa, con acquitrini e macchie boschive. La zona cominciò ad essere bonificata dal 150 a.C. per permetterne la centuriazione. Le carreggiate suburbane avevano una massicciata di ghiaia e ciottoli (viae glarea stratae) mentre i tratti urbani erano lastricati con basoli di pietra (viae silice stratae), oppure con ciottoli, ed erano delimitate da marciapiedi o gradini. I lati della via erano fiancheggiati da monumenti sepolcrali.
Fu un importante nodo stradale: a Rimini la Via Emilia si congiungeva con la Via Flaminia permettendo un veloce collegamento con Roma. A Piacenza, che in quel periodo era circondata da stanziamenti di Galli Boi piuttosto pericolosi e che fu fondata proprio per consentire il rapido spostamento dell’esercito in caso di attacco, la consolare si intersecava con la Via Postumia.

La via Emilia come appare nella Tabula Peutingeriana
La Postumia collegava Genova ad Aquileia che era lo scalo romano più importante dell’alto Adriatico e nel periodo imperiale arrivava fino ad Aosta, passando per Mesiolanum (Milano). La Via Emilia divenne perciò non solo un nodo stradale fondamentale per il controllo delle province ma anche un’importante via di distribuzione dei prodotti del territorio, che era cosparso di ville rustiche con pozzi per l’acqua e impianti per macinare il grano.
Le principali città sulla via consolare furono: Ariminum (Rimini), Caesena (Cesena), Forum Popilii (Forlimpopoli), Forum Livii (Forlì), Faventia (Faenza), Forum Cornelii (Imola), Claterna (Claterna), Bononia (Bologna), Mutina (Modena), Regium Lepidi (Reggio Emilia), Tannetum (Sant’Ilario d’Enza), Parma, Fidentia (Fidenza) Placentia (Piacenza).
La Tabula Peutingeriana descrive il percorso della Via Aemilia a ridosso dell’Appennino, le altre vie di comunicazione, il tracciato dei fiumi, dei mari, dei monti e riporta i nomi latini delle città romane. Si può vedere che una via collegava Ravenna ad Ariminum, da cui si arrivava a Fano tramite la via Flaminia. Inoltre nel mare si protende la penisola d’Istria (Isteria).
Le città odierne di origine romana conservano nel loro centro l’impianto urbanistico del castrum romano con le strade parallele al decumano e al cardo massimi e tra loro perpendicolari, pochi però sono i resti romani visibili. La caduta dell’Impero Romano, le invasioni barbariche, le guerre e le carestie causarono il loro abbandono e un forte decremento demografico. Con la rinascita dell’Anno Mille la ricostruzione urbana fu fatta sulle rovine romane.
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