Sono sempre in agguato autoclaque e autogol. Nessun aumento dell’Iva: “Fatto”. Aumento delle pensioni minime: “Fatto”. Reddito di cittadinanza: “Fatto”. Quota 100 per anticipare il pensionamento: “Fatto”. Taglio delle pensioni d’oro: “Fatto”. Luigi Di Maio il 20 dicembre ha pubblicato su Facebook tanti, tantissimi martellanti “Fatto”, decantando i molti popolari provvedimenti decisi dal governo giallo-verde con la legge di Bilancio 2019.
Autoclaque e autogol. Certo qualcosa meno bella deve aver dimenticato, come i tagli progressivi degli adeguamenti all’inflazione per tutte le pensioni sopra i 1.522 euro lordi e l’aumento della pressione fiscale. La manovra economica, approvata definitivamente il 30 dicembre dalla Camera in terza lettura con un nuovo voto di fiducia, è stata duramente contestata: si è sfiorata più volte la rissa, sono volati gli insulti. Le opposizioni hanno accusato la maggioranza di non aver potuto votare nemmeno un emendamento per la fretta del tandem penta-leghista di varare la legge di Bilancio entro dicembre ed evitare l’esercizio provvisorio. Il Pd ha contestato “la manovra illegittima” per incostituzionalità perché il Parlamento è “umiliato”. I deputati di Forza Italia hanno indossato delle pettorine azzurre con le scritte: «Giù le mani dal non profit» e «Basta tasse». Sul blog del M5S è comparsa una replica infuocata poi rimossa: «Siamo sotto attacco», questo è «vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico».
Autoclaque e autogol. Di Maio il 27 dicembre ha ammesso un errore non da poco: l’esecutivo M5S-Lega ha abolito lo sconto del 50% sulle tasse pagate dalle associazioni del volontariato. Così il capo politico cinquestelle, vice presidente del Consiglio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha annunciato una brusca marcia indietro anche se non realizzabile immediatamente: la norma sulla tassazione dell’Ires per gli enti non profit adesso non può essere cambiata nella manovra economica perché si rischia «l’esercizio provvisorio», ma si interverrà «nel primo provvedimento utile». Di Maio, di fatto, ha chiesto scusa: «Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli».
Hanno pesato le forti critiche dei vescovi italiani, delle associazioni religiose e laiche del volontariato, impegnate nell’assistenza e nella solidarietà sociale. Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi ha accusato: «Il raddoppio dell’aliquota Ires colpisce al cuore il popolo del Poverello». Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, è stato durissimo: «Si cerca di distruggere il bene, si cerca di destabilizzare chi vuol essere strumento di bontà, si cerca di tagliare la possibilità di fare di più».
Autoclaque e autogol. Anche Matteo Salvini, dopo aver esaltato i contenuti della “manovra del popolo”, ha annunciato il dietrofront sulla questione tasse al volontariato. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio, ministro dell’Interno, ha messo da parte i consueti toni perentori: «Dopo aver incontrato e ascoltato tanti presidenti ed associazioni, garantisco l’impegno del governo ad intervenire per aiutare le tante associazioni di volontariato che utilizzano solo a scopi sociali i loro fondi, ci sarà invece massimo rigore con i ‘furbetti’ che fanno altro».
La soluzione al pasticcio arriverebbe a gennaio: un decreto legge dovrebbe ripristinare lo sconto sulla tassa per gli enti del non profit. Benissimo, ma Di Maio e Salvini non potevano pensarci prima? La manovra economica è la più importante legge con la quale deve fare i conti un governo. Nei comizi e nei teatri delle volte si portavano (e si portano) delle claque, dei gruppi di persone per applaudire o per fischiare. Di Maio e Salvini hanno fatto tutto da soli: prima hanno applaudito e poi fischiato. Prima c’è stata l’autoclaque e poi l’autogol.