Subalternità. Di Maio a rimorchio di Salvini sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Il capo politico del M5S era al traino populista del segretario della Lega quando erano insieme al governo nel Conte uno: ora rischia di fare la stessa fine. Con la differenza che adesso il primo è ministro degli Esteri mentre l’ex alleato è all’opposizione.
Il sì del capo politico del M5S al Mes, con alcuni cambiamenti, è arrivato in extremis, poche ore prima del voto in Parlamento. Le risoluzioni della maggioranza sulla modifiche al Mes, noto anche come fondo Salva Stati, sono state approvate dalla Camera e dal Senato mercoledì 11 dicembre in un clima di corrida tra furenti attacchi della Lega, di Fratelli d’Italia e il sofferto sì dei cinquestelle. Giuseppe Conte ha lanciato un appello all’unità e per aderire al Meccanismo europeo di stabilità. Ha ottenuto il sì dei cinquestelle dubbiosi pronunciando la formula magica cara a Di Maio: prima di attivare il Mes «il Parlamento sarà coinvolto». Traduzione: voterà.
Matteo Salvini sul Mes ha scatenato una “guerra sovranista” contro il Conte due. Ha intimato a Giuseppe Conte, già nei giorni scorsi, di non firmare il trattato europeo sul Mes perché «ruba i soldi ai risparmiatori italiani per finanziare le banche tedesche». In particolare se l’è presa con il presidente del Consiglio: «Abbiamo un premier che è servo dei poteri forti dell’Europa». Salvini, intervenendo ai primi di dicembre al Senato, ha rincarato la dose contro il governo: al suo interno c’è «qualcuno che mente» perché Conte parla di possibili cambiamenti al Mes mentre il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Pd, li esclude. Ha martellato contro Conte: «Si vergoni!».
Ma il segretario leghista di fatto critica anche l’ex alleato populista Di Maio. Cerca d’inserirsi nei contrasti interni dei grillini, punta a sostenere le forti critiche al Mes esistenti all’interno dei cinquestelle. Mira a guidare la protesta e i dissidenti pentastellati. Ha suonato la sirena verso gli scontenti grillini: «Io condivido le vostre richieste» per modificare il Mes e il progetto di Unione Bancaria della Ue». Ha lanciato anche un anatema: «Spero che non vi renderete complici di questa menzogna che ricadrà sulle teste e sui risparmi dei cittadini italiani».
Salvini, facendo rombare il motore populista e sovranista, risveglia le antiche accuse del M5S all’Unione europea di sopraffazione ai danni dell’Italia, le accuse che arrivarono fino alla proposta di un referendum contro l’euro, le accuse alla base dei travolgenti successi elettorali dei cinquestelle nel 2013 e nel 2018.
Così Luigi Di Maio, per non farsi sfilare altri voti da Salvini, ha assunto da tempo una posizione dura sul Mes: «L’Italia non può firmare al buio. È bene che ci sia una riflessione». Ha escluso di aver «mai parlato di crisi di governo. Semplicemente chiediamo un rinvio per migliorare».
Le rassicurazioni del commissario europeo Paolo Gentiloni e del ministro dell’Economia Gualtieri non sono servite a nulla. A nulla è servita la precisazione che Conte discusse sul fondo Salva Stati con Bruxelles a fine 2018 e all’inizio di quest’anno, quando cioè c’era il governo M5S-Lega, quando Salvini e Di Maio erano vice presidenti del Consiglio e importanti ministri. Conte ha precisato: «Tutti i membri del precedente governo» conoscevano le trattative con l’Europa sul Mes. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è stato durissimo: Salvini «fa una campagna terroristica».
Il ceto medio e i risparmiatori, però, hanno paura per la sorte dei loro conti correnti bancari. Alla fine l’ha spuntata Salvini. Gualtieri, nella riunione dei ministri finanziari a Bruxelles, è riuscito ad ottenere delle “modifiche” al Mes così la firma del trattato slitterà al 2020. Comunque la partita si deciderà a metà dicembre, nel vertice dei capi di Stato e di governo europei.