Sciopera Torino.
La doppia morale
sull’auto cinese

Sciopera Torino, i sindacati la rivogliono capitale dell’auto. Non scartano anche l’idea di una fabbrica di auto elettriche cinesi in Italia. Carlos Tavares è il primo nemico di questa ipotesi. L’amministratore delegato di Stellantis minaccia: «La concorrenza cinese potrebbe far chiudere dei siti» del suo gruppo automobilistico in Italia.

Comizio allo sciopero dei metalmeccanici a Torino

Il messaggio è indirizzato soprattutto al governo e ai sindacati italiani. Il ministro Urso e le federazioni sindacali dei metalmeccanici di fronte al progressivo ridimensionamento degli stabilimenti italiani, in testa quello di Mirafiori culla dell’ex Fiat, da mesi hanno posto una secca richiesta a Tavares: o decide il rilancio degli impianti del Belpaese costruendo almeno un milione di macchine l’anno (la produzione è precipitata a circa 450.000 vetture) oppure è necessario invitare una casa automobilistica estera, anche cinese, a realizzare una fabbrica in Italia.

Il discorso vale soprattutto per Torino. La ex capitale dell’impero Fiat è in profonda crisi. L’occupazione frana non solo a Mirafiori ma anche in tutte le aziende dell’indotto auto del Piemonte tra cassa integrazione, prepensionamenti, contratti di solidarietà, incentivi economici all’esodo e licenziamenti. La chiusura di Grugliasco è un lugubre monito. L’impianto fortemente voluto da Sergio Marchionne e intitolato a Gianni Agnelli andava bene: produceva 55.000 Maserati nel 2017, ma è stato chiuso a dicembre perché nel 2023 boccheggiava (l’anno scorso ha allestito appena 8.000 auto di alta gamma).

Adolfo Urso

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ottenuto solo delle promesse da Tavares per produrre un milione di auto nella Penisola ma gli investimenti della multinazionale italo-franco-americana si sono diretti verso altri paesi. Persino la nuova Alfa Romeo Milano sarà costruita in Polonia, nonostante il nome Milano, simbolo dell’Italia e delle glorie passate della casa automobilistica del Biscione.

Lo scontro è durissimo. Sciopera Torino. Venerdì 12 aprile ha scioperato per 8 ore tutto il settore auto del capoluogo piemontese: hanno protestato Mirafiori e le aziende di componentistica in ginocchio per la mancanza di commesse da parte di Stellantis. Un corteo di circa 12.000 persone ha attraversato Torino chiedendo investimenti e fatti per Mirafiori ridotta in coma. Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl, Associazione Quadri vogliono che Torino torni ad essere la capitale dell’auto. Chiedono un nuovo modello di massa da affiancare alla 500 elettrica, l’obiettivo è di 200.000 vetture l’anno mentre nel 2024 la fabbrica sta sprofondando verso 50.000 (ancora nei primi anni 2000 la produzione toccava quasi quota 250.000). Lo slogan della manifestazione è: «Il rilancio di Torino parte da Mirafiori».

Sciopera Torino, Carlos Tavares

Carlos Tavares

Adolfo Urso attacca Tavares: «Non si può vendere un’auto che si chiama Milano se questa viene prodotta in Polonia». Ribadisce la volontà del governo di «aiutare l’azienda ad arrivare a un milione di vetture» ma basta «con l’anomalia italiana di un solo costruttore. Ne servono altri, anche cinesi».

La caccia all’auto elettrica cinese è partita. La concorrenza dell’ex celeste impero fa paura per i costi di produzione più bassi. Ma tra importare macchine dal Dragone e dare il disco verde a una fabbrica di auto cinesi la differenza è grossa. Nel secondo caso l’investimento dà lavoro e crea ricchezza nel paese europeo ospitante. La corsa è già cominciata a chi cattura un costruttore della Repubblica Popolare Cinese. L’Ungheria di Orbàn arriva prima: la Byd costruisce uno stabilimento nel paese magiaro. Al secondo posto si piazza la Spagna di Sànchez: il premier socialista spagnolo sta discutendo con la Chery l’avvio di un impianto vicino a Barcellona. Farebbe tombola: la Spagna non possiede una casa automobilistica nazionale ma grazie a una intelligente politica d’incentivi e di infrastrutture costruisce ben 2.400.000 macchine l’anno, opera di ben cinque diversi gruppi esteri. Chery, con la quale era in contatto anche l’Italia, sarebbe la sesta.

Tavares in Italia aziona l’allarme rosso contro la Cina ma appena si sposta in un altro paese suona un’altra musica. Il caso della Leapmotor è esemplare. Il timoniere di Stellantis ha comprato il 21% delle azioni dell’azienda cinese e ora la Leapmotor potrebbe produrre un’auto elettrica in Polonia. Invece l’opzione Mirafiori, della quale si era parlato, sembra del tutto sfumata. Sciopera Torino. La partita è tutta aperta.