Bonaccini fa l’anti Schlein

Energia Popolare, una maxi corrente dopo i tanti abbandoni nel Pd. Il primo è stato Fioroni. Ma poi in tanti hanno detto addio dopo l’elezione di Elly Schlein a segretaria: Marcucci, Borghi, Chinnici, Cottarelli, D’Amato. In molti sono emigrati in Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, l’ex segretario democratico.

Energia Popolare, Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini

Nel partito monta la contestazione verso Schlein. A Cesena ha esordito Energia Popolare, l’«area politica culturale» di Stefano Bonaccini. Il presidente del Pd e della regione Emilia Romagna nega che sia una corrente. Ma Piero Fassino e Lorenzo Guerini, collocati al suo fianco, non temono di definirla una corrente. Si tratta di un correntone. Con Bonaccini sono confluite la maggior parte delle minoranze, sia quelle di matrice Pci-Pds-Ds sia quelle di matrice Dc-Ppi-Margherita. È una situazione singolare: sia con la Schlein sia con Bonaccini ci sono uomini di sinistra e centristi cattolici.

Il dilemma è se basare la battaglia d’opposizione contro il governo Meloni sui diritti civili o sui diritti sociali. O se sulla giustizia scegliere il garantismo o il giustizialismo. Emerge un dualismo Schlein-Bonaccini. Il presidente dell’Emilia Romagna è per puntare sui diritti sociali. In particolare intende difendere il lavoro e l’occupazione. Quindi vuole il potenziamento del malconcio stato sociale: sanità e istruzione pubblica. L’ex candidato alla segreteria del partito battuto a sorpresa da Elly Schlein avverte: «Bene la battaglia dei diritti civili, ma attenti che per difendere le minoranze non perdiamo la maggioranza del Paese…guai ad abbandonare i diritti sociali». Romano Prodi la pensa come Bonaccini. L’inventore dell’Ulivo interviene all’assemblea di Energia Popolare ed invita ad attuare i diritti sociali con “un radicalismo dolce”. Loda in particolare il salario minimo.

Energia Popolare, Romano Prodi

Romano Prodi

La segretaria movimentista del Pd sarà un caso ma negli ultimi tempi ha sterzato un po’. Mentre prima parlava soprattutto dei diritti civili, della necessità di difendere le minoranze (dagli immigrati alle persone con diverso orientamento sessuale) adesso invece martella sui diritti sociali: dalla proposta d’introdurre il salario minimo alla difesa della sanità pubblica dai rischi di un pesante ridimensionamento in favore dei privati. Scende in piazza con la Cgil di Landini e con il M5S di Conte. A chi l’accusa di portare al disastro il Pd ribatte di aver risollevato il partito dal 15% al 20% dei voti, di averlo trasformato nel principale baluardo del centro-sinistra alla destra.

Rispetta «le legittime scelte di riposizionamento» della classe dirigente del partito, ma vuole cercare apporti freschi, nuovi: «Mi interessa soprattutto chi nel Pd sta arrivando». Sandro Ruotolo, un fedelissimo della giovane segretaria, chiama alla battaglia «contro i “cacicchi” (i capi corrente n.d.r,)». Sottolinea: «È in corso una guerra civile» nel partito. Il giornalista ce l’ha soprattutto con Vincenzo De Luca, l’inossidabile e votatissimo presidente della regione Campania, bellicoso accusatore di Schlein.

Maurizio Landini e Elly Schlein

Bonaccini anti Schlein. Dalla riunione di Energia Popolare emerge anche l’idea di una conferenza annuale del Pd con «un programma da far votare agli iscritti». La segretaria vuole l’unità ma nella chiarezza, ricorda che ha vinto lei il congresso. Intende «ricostruire una identità chiara, coerente». Non è semplice. Identità politica e programma sono due punti centrali di un partito. Nel Pd domina la confusione da quando Veltroni fondò il partito nel 2007, fondendo Ds e Margherita. Da allora sono convissute e convivono identità politiche molto diverse: socialiste, postcomuniste, cattoliche, radicali, liberaldemocratiche. 

Lo scolorimento dei valori cattolici ha causato l’uscita di Fioroni e di altri dirigenti. Lo scolorimento dell’anima di sinistra ha portato molti elettori ad emigrare verso i grillini o verso l’astensionismo. Molti elettori dei ceti popolari hanno perfino votato per i partiti del centro-destra permettendo prima la vittoria di Silvio Berlusconi e poi di Giorgia Meloni.

Le elezioni in Spagna danno un po’ di gioia alla sinistra iberica ma quella italiana è sempre in affanno. Per Elly Schlein sarà difficile riconquistare gli elettori perduti. La prova del nove ci sarà il prossimo giugno, quando si svolgeranno le elezioni europee.