Auto, aspettando Pechino

Forse arriverà un costruttore d’auto cinese a Torino. Girano dei nomi: Nio, Xpeng, Zeekr. Sempre più voci invocano l’approdo di una casa automobilistica cinese a Grugliasco o a Mirafiori.

Nio, Robot in attività nello stabilimento Stellantis di Mirafiori

Robot in attività nello stabilimento Stellantis di Mirafiori

Da Torino i sindacati dei metalmeccanici sono i primi a rompere il tabù del costruttore unico di macchine in Italia: Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm a dicembre lanciano l’ipotesi d’invitare una casa della Repubblica popolare cinese a fabbricare auto visto il disimpegno di Stellantis.

Il governo italiano si muove subito dopo. Adolfo Urso parla di un possibile secondo costruttore di autovetture nella Penisola: «Stiamo lavorando alla presenza di un altro produttore». Potrebbe essere una casa cinese o una americana come la Tesla. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy chiede invano da tempo a Stellantis di aumentare la produzione nazionale a un milione di auto l’anno.

Carlos Tavares invece addirittura non esclude la possibilità di tagliare l’attività a Pomigliano e soprattutto a Mirafiori, stabilimento culla della Fiat. L’anno scorso è già stato smantellato e ora messo in vendita Grugliasco, ex Maserati voluto da Sergio Marchionne per costruire un polo del lusso.

Operai in sciopero davanti a Mirafiori

La situazione è pesantissima a Mirafiori: dal 12 febbraio al 31 marzo sono partiti altri due mesi di cassa integrazione; nell’impianto praticamente resta un solo modello, la Fiat 500 elettrica che non gode di buona salute (l’obiettivo di 100.000 vetture è svanito e nel 2024 dalle linee uscirebbero 50.000 unità). La paura della chiusura è forte, sono scattati degli scioperi spontanei.

Gli investimenti previsti in Italia da Stellantis sono giunti a ritmi molto ridotti così come i nuovi modelli, di qui il forte calo dell’occupazione. Invece gli investimenti del gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot-Citroen in nuove auto non sono mancati in Francia, in Europa, in Africa settentrionale, in America del Nord e del Sud. Gli utili sono saliti alle stelle, hanno fatto felici la proprietà: ben 23 miliardi di euro dalla fondazione della nuova società nel 2021 sotto forma di dividendi e di riacquisti azionari. Hanno reso felice soprattutto la famiglia Agnelli-Elkann, principale azionista della multinazionale italo-franco-americana tramite Exor, che ha incassato i maggiori proventi.

Carlos Tavares

Tavares di tanto in tanto cerca di rassicurare i sindacati e il governo Meloni in attesa dei nuovi incentivi pubblici in favore delle autovetture elettriche, tuttavia i nuovi modelli Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Maserati o si vedono poco o sono dirottati su stabilimenti all’estero.

La situazione è sempre più difficile per le fabbriche italiane così l’appello a corteggiare i costruttori cinesi si allarga, viene anche dagli imprenditori italiani. Federico Visentin, proprietario del gruppo Mevis, imprenditore della componentistica e presidente della Federmeccanica, si rammarica perché la cinese Byd, con oltre 30 impianti in tutto il mondo, abbia deciso di produrre macchine elettriche anche in Europa ma in Ungheria e non in Italia. Visentin è dispiaciuto perché «abbiamo perso un’occasione importante». Ma non demorde. Invita a lavorare su Pechino: «Facciamo venire i cinesi a costruire in Italia, è un momento storico favorevole». Possono essere interessati Nio, Xpeng, Zeekr. L’argomentazione è semplice: queste case sono in grado di costruire utilitarie elettriche a prezzi bassi, molto competitivi. Nio, Xpeng, Zeekr possibili concorrenti. Tavares e John Elkann, presidente di Stellantis, non la prenderanno bene.