Dalla siccità alle alluvioni in poche ore. In Italia può succedere di tutto. La scarsità di piogge da oltre un anno aveva perfino spinto molti paesi e città del Nord ad organizzare preghiere e processioni per invocare l’acqua. Perfino l’autunno e l’inverno erano stati avari di piogge e la siccità si era aggravata.
I temporali alla fine sono arrivati all’inizio di maggio, anche troppi. In alcune zone dell’Italia settentrionale è caduta in una giornata l’acqua di due mesi, di qui lo sconquasso. L’alluvione in Emilia Romagna è stata un disastro. A Faenza c’è chi si è svegliato alle 5 del mattino con un metro di acqua in casa, di corsa si è rifugiato nei piani alti. Alcune persone sono morte. I danni sono ingentissimi: mobili distrutti, apparecchiature delle fabbriche da buttare, traffico ferroviario bloccato. Fiumi e torrenti hanno rotto gli argini per la troppa acqua e hanno invaso campagne, case, aziende, paesi, città. Secondo gli esperti si sono sommati tre elementi causando la catastrofe: troppa pioggia, scioglimento della neve, terreno arso dalla siccità incapace di assorbire la valanga d’acqua.
L’aumento delle temperature determinate dall’inquinamento provoca sciagure a ripetizione in tutto il mondo: siccità e alluvioni si susseguono senza sosta nei vari continenti. Tuttavia l’Italia ci mette di suo prima nel patire la sete (al Nord sono scattati anche dei razionamenti di acqua potabile nei mesi scorsi) e poi nello scontare le alluvioni. Il nostro Paese ha un assetto idrogeologico estremamente fragile determinato dalla configurazione del territorio al quale si è aggiunta la maldestra mano dell’uomo: si è cementificato troppo, in modo abusivo e legale, divorando il suolo agricolo. Si è costruito a ridosso dei fiumi e sui pendii (o nei pressi) di montagne instabili.
Oltre un milione di italiani vive in zone a rischio di frane e quasi sette milioni con pericolo di alluvioni. Le regioni più in pericolo sarebbero l’Emilia Romagna, la Toscana, la Lombardia, la Campania, il Veneto. Di qui il ripetersi di tanto in tanto di catastrofi con centinaia di morti e miliardi di danni. L’ultimo, grave episodio luttuoso si è verificato qualche mese fa ad Ischia con una enorme frana.
I governi hanno fatto poco, quasi niente per rimediare. Il Riformista ricorda il piano del governo Renzi contro il dissesto idrogeologico chiamato “Italiasicura”. Secondo il giornale, che da qualche giorno ha come direttore editoriale proprio l’ex presidente del Consiglio, poi tutto si sarebbe bloccato. Comunque l’esecutivo Meloni potrebbe utilizzare i fondi europei del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per mettere in sicurezza il territorio nazionale a rischio. Sarebbe una spesa sacrosanta: la commissione europea difficilmente potrebbe dire no come ha fatto per la costruzione dello stadio di Firenze e di Venezia.