La monnezza di Roma
allarma Di Maio

Negare, negare, negare. Sui rifiuti della capitale che – in piena campagna elettorale – minacciano di sommergerlo, Luigi Di Maio ha elaborato una strategia comunicativa di fake news in tre punti. Primo, negare le responsabilità della sindaca Raggi (sua protetta) in questa ennesima emergenza. Secondo, sostenere che se Roma ha la “monnezza” alla gola è tutta colpa del Pd. Terzo, assicurare che la giunta pentastellata capitolina sta facendo “un grande lavoro” per risolvere il problema.

Monnezza di Roma, rifiuti

Rifiuti a Roma

Il candidato premier di Cinquestelle ha scelto il salotto televisivo di Bruno Vespa. Compito come sempre, e con la solita grisaglia d’ordinanza, ha approfittato di Porta a Porta anche per smarcarsi dal referendum per uscire dall’euro: «Questo non è il momento». Sul pattume romano si è invece lanciato in un esercizio verbale degno d’un trapezista. Eccolo: «È sempre successo che in un periodo di picco come le ferie, Roma mandasse i rifiuti in altre regioni…» Adesso le polemiche sull’esportazione dei rifiuti negli impianti emiliani ed abruzzesi nascono dal fatto che il 4 marzo si vota e i governatori di Lazio, Emilia e Abruzzo appartengono tutti e tre allo stesso partito. Conclusione: «Dico al Pd: smettetela di fare campagna elettorale sulle spalle dei romani…». Fine dello spot. Quella del giovane Di Maio resta comunque una tesi ardita. Difficile attribuire a un partito (quello Democratico), che in Campidoglio siede da quasi due anni sui banchi dell’opposizione, tutta la responsabilità dell’attuale scempio rifiuti. Ed è ancora più difficile assolvere Virginia Raggi, che da quasi due anni è sindaca di Roma.

Luigi Di Maio

Ammettiamo che i governatori dell’Emilia e dell’Abruzzo, prima del soccorso offerto da Acilia, abbiano avuto tutto l’interesse a lasciare la monnezza  della capitale per strada. Ammettiamo che il presidente del Lazio Zingaretti, in vista del 4 marzo, quando si giocherà il secondo mandato contro la Cinquestelle Roberta Lombardi, si sia messo a remare contro il Campidoglio. Resta però un fatto inequivocabile. I cassonetti sporchi, sbrindellati e stracolmi, i sacchetti di plastica sui marciapiedi e per strada, la raccolta differenziata che non funziona, stanno lì a testimoniare l’incapacità dell’Ama e dell’amministrazione guidata da giugno 2016 da Virginia Raggi. Per di più con la maggioranza assoluta in Consiglio comunale.

Anche Pinuccia Montanari, attuale assessore capitolino all’Ambiente, intervistata mercoledì 10 gennaio dal Corriere della Sera scarica ogni responsabilità su Zingaretti. «Abbiamo ereditato una situazione difficile… La Regione Lazio, in base a una sentenza del 2016, quando non eravamo ancora al governo della Capitale, avrebbe dovuto aggiornare il Piano rifiuti». Vero. Ma dal carteggio fatto filtrare dalla Pisana salta fuori anche un’altra verità. L’indecisione del Campidoglio, che più volte sollecitato o non ha risposto oppure ha preso tempo senza indicare i siti per il trattamento dei rifiuti senza i quali l’emergenza non può essere e risolta. Con buona pace di Di Maio, secondo cui il tour della “monnezza” romana è cosa normale. E se c’è stata una responsabilità nell’esplosione dell’emergenza natalizia va attribuita ad alcuni presidenti di regioni a guida Pd che si sono messi di traverso per fare campagna elettorale “sulla pelle dei romani”.

Il Campidoglio

Comunque sia, fake news per fake news, l’assessore Montanari ha fatto anche meglio del suo candidato premier. Sempre nell’intervista al Corriere è arrivata a negare l’emergenza: «Subito dopo Natale abbiamo monitorato 60 mila cassonetti… Solo nel 2% dei casi abbiamo riscontrato problemi. Un dato in linea con la media di altre città…». Bene. Visto che Pinuccia Montanari in questo momento non è candidata a niente e, a differenza di Luigi Di Maio, il 4 marzo prossimo non si gioca la partita della vita, forse avrebbe fatto bene a tacere. Per pudore.