Sardegna inerte,
rissa sull’”untore”

Stagione turistica finita in Sardegna. Gli stranieri mancano dall’inizio dell’estate e molti italiani che avevano prenotato per settembre hanno disdetto. A causa del “trambusto mediatico” sui contagi in Costa Smeralda, accusano in coro uomini politici, operatori turistici e molti cittadini comuni. Tutti a puntare il dito sui vacanzieri arrivati ad agosto dal “Continente”, contagiando un’Isola fino a quel momento “immune” dal Covid.Stagione turistica, Corsivo

Vero o falso, sta di fatto che la Sardegna era e resta indifesa di fronte alla pandemia. Niente tamponi in porti e aeroporti e nessun controllo né in entrata, né in uscita. E così, mentre molte Regioni si sono organizzate e hanno adottato misure di contenimento, l’Isola è rimasta esposta all’infezione.

Negli scali ci sono i termoscanner, ma si tratta di una misura imposta da un decreto nazionale, poi più nulla. Test e tamponi non se ne fanno. A chi arriva da fuori viene chiesta solo la registrazione sul sito della Regione con la compilazione di un questionario sullo stato di salute e i possibili contatti. Chi non ha effettuato la registrazione sul sito, deve compilare un modulo cartaceo che viene consegnato all’imbarco. Salvo scoprire all’arrivo che spesso non c’è nessuno a ritirare l’autocertificazione firmata.

Con buona pace della polemica del Governatore Solinas che, alla vigilia dell’estate, voleva imporre un non meglio identificato «passaporto sanitario» a tutti quelli che venivano da fuori. Naturalmente non se ne è fatto nulla. Poi è arrivato Ferragosto e sono esplosi i contagi al Billionaire che sono finiti sulle prime pagine e nei titoli di testa di tutti i telegiornali. E allora ecco la rissa sugli“untori”  venuti da Roma e dal Nord Italia.

Ma i fatti raccontano anche un’altra storia. Quella di un’Isola dove non si fanno controlli. E all’infettivologo sardo che dice: «Dovremmo fare quanti più tamponi possibile, utilizzando quelli rapidi nei porti e negli aeroporti…», l’assessore regionale alla Sanità risponde con un semplice «ci stiamo ragionando».