Aziende in fuga dall’Italia
e Nokia investe a Lisbona

Chi è arrivato a Lisbona tra il 4 e il 7 novembre scorso, si è imbattuto in una città militarizzata. L’alto livello di allerta ha provocato inevitabili disagi a residenti, turisti e ai settantamila che partecipavano al quarto “Web Summit”, il più importante appuntamento mondiale di Internet.

Nokia, passeggeri all'ingresso della metropolitana di Lisbona

Passeggeri all’ingresso della metropolitana di Lisbona

A chi è arrivato a Lisbona tra il 4 e il 7 novembre poteva capitare, come al sottoscritto, di prendere la linea rossa della metropolitana in aeroporto e trovare a fine corsa (Stazione di S. Sebastião) un vero e proprio comitato di accoglienza, formato da decine di poliziotti con il mitra bene in vista. Due agenti davanti a ogni porta che si apriva. Calcolando una media di venti porte per ogni treno, fa 40 poliziotti, che dirottavano i passeggeri in uscita, obbligandoli a un percorso diverso da quello normale indicato dalla segnaletica per cambiare linea o lasciare la stazione.
Non si sa se questo stato di massima allerta sia stato imposto dalla presenza dei tanti big presenti per l’occasione o se faceva parte delle condizioni contrattuali imposte dai signori della Rete per assegnare il Web Summit alla capitale portoghese per dieci anni. Perché l’accordo firmato nel 2018 con la garanzia del presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo, e del presidente del Consiglio, Antonio Costa, impone condizioni pesantissime. Economiche e non. Al punto che è stato reso pubblico e utilizzato dall’opposizione di destra nella campagna elettorale per le elezioni europee di maggio scorso.

Nokia, il Parlamento portoghese

Il Parlamento portoghese

Un duro attacco al governo di sinistra, accusato di aver accettato un contratto capestro imposto dai big di Internet, contratto che era stato rifiutato, perché troppo vincolante e oneroso, da città ben più grandi, ricche e importanti di Lisbona.
La risposta del governo fu che, proprio perché piccolo e ancora marginale nell’Ue, il Portogallo aveva bisogno di ospitare un evento del genere. Per il ritorno d’immagine e, soprattutto, per le ricadute economiche che alla fine avrebbero potuto trasformare un contratto “capestro” in un ottimo affare per il Portogallo.
Per capire che Costa aveva ragione basta dare un’occhiata a quello che è successo nell’edizione appena conclusa, con 70 mila partecipanti, biglietti esauriti, più di 1500 investitori, oltre duemila giornalisti accreditati, la presenza di due commissari europei e degli amministratori delegati di multinazionali come Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni.

Nokia, la sede del Partito socialista portoghese

La sede del Partito socialista portoghese

E proprio a conclusione del Web Summit si è visto che le “ricadute economiche” non erano una fantasia o un messaggio propagandistico di Costa. Nokia ha appena annunciato l’apertura di un polo di tecnologia informatica ad Alfragide (Lisbona), che prevede l’assunzione di “più di cento ingegneri”. L’azienda finlandese, un tempo famosa per i suoi cellulari, sta cambiando strategia globale per investire nelle nuove tecnologie 5 G e cloud e su “l’Internet degli oggetti”, quella che ci permette di comunicare con le attrezzature di casa. La novità è che un’azienda del genere ha inserito il Portogallo nel suo progetto di sviluppo tecnologico.
Tutto questo mentre tante multinazionali stanno abbandonando l’Italia. Ultima in ordine di tempo, ma non d’importanza, Arcelor Mittal, che ha appena annunciato l’uscita dall’ex Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa.

Sciopero lavoratori ex Ilva di Taranto

Ad analizzare i troppi errori politici d’una classe politica si resta allibiti. Si è arrivati a cancellare lo “scudo penale” per i nuovi proprietari durante il risanamento ambientale.
Ed è per questo che, vista dalla periferia dell’Ue, dal piccolo Portogallo, dove invece c’è una sinistra di governo che continua crescere e a fare di tutto per attirare gli investimenti stranieri, fanno sorridere certe dichiarazioni del premier italiano Conte «Il recesso non è giustificato…l’Italia non si fa prendere in giro…». Perché se vivi a Lisbona e vedi giocare un altro premier, Antonio Costa, al confronto, ti sembra Ronaldo. Guarda caso, pure lui portoghese.