Canale di Reno e tram,
rivoluzione a Bologna

Tram elettrico a Bologna nella prima metà del Novecento, da “BOLOGNA-La città delle acque e della seta” di Marco Poli

Bologna è in fermento: stanno cominciando i lavori per il tram nel centro storico e per l’apertura del canale in via Riva di Reno. La linea Rossa del tram unirà Borgo Panigale con la Fiera e il Caab passando per il centro. Verrà riportato alla luce il tratto di canale che va dalla rotonda tra via Riva Reno e piazza Azzarita fino all’incrocio con via Lame, davanti alla chiesa di Santa Maria della Visitazione. L’area attualmente è dotata di parcheggi utili per chi arriva in centro città, che saranno tolti per attuare questa impresa. Per tutto il mese di marzo l’Amministrazione Comunale ha previsto incontri con i residenti per informarli sul progetto che ha visto fin dall’inizio dubbi e proteste. Un altro binario in direzione centro sarà poi costruito su via San Felice. 

La prima linea di tram a cavalli fu inaugurata a Bologna il 2 ottobre 1880 e collegava Piazza Vittorio Emanuele (ora Piazza Maggiore) alla stazione ferroviaria. Il quotidiano bolognese “La Patria” scrisse per l’occasione: «Stamane alle 8 si è inaugurato il servizio del tramway sulla linea dalla Ferrovia alla Piazza del Nettuno.

La chiusa di Casalecchio in una stampa del ‘600, da “Grande libro dei canali di Bologna” di Tiziano Costa

Il numero dei curiosi che stavano in attesa di questa inaugurazione era straordinario: attorno specialmente a quelle famose curve dove il carrozzone pareva non volesse girare, e dietro alle quali si è lavorato tanti giorni, era agglomerata una quantità di gente. L’inaugurazione è riuscita benissimo, il tramway non escì dalle rotaie: le difficoltà delle curve furono superate felicemente, la folla ha perfino applaudito. Il servizio del tramway aveva stamane le proporzioni di un piccolo avvenimento. I carrozzoni erano stipati, e se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, i tramways a Bologna sembrano destinati a un gran successo».

Furono poi costruite altre linee in città e lungo i viali di circonvallazione ad opera della società “Belga” (nuovo nome della Società Anonima dei Tramways e delle Ferrovie Economiche di Roma, Milano e Bologna- STFE) che nel 1899 fu rilevata da un’altra società anonima: Les Tramwais de Boulogne, con sede a Bruxelles. Questa prese contatto con il sindaco di Bologna Alberto Dall’Olio per elettrificare le linee tranviarie esistenti. 
La prima corsa del tram elettrico avvenne il 19 dicembre 1903 sulle linee di via d’Azeglio (fino alla Palazzina), di via Castiglione (fino ai Giardini Margherita) e di via Saragozza (fino all’omonima porta). Poi tutte le linee furono trasformate ed altre ne furono aggiunte.

Seguirono i tumulti del primo dopoguerra, l’avvento del fascismo con la municipalizzazione del servizio tranviario e la nascita dell’ATM.

Canale di Reno, La Grada, dove il Canale di Reno entra a Bologna, dal “Grande libro dei canali di Bologna” di Tiziano Costa

La Grada, dove il Canale di Reno entra a Bologna, dal “Grande libro dei canali di Bologna” di Tiziano Costa

Nel secondo dopoguerra le linee erano state quasi completamente distrutte dai bombardamenti e, per rimetterle in sesto, occorreva affrontare enormi spese per cui si cominciò a sostituire il tram con il trasporto a gomme e il 3 novembre 1963 l’ultima linea tranviaria rimasta, quella di San Ruffillo, fu soppressa. Quel mattino una cerimonia in piazza Minghetti, alla presenza del sindaco Giuseppe Dozza, salutò quell’ultima corsa.

Scoperchiare il Canale di Reno e attivare una linea tranviaria hanno varie motivazioni: diminuire l’inquinamento, creare un’area verde per offrire alla comunità occasioni di svago e di incontri e valorizzazione della storia di quel canale, che nei secoli ha creato prosperità e ricchezza.

Il Canale di Reno fu ricoperto nel 1956/57 per ragioni igieniche e a causa dei danni causati dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Non era più utile per rifornire di energia idraulica gli opifici e i mulini bolognesi, non più in funzione, e i restauri sarebbero costati troppo.

Dalla Chiusa di Casalecchio, il canale ancora oggi entra in città alla Grada, sui viali di circonvallazione tra le porte S. Isaia e San Felice. Nel 2010 la Chiusa ha ottenuto il riconoscimento UNESCO come “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”.

Lavandaie sul Canale di Reno nei primi del Novecento, da “BOLOGNA-La città delle acque e della seta” di Marco Poli

Il canale dalla Grada percorre la via omonima, dove esisteva un lavatoio per le lavandaie; quindi, entra in via Riva di Reno, prosegue verso est e all’altezza di via Marconi si divide in due rami: il Cavaticcio e il Canale delle Moline.

 Il Cavaticcio prosegue a ovest fino alle mura dove venne costruito il Porto, detto del Navile. L’altro ramo dà origine al Canale delle Moline che piega verso nord poi, dopo aver ricevuto le acque del Canale di Savena, si ricongiunge con il Cavaticcio alla Bova. Qui ha inizio il Canale Navile, ora visibile fino a Baricella ma che era navigabile fino all’Adriatico. Nel tratto delle Moline sorgevano i filatoi per la lavorazione della seta: fili ritorti e veli che venivano esportati in tutta Europa e che fecero di Bologna una ricca città. Questi canali derivati dai fiumi Reno e Savena attraversavano la città fin dal Medioevo e ne hanno fatto la fortuna economica e culturale, tanto che oggi si parla di Bologna come la piccola Venezia.

Sarebbe una buona iniziativa dell’Amministrazione Comunale affiggere dei cartelli accanto al Canale di Reno riaperto per fare rivivere la storia di quel canale e del tram a Bologna.