Lo slalom mortale
di Meloni tra Pozzolo,
Lollobrigida, Sangiuliano

Pozzolo, Lollobrigida, Sangiuliano. Tre nomi in particolare causano la febbre alta al governo Meloni. Emanuele Pozzolo si porta una pistola carica alla festa di Capodanno tenuta dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

Pozzolo, Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Dalla pistola del deputato di Fratelli d’Italia parte accidentalmente un colpo che ferisce lievemente un presente. Non si sa chi abbia sparato. La magistratura indaga su chi abbia premuto il grilletto. Pozzolo, sospettato, ripete di essere innocente. L’inchiesta giudiziaria accerterà le responsabilità ma certamente non si va a una festa armati. Giorgia Meloni sanziona il comportamento del deputato che viene sospeso dall’appartenenza al gruppo di Fratelli d’Italia.

Francesco Lollobrigida prende il treno dell’alta velocità Freccia Rossa a Roma Termini. Il convoglio è in forte ritardo ma il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha fretta di arrivare a Napoli. Chiede e ottiene una fermata straordinaria del treno a Ciampino, alle porte di Roma. Scende dal vagone ferroviario, sale su un’auto blu e va a Caivano, vicino a Napoli, dove è atteso per un impegno istituzionale. Lollobrigida, ministro e cognato della presidente del Consiglio, dice: hanno potuto scendere tutti a Ciampino, la fermata non c’è stata «solo per me come qualcuno ha riportato». Certo tutti hanno potuto scendere ma un comune passeggero difficilmente potrebbe ottenere la fermata a richiesta. Quando c’è un ritardo, anche forte capita a tutti di innervosirsi soprattutto in presenza di un impegno urgente di lavoro o personale. Ma tutti alla fine prendono con pazienza il ritardo imprevisto. Un guasto può sempre capitare e le regole vanno rispettate. Un ministro, in questo caso dell’Agricoltura collezionista di gaffes, non può fare eccezione. Anzi, deve dare l’esempio per la sua funzione pubblica. Così non è stato.

Francesco Lollobrigida

Gennaro Sangiuliano va alla serata finale del Premio Strega 2023. Il ministro della Cultura, altro collezionista di gaffes, con la conduttrice Geppi Cucciari si lascia sfuggire una singolare ammissione: non ha letto nessuno dei libri finalisti eppure ha votato. Strano. Una regola fondamentale è di sapere per cosa e per chi si vota. I ministri non sono esenti.

Il governo di destra-centro in 15 mesi di vita ha dovuto affrontare problemi internazionali e interni gravissimi: guerre, caro energia, alta inflazione. Ma ha dovuto affrontare anche pesanti scivoloni di ministri e parlamentari della maggioranza. I duri di destra da mesi alzano la voce. Sono gravi errori e degli autogol. Fanno più danni all’esecutivo Meloni gli scivoloni all’interno di Fratelli d’Italia e della maggioranza che le critiche dei sindacati e delle opposizioni.

Ogni tanto riemergono nostalgie fasciste. Centinaia di ragazzi di estrema destra ad Acca Larentia a Roma commemorano col braccio teso del saluto fascista l’assassinio di tre giovani missini colpiti in un agguato nel 1978. Giorgia Meloni, impegnata nella costruzione di una destra democratica, non commenta. Altre volte invece ha duramente criticato l’emergere di nostalgie del Ventennio. Nella Giornata della Memoria, il 27 gennaio, ricorda l’Olocausto degli ebrei condannando di nuovo il «disegno criminale nazifascista e la vergogna delle leggi razziali del 1938». È costretta a un pericoloso slalom per sopravvivere.