La sorpresa Tajani

Antonio Tajani non si ritiene un fuoriclasse della politica. Al congresso di Forza Italia a Roma confessa riferendosi a Silvio Berlusconi: «Maradona non c’è più» ed è molto difficile «rimpiazzare Maradona».

Antonio Tajani, L'assemblea dei delegati al congresso di Forza Italia

L’assemblea dei delegati al congresso di Forza Italia

Però è rincuorato. Dai delegati al Palazzo dei congressi di Roma riceve una valanga di applausi. È eletto segretario di Forza Italia per acclamazione (sulla scia della consuetudine plebiscitaria tracciata da Berlusconi) e vede con conforto una folla di persone arrivata da tutte le regioni (anche in questo caso secondo la tradizione inaugurata dal Cavaliere).

Non era per niente scontato. La successione alla guida del partito inventato, fondato e diretto per 30 anni dall’ex presidente del Consiglio e federatore del centro-destra è una sfida temeraria. In molti prevedevano l’immediato sgretolamento di Forza Italia perché “partito del leader” senza più il leader. Perché “partito azienda” senza più il proprietario dell’azienda Mediaset e del gruppo Fininvest. Perché “partito padronale” senza più il padrone.

Antonio Tajani, Antonio Tajani

Antonio Tajani

Molti davano per finiti Tajani e Forza Italia. La fuga dal partito fu quasi frenetica a giugno, dopo la morte di Silvio Berlusconi. Dirigenti e quadri alzarono subito le vele per altri lidi: verso Fratelli d’Italia ma soprattutto verso la Lega con l’obiettivo di una ricollocazione e di una ricandidatura. Ognuno con un obiettivo diverso: il Parlamento europeo, la Camera, il Senato, la presidenza di una regione, la guida come sindaco di un grande o piccolo centro.

Invece lo sfaldamento non c’è stato. Anzi. Molti esponenti di Forza Italia, pentiti dell’addio, sono rientrati nel partito. I sondaggi elettorali danno gli azzurri in crescita, vicini all’8% dei voti, quota attorno alla quale veleggia la Lega. Qualcuno addirittura pronostica un “sorpasso” sullo scoppiettante sovranista Salvini. Nelle elezioni regionali sarde il “sorpasso” è già realtà: il Carroccio ottiene appena il 3,7% dei voti, circa la metà dei consensi degli azzurri.

Antonio Tajani si erge ad anti Salvini che si spinge sempre più a destra. Il segretario di Forza Italia non fa uscite clamorose, quasi non si sente sui giornali. Continua a predicare “moderazione” mentre Fratelli d’Italia e Carroccio giustificano le manganellate della polizia agli studenti che manifestano pacificamente a Firenze e Pisa pro Palestina. Il ministro delle Infrastrutture arriva a dire: chi mette le mani addosso a un poliziotto «è un delinquente». Ma a Firenze e a Pisa nessuno ha attaccato gli agenti, mentre sugli studenti sono piovute violente manganellate.

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Il successore di Berlusconi è attento ai ceti produttivi e ai pensionati, dà pieno sostegno a una linea europeista in forte sintonia con i popolari tedeschi. Predica una politica centrista contrapposta al populismo di destra imperante nel governo Meloni. La contrapposizione, da vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, è in particolare con il collega Matteo Salvini, altro vice di Giorgia Meloni e ministro delle Infrastrutture. Il segretario della Lega ha sempre nel cuore il sovranismo. Non cita Putin per la morte dell’oppositore Navalny, invece il neo timoniere di Forza Italia incolpa il presidente russo perché se non è stato ucciso le stesse durissime condizioni di detenzione in Siberia possono aver causato il decesso.

Antonio Tajani punta a conquistare il 10% dei voti nelle elezioni europee del prossimo giugno. Scommette su una politica centrista, liberale, cattolica perché «tra Meloni e Schlein c’è un grande spazio che possiamo occupare».

Antonio Tajani e Silvio Berlusconi

Propone accordi e intese anche con liste civiche «per costruire una casa più grande» ma «non saremo un albergo o un taxi da usare per scendere altrove». Tajani non osa paragonare le sue capacità a quelle di Berlusconi ma precisa: «Rispetto a Silvio sono più cattivo».

Un punto interrogativo c’è sulla famiglia Berlusconi. Un discendente del Cavaliere scenderà in politica? Niente è escluso. Paolo Berlusconi, fratello dell’ex presidente di Forza Italia, va al congresso e risponde: «Ce lo dirà il futuro». Nessun altro esponente della famiglia si fa vedere al congresso. Il sostegno al partito resta, come precisa lo stesso Tajani, però ogni possibilità resta aperta per il futuro. Per ora i figli di Berlusconi continuano a fare gli imprenditori. Uno spartiacque importante sarà il risultato di Forza Italia nelle elezioni europee. Piersilvio, Marina e Luigi, tre dei figli di Silvio Berlusconi, potrebbero forse seguire l’esempio del padre: impegnarsi in politica.