Voto in Portogallo,
ritorno al passato

Nell’anno del cinquantenario della Rivoluzione dei garofani, che il 25 Aprile 1974 consentì il ritorno alla democrazia, il Portogallo ritorna al passato. Per la prima volta dalla caduta della dittatura salazarista, un partito di estrema destra, Chega (“Basta”), diventa decisivo per formare un governo.

Chega, Andrea Ventura

Andrea Ventura

Alle elezioni politiche anticipate di domenica 10 marzo, il movimento fondato nel 2019 da Andrea Ventura (ex popolare commentatore di calcio in tv), è balzato al 18 per cento, quadruplicando la rappresentanza in Parlamento che passa dai 12 deputati eletti nel 2022 ai 48 di oggi.  

Ma, nell’anno del cinquantenario del 25 Aprile e a ridosso dei grandi festeggiamenti pubblici preparati per celebrare l’Evento, il successo elettorale di Chega assume anche un grande valore simbolico. Non a caso il movimento di Ventura si identifica con il trittico “Deus-patria-familia”, slogan fascista creato negli anni 20 da Mussolini e copiato negli anni 30 da Salazar.

Eppure, soltanto sei anni fa il Portogallo sembrava un’isola felice. Senza populisti e movimenti di estrema destra in Parlamento. Ventura ha fondato Chega nel 2019, come minuscolo partito personale con tutte le caratteristiche e gli slogan dell’estrema destra europea, anti europeista e xenofoba.

Entrato in Parlamento nel 2019 soltanto con il suo fondatore, Chega nel 2022 fa il suo primo salto portando in Parlamento 12 deputati. A partire da quel momento Ventura si lancia in una campagna propagandistica molto aggressiva contro il “bipolarismo”, cioè il sistema che governa da decenni il Portogallo democratico. Sulla carta un “bipolarismo perfetto”, dove la destra moderata del PSD e la sinistra riformista del PS si sono alternati al governo dalla fine della dittatura ad oggi.   

La Camera dei deputati portoghese

Guidato con mano ferma dal segretario socialista Antonio Costa, negli ultimi anni il Partito Socialista ha comunque inanellato una lunga serie di vittorie elettorali sul declinante PSD. Ciclo culminato con la conquista della maggioranza assoluta del 2022: 41,38% e 120 deputati.

Il governo monocolore dura però solo due anni e attraversa fin dall’inizio momenti molto difficili, causati dalla necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici minacciati dall’inflazione, ma anche da qualche errore di troppo di questo o quel ministro. Una decina di membri del governo saranno costretti alle dimissioni perché sospettati di abuso di potere, conflitti d’interesse, e via di questo passo. Inevitabile la perdita di consenso del PS segnalata puntualmente dai sondaggi sulle intenzioni di voto dei cittadini. 

E così Ventura ne approfitta al volo lanciandosi in una lunga campagna di propaganda molto aggressiva in cui spara a raffica per enfatizzare la «corruzione della partitocrazia portoghese».

Antonio Costa

Finché, a novembre 2023, arrivano le improvvise dimissioni del premier. Sfiorato da un’indagine giudiziaria per corruzione, che viene incredibilmente resa pubblica da un comunicato della magistratura inquirente. Costa se ne va. Senza che a suo carico siano emerse prove, fa una mossa a sorpresa che alla fine potrebbe giovargli per un futuro politico in Europa. La motivazione fornita in televisione è che «un primo ministro non può rimanere al suo posto, se sul suo capo grava un sospetto…».     

Poche settimane dopo si scoprirà che il Costa intercettato in una serie di conversazioni telefoniche non era il premier ma un omonimo ministro. Le scuse per “l’errore di trascrizione” delle telefonate suscitano polemiche anche all’interno della magistratura e l’inchiesta si sgonfia. Ma ormai il danno è fatto: il Parlamento è stato sciolto e il Capo dello Stato ha convocato le elezioni anticipate per il 10 marzo.

Antonio Costa lascia anche la guida del partito. Al congresso straordinario del PS prevale nettamente Pedro Nuno Santos, ex ministro e leader della sinistra interna. Il nuovo segretario avrà il difficile compito di recuperare la voragine segnalata dai sondaggi che segnalano un possibile crollo socialista.

Alla fine il crollo non ci sarà. Il PS esce comunque ridimensionato: 29% e 77 deputati, 43 in meno della precedente legislatura. Adesso, anche se di un’incollatura, il Partito socialista è la seconda forza dopo il PSD e quindi va all’opposizione.

Intanto AD, che poi è il PSD sotto altro nome, dopo aver vinto per un soffio le legislative (29,5% e 79 deputati) non ha i numeri per governare, nemmeno con gli otto deputati di Iniziativa Liberale. Ecco allora farsi avanti Ventura. Si prenota per far entrare Chega in una maggioranza che «prenda atto della volontà espressa nelle urne da tanti portoghesi e dare un governo stabile al Portogallo…».