La Torre Garisenda
da mille anni a Bologna,
da 700 pende sempre più

La Torre Garisenda e la Torre degli Asinelli sono due antichi e grandi simboli di Bologna. La Garisenda, la più piccola delle due torri, pende sempre di più: rischia di crollare. Dalla fine del 2023 sono scattati l’allarme e la mobilitazione per  realizzare i lavori di consolidamento e salvare la Garisenda. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

Torre Garisenda, La Torre Garisenda a sinistra e la Torre degli Asinelli a destra

La Torre Garisenda a sinistra e la Torre degli Asinelli a destra

Dal novembre 2023 la Torre Garisenda, una delle Due Torri simbolo di Bologna, è all’attenzione dei suoi cittadini perché a rischio crollo, secondo quanto rilevato dal comitato tecnico presieduto da Manuela Faustini, la dirigente dei Lavori Pubblici del Comune.

L’architetto Amedeo Bellini ha confermato la situazione di grave pericolo e ha consigliato l’immediata costruzione di una grande paratia metallica a protezione dell’area e oggi i lavori sono già iniziati. È soprattutto la base di selenite a preoccupare perché ci sono blocchi degradati e anche spanciamento di blocchi sul fronte est.

La selenite è una varietà di gesso cristallino presente sulle colline bolognesi che venne usata per costruire le mura a difesa della Bononia romana minacciata dai barbari. Dopo la distruzione di questa cinta muraria, i blocchi di selenite furono utilizzati come base per la costruzione delle Torri, delle case-torri e dei Torresotti, le porte di accesso alla città lungo le prime mura medioevali.

La costruzione di una torre era assai dispendiosa anche se vi venivano impiegati, come manodopera, i servi della gleba. I lavori potevano durare una decina di anni. Si iniziava con uno scavo quadrato di circa 15 metri per lato e profondo tra i cinque e i dieci metri, poi le fondamenta erano consolidate da pali di ontano e rovere, detti agucchie (da cui il nome della famiglia Agucchi), piantati nel terreno e ricoperti di sassi e calce. Sulla base di selenite veniva costruita una muratura secondo la tecnica della muratura a sacco, già conosciuta dai Romani.

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Si innalzavano, cioè, due muri paralleli di mattoni, un muro esterno ed uno interno più sottile, collegati tra loro da dei muretti, che formavano cassoni in cui venivano posti sassi, pietre e malta. Man mano che si innalzava la costruzione, i muri diventavano più sottili e la torre si restringeva verso l’alto, attraverso vari livelli di rastrematura, per garantirne la solidità.

La Garisenda fu edificata alla fine del secolo XI per controllare l’esterno delle mura cittadine e prese il nome dai suoi proprietari, Filippo e Oddo Garisendi. Alta 60 metri, si inclinò per un improvviso cedimento delle fondamenta, sprofondate sotto il peso di selenite, mattoni, malta, legno e altri materiali. Il Comune decise di abbattere la Torre per ragioni di sicurezza ma non trovò le tremila lire, richieste dai Garisendi per cedere la loro proprietà, così la Garisenda si salvò. Due secoli più tardi fu però abbassata di 12 metri e da allora fu detta “la mozza”.

Nel XIV secolo fu acquistata dalla Corporazione dei Drapperi, che avevano la loro sede nel Palazzo degli Strazzaroli, e il loro mercato proprio di fronte alla torre. Furono lì costruiti altri edifici a servizio dei venditori e anche una piccola chiesa, dedicata a Santa Maria delle Grazie, poi abbattuta nel 1871. Fu poi eretta una passerella di legno per collegare le Due Torri, voluta da Giovanni Bentivoglio, padrone della città dopo la caduta dei Bentivoglio. Doveva servire per controllare il Mercato di Mezzo che si estendeva per Via Rizzoli ma fu distrutta da un incendio nel 1398.

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