“Governo amico” di Renzi

Accuse a ripetizione da pre crisi verso il “governo amico”. A ottobre subito dopo il varo del Conte due, a febbraio prima dello scoppio in Italia del Coronavirus e ad aprile con i contagi in discesa. Accuse di «populismo» ai cinquestelle, accuse di subalternità a Nicola Zingaretti verso il «populismo» dei grillini, accuse a Giuseppe Conte di immobilismo e di velleità dei «pieni poteri» come quelli reclamati con scarso successo da Matteo Salvini. Governo amico, Corsivo

Matteo Renzi, dall’interno della maggioranza, ha attaccato tutti e tutto. Ma, alla fine, niente crisi di governo anche questa volta. La “tenaglia” Renzi-Salvini contro l’esecutivo giallo-rosso alla fine non è scattata. Renzi il 20 maggio ha votato al Senato contro le due mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede. I voti pro Bonafede dei 17 senatori renziani sono stati decisivi per salvare il Conte due, per respingere sia la mozione di sfiducia del centro-destra sia quella di +Europa.

Renzi ha rinnovato la fiducia, sia pure con riserva, perché «ci sono stati segnali importanti» da parte di Giuseppe Conte. Il leader di Italia Viva nella sostanza ha dato ragione alle critiche del centro-destra e di +Europa al ministro cinquestelle della Giustizia (hanno posto «temi veri»), tuttavia non ha votato le mozioni di sfiducia personale perché «Conte ha detto che si sarebbe dimesso».

Ai primi di febbraio fu sfiorata la rottura. Conte sbottò: «È surreale e paradossale» che «il maggior partito di opposizione sia nella maggioranza». Poi il presidente del Consiglio smorzò gli attacchi: da Renzi nessun «ultimatum». Alcide De Gasperi nel dicembre 1953 su ‘La Discussione’ prese le distanze dall’esecutivo Pella definendolo un «governo amico»: poco dopo il ministero cadde. Invece il “governo amico” di Renzi, il Conte due, è ancora in piedi.

La crisi di governo e le probabili elezioni politiche anticipate fanno paura. Una spiegazione viene dai sondaggi elettorali: Italia Viva avrebbe poco più del 2% dei voti.