Giornata nera per il M5S e il Pd romani e del Lazio. Sulla testa dei due maggiori partiti della capitale ieri sono piovute due pesanti mazzate giudiziarie. Il Pd è sotto accusa per le spese pazze nel gruppo del consiglio regionale del Lazio nella precedente legislatura. Virginia Raggi è sul banco degli imputati, invece, per le nomine al comune di Roma.
La sindaca grillina andrà sotto processo ma è caduta una parte delle accuse. La procura della Repubblica di Roma ieri ha chiesto il rinvio a giudizio della Raggi per l’accusa di falso nell’inchiesta sulle nomine al Campidoglio. Invece i pubblici ministeri hanno sollecitato l’archiviazione per il reato di abuso di ufficio.
Il falso contestato alla Raggi riguarda la nomina di Renato Marra alla direzione del Turismo del Campidoglio. Renato Marra è il fratello di Raffaele, ex braccio destro della sindaca, ex capo del personale del comune di Roma arrestato lo scorso dicembre con l’accusa di corruzione. La Raggi, secondo i magistrati, mentì all’Anticorruzione del comune di Roma sul caso di Renato Marra promosso da ufficiale dei vigili urbani a capo del dipartimento del Turismo con un aumento di stipendio di 20 mila euro.
La sindaca cerca di smorzare il colpo scrivendo su Facebook: «Apprendo con soddisfazione che, dopo mesi di fango mediatico su di me e sul MoVimento 5 Stelle, la Procura di Roma ha deciso di far cadere le accuse di abuso di ufficio». Si dice fiduciosa che cadrà anche l’altra imputazione: «Per mesi i media mi hanno fatta passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull’accusa di falso ideologico. Abbiamo sempre avuto grande fiducia nella magistratura e continueremo ad averne».
Mazzate giudiziarie non solo per la sindaca. Da piazzale Clodio parte anche un pesante colpo verso il Pd di Roma e del Lazio. Il gup del tribunale della capitale ha rinviato a giudizio 16 ex consiglieri regionali democratici della scorsa legislatura accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, truffa e peculato. L’inchiesta riguarda la gestione dei fondi dei gruppi consiliari. Sono imputati tra gli altri l’ex presidente del gruppo Pd nella regione Lazio Esterino Montino, ora sindaco di Fiumicino, e l’ex tesoriere Mario Perilli.
Gli accusati respingono gli addebiti. L’avvocata Maria Alicia Mejia Fritsch, difensore di Perilli, ha sottolineato: «Siamo certi che il giudice del dibattimento riconoscerà la legittimità dei singoli consiglieri oggi rinviati a giudizio». Fiducioso di un proscioglimento è anche l’avvocato Antonio Andreozzi, difensore di Montino: «Si tratta di un’interpretazione di una normativa regionale interna di contributi ai gruppi consiliari della regione Lazio. A dibattimento lo spiegheremo».
Entrambe le mazzate giudiziarie costituiscono due pesantissimi macigni sulle spalle di Beppe Grillo e di Matteo Renzi. I leader del M5S e del Pd dovranno riflettere su come dare una risposta politica.