Vene varicose, i flebologi
romani presentano l’ARF

Accademia Romana di Flebologia, La locandina dell'evento

La locandina dell’evento

Al quarto posto tra le malattie croniche in Italia, la patologia delle vene varicose colpisce il 20 per cento delle donne e il 15 per cento degli uomini adulti. I costi socio-economici sono altissimi: oltre 300 milioni di euro all’anno e circa due milioni di ore lavorative perdute. Eppure il problema viene talmente sottovalutato che in Italia la specializzazione medica in flebologia non esiste.  

Ma l’evoluzione tecnologica ha affinato la tecnica chirurgica consentendo di utilizzare metodiche poco invasive e rendendo ormai indispensabile una formazione tecnico pratica. Oggi un intervento ambulatoriale effettuato da personale competente (bastano un medico e un infermiere) non richiede particolari attrezzature e dura in media appena una trentina di minuti. Quindi una corretta formazione dei medici permetterebbe di ridurre i danni per i pazienti e alleviare i costi per il Servizio sanitario nazionale.

A questo punto, perduta la speranza di un prossimo intervento dall’alto, un gruppo di flebologi romani impegnati nelle Università e negli ospedali pubblici ha deciso di rimboccarsi le maniche e partire dal basso, garantendo in prima persona la «formazione tecnico-pratica di nuovi specialisti presso i migliori centri flebologici italiani ed esteri». 

Ingresso Monumentale del Santo Spirito

E così hanno fondato l’ARF, l’Accademia romana di flebologia, «associazione senza fini di lucro fra i cultori romani della flebologia» che verrà presentata sabato 14 maggio nell’aula Alessandrina dell’ospedale S. Spirito in Sassia.

Presieduta da Paolo Valle, flebologo dell’ospedale S. Eugenio, con cinque vice e un board di 20 medici, l’Accademia funzionerà come una vera e propria bottega artigiana. Dove “flebologi formano flebologi” insegnando trattamenti, terapie, tecniche e nuove metodologie per gli interventi. Tutti i docenti membri dell’ARF «devono svolgere o aver svolto (fino al pensionamento) la loro attività professionale in strutture universitarie, ospedaliere o territoriali» pubbliche.

Come “garanzia” sia per di docenti che per i pazienti, ha spiegato il presidente dell’ARF nella sua intervista a Sfoglia Roma. La frequenza dei discenti è “libera e gratuita”. E liberi sono anche i piani di studio che, però, prima di qualsiasi adozione devono essere approvati.