Ode all’Olivo e
al miracolo dell’olio

L’olivo e la vite sono due piante preziose. L’olio d’oliva assieme al vino è un simbolo della civiltà del Mediterraneo, in testa quella greco-romana. Fin dagli albori della civiltà l’olio fu usato con scopi gastronomici, medicinali, salutistici ed estetici. L’olivo era considerato una pianta sacra e un suo ramoscello era ed è uno dei più belli simboli della pace. Maria Luisa Berti racconta la storia dell’albero di olivo e del suo olio.

Olivo, Gli uliveti dominano le colline italiane

Gli uliveti dominano le colline italiane

Accanto al frusciare                         
del cereale, tra l’onde
di vento sull’avena,
l’ulivo
chioma d’argento,
d’austera razza,
nel suo ritorto
cuore di terra:
fragili
ulive
lucidate
dalle dita
che crearono
la colomba
e la chiocciola
marina:
verdi,
incalcolabili,
puri
peduncoli
di natura,
e lì
fra
l’assolati
uliveti,
dove
soltanto
cielo azzurro, cicale
e terra dura
esistono,

il prodigio,
la capsula
perfetta
dell’oliva
che pregna
il fogliame delle sue costellazioni:
poi
l’anfore,
il miracolo,
l’olio.

(Strofa dell’Ode all’Olio di Pablo Neruda)

L’Italia è ricca di oliveti che, oltre ad essere una ricchezza per l’economia nazionale, hanno una storia millenaria come testimoniano i grandi ulivi, sparsi nel territorio italiano.

Tronco di un ulivo vicino Taranto

La Puglia è la regione più ricca di uliveti e nella Piana degli Ulivi Millenari, in Salento, si trova l’ulivo più antico d’Italia: quello di Borgagne-Melendugno, che ha tra i 3.000 e i 4.000 anni. Un altro olivo millenario si erge in Sardegna a Santo Baltolu di Carana (provincia di Olbia), il S’Ozzastru, un olivastro di circa 3.500 anni, che ha alla base una circonferenza di 20 metri e un’altezza di circa 14 metri.

In provincia di Perugia c’è l’ulivo cavo di Villastrada. In Toscana si trovano l’Ulivo dei Trenta Zoccoli a Pian del Quercione di Massarosa (Lucca) e l’Ulivo della Strega a Magliano (Grosseto), il cui nome deriva da una leggenda: una strega avrebbe ballato attorno all’albero per i suoi riti satanici, ogni venerdì del mese. In provincia di Grosseto l’Olivone di Fibbianello, che arrivava a produrre anche 8 quintali di olive, è sopravvissuto a un incendio doloso avvenuto nel 1988.

L’olivone di Fibbianello

Un altro di questi antichi olivi si trova nell’uliveto di Casale Bertini a Canneto Sabino, vicino a Fara di Rieti, in una zona che era ricca di acque. È un olivastro (olea europaea sylvestris) di più di 1.000 anni, che ha un tronco nodoso e contorto con una circonferenza di 7 metri e con una cavità alla base che, penetrando nelle radici, ha creato una vera e propria caverna. È alto circa 15 metri e ha un diametro della chioma di circa 30 metri. Dal 1876 è di proprietà della famiglia Bertini che l’acquistò dal Monastero Benedettino di Fara. Questo olivo millenario sarebbe stato piantato, secondo la leggenda, dal re sabino Numa Pompilio, nato a Cures.

L’Ulivo più grande d’Europa a Canneto (Fara in Sabina, Rieti)

La Sabina è sempre stata ricca di olivi come testimoniato da Strabone (63 a.C. – 21 d.C.) nella sua opera “La geografia”. Per Claudio Galeno (129-216 d.C.) il suo olio era il migliore del mondo allora conosciuto.

I Sabini, insieme ad Umbri, Volsci, Sanniti e Marsi, di lingua indoeuropea, tra il X e il IX sec. a.C. sarebbero arrivati nella nostra penisola dal nord, lungo la dorsale appenninica. Essi si stanziarono a settentrione di Roma e nel reatino, in alcune zone dell’Umbria e dell’Abruzzo. Occuparono il territorio durante un Ver Sacrum, la Primavera Sacra: un rituale con cui cominciavano ondate di migrazioni di pastori.

Vivevano in villaggi che, divenuti importanti, avevano un re e un senato per poi assurgere al ruolo di città: Reate (Rieti), Amiternum, vicino all’Aquila, Nursia (Norcia), Fidenae, Cures, Nomentum (Mentana). In caso di pericolo, le delegazioni delle varie città si recavano a Cures, dove l’assemblea prendeva le decisioni e delegava tutto il potere al re di questa città.

Il leggendario ratto delle Sabine, come raccontano Tito Livio e Dionigi d’Alicarnasso, diede inizio ad una serie di lotte tra Roma e i popoli confinanti finché il re sabino Tito Tazio non fu sconfitto da Romolo con cui poi governò. Nel 290 a.C. Curio Dentato conquistò tutta la Sabina che da allora seguì la storia di Roma.

FONTI

https://www.romanoimpero.com/2018/03/piante-sacre-romane.html

http://www.anapoo.it/la-storia-delloilio/breve-storia-dellulivo-e-dellolio-in-italia/

https://www.sabinadop.it/sabina

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