Sardegna alle urne,
i partiti litigano
e i giovani fuggono

Primo appuntamento elettorale del nuovo anno, le elezioni regionali sarde  dovrebbero svolgersi il 3 o il 10 marzo 2024, che poi è l’ultima finestra possibile. La data verrà fissata a breve, ma, giorno più, giorno meno, siamo a circa tre mesi dall’apertura delle urne. E il centrodestra non ha ancora scelto il suo candidato governatore. Con Salvini che spinge per confermare l’uscente Christian Solinas, mentre Giorgia Meloni vuole sostituirlo con un rappresentante di Fratelli d’Italia come l’attuale sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.

elezioni regionali sarde, Christian Solinas

Christian Solinas

In ogni modo, convinto che il tempo stia giocando a suo favore, Solinas è già partito con una sua campagna elettorale molto aggressiva. Liquidando, con uno sprezzante “più rumorosi che numerosi”, i detrattori interni, quelli che nel centrodestra sardo sottolineano il modesto bilancio dell’attuale presidenza regionale e si oppongono alla sua riconferma. Intanto, quasi per far dimenticare gli oltre tre miliardi di fondi pubblici non spesi nell’arco della legislatura, come ultimo atto della sua amministrazione Solinas ha appena fatto approvare una maxi variazione del bilancio della Ragione Sardegna. Un miliardo di euro: “La maggiore di sempre”. Dulcis in fundo, il via libera al nuovo stadio di calcio intitolato a Gigi Riva, con il finanziamento di 50 milioni di euro al Comune di Cagliari per la realizzazione del nuovo impianto sportivo.

Il simbolo della Regione Sardegna

Campagna elettorale e propaganda a parte, Solinas, che è anche segretario di quello che resta del Partito Sardo d’Azione ed è legato a doppio filo a Matteo Salvini, sa perfettamente che il suo destino non dipende dal centrodestra sardo. Infatti la sua candidatura verrà giocata a Roma, quando Meloni, Salvini e Tajani si siederanno al tavolo da poker mettendo sul piatto le candidature ai vertici di tutte e cinque le regioni chiamate al voto nel 2024: Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Umbria e Piemonte.

Con Salvini e Tajani che, al grido di “squadra che vince non si cambia”, punteranno alla ricandidatura dei governatori uscenti. Mentre Giorgia Meloni si opporrà, partendo dal fatto che dal 2019 ad oggi il quadro politico è radicalmente cambiato: oggi Fratelli d’Italia è il primo partito italiano mentre Lega e Forza Italia arrancano. Stando così le cose, dal punto di vista della premier non è accettabile lasciare a Fdl una sola regione, l’Abruzzo, per confermare i due candidati governatori di Forza Italia (Piemonte e Basilicata) e i due della Lega (Umbria e Sardegna).

I giovani in cerca di un futuro

Se in attesa della partita romana il centrodestra non ha ancora un candidato alla guida della Sardegna, il centrosinistra ne ha due: l’ex governatore dem Renato Soru, che ha deciso di fare tutto da solo, e Alessandra Todde, deputata Cinquestelle, che è sostenuta dal Campo largo, l’accoppiata M5S-Pd. Chiaramente, presentandosi comunque diviso (questa volta da Soru) il centrosinistra sardo va quasi certamente verso un’altra sconfitta. Da qui gli appelli all’unità e i tentativi di far rientrare la candidatura Soru.

Intanto, mentre nei partiti si litiga senza ritegno per accaparrarsi le poltrone in palio alle prossime regionali, la Sardegna si svuota. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, in cinque anni l’isola ha perduto 73 mila abitanti. A preoccupare è soprattutto la grande fuga dei giovani. Che se vanno perché i bassi stipendi e i lavori precari offerti nell’isola non possono garantire loro un futuro dignitoso.