Il vento del successo sta cambiando per Salvini. Frana l’alleanza sovranista. La Lega ha trionfato nelle elezioni per il Parlamento europeo del 26 maggio col 34% dei voti, ma il dopo urne sta riservando solo amarezze.
![parlamento europeo, Manifesto elettorale di Matteo Salvini](https://www.sfogliaroma.it/wp-content/uploads/2019/07/Manifesto-pubblicità-elettorale-di-Salvini-e1562525365412-225x300.jpg)
Manifesto elettorale di Matteo Salvini
La partita delle nomine è un rosario di delusioni per il segretario del Carroccio, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Ursula von der Leyen, popolare tedesca, è destinata a diventare presidente della Commissione europea. La francese Christine Lagarde, centrodestra, è in attesa di sostituire Mario Draghi come presidente della Bce (Banca centrale europea). Charles Michel, liberale belga, è in pista come presidente del Consiglio europeo. Per il socialista spagnolo Josep Borrel è scattato il conto alla rovescia per sostituire Federica Mogherini come Alto rappresentante Ue per la politica estera.
L’Italia perde posizioni di vertice importanti rispetto al passato e incassa un solo successo: David Sassoli, Pd, è stato eletto presidente del Parlamento europeo. Ma è una vittoria relativa perché Sassoli va al posto di Antonio Tajani, un altro italiano, e il mandato è solo per metà legislatura.
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Ursula von der Leyen
È invece una disfatta per la Lega e i sovranisti europei. Salvini per primo ha riconosciuto la sconfitta: «Vergognoso, vergognoso…La Lega vince le elezioni e il presidente del Parlamento è uno del Pd». Non solo. «Ci sono le vicepresidenze. E qui, invece che uno della Lega, tutti d’amore e d’accordo nell’eleggere un grillino». Già perché Fabio Massimo Castaldo, M5S, è stato confermato come vice presidente del Parlamento europeo, un posto ambito dalla leghista Mara Bizzotto. In questo caso la sconfitta di Salvini è ancora più bruciante perché i cinquestelle, alleati di governo battuti alle europee col 17% dei voti, hanno soffiato al Carroccio anche il secondo podio dell’Europarlamento. Forse lo scontro continuo tra Salvini e Di Maio ha influito sulla rottura per la vice presidenza del Parlamento europeo.
Ha ceduto la strategia dell’alleanza sovranista di Salvini. Ha fatto cilecca sia l’intesa con i paesi del Patto di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) sia quella con la francese Marine Le Pen e con il britannico Nigel Farage. I partiti europeisti (popolari, socialisti, liberali, verdi) hanno fatto valere contro le forze euroscettiche la maggioranza dei voti raccolti nelle elezioni europee.
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David Sassoli
Eppure Matteo Salvini dopo le europee era entusiasta. In una conferenza stampa baciò un piccolo Crocifisso («Ringrazio chi c’è lassù») e annunciò «una Europa che cambia. Che si è stufata delle élite, delle multinazionali».
Il naufragio nella battaglia per le nomine europee, però, non si spiega solo con i numeri, con la maggioranza dei voti conquistati dai partiti europeisti nelle elezioni per l’Europarlamento. C’è anche un problema politico con il quale fare i conti: i patti tra sovranisti hanno le gambe gracili perché davanti all’interesse nazionale dei singoli paesi si sfalda ogni tipo di solidarietà. Salvini, del resto, l’ha constatato molte volte a sue spese sia sui migranti sia sui malandati conti pubblici italiani. I partiti sovranisti al governo nelle nazioni del Patto di Visegrad sono stati tra i più duri censori dell’Italia sia sulla redistribuzione dei migranti sia sulla riduzione del debito pubblico. Con buona pace degli impegni per le battaglie populiste comuni.