Cinquestelle in crisi,
né di lotta
né di governo

Partito di lotta e di governo, il Movimento Cinquestelle scende ancora in tutti i sondaggi. I disperati tentativi di Luigi Di Maio di far sventolare qualche bandiera identitaria non danno risultati e la forza politica fondata da Grillo continua a rotolare su un piano inclinato che rischia di portarla in breve tempo all’irrilevanza.

Crisi del M5s, Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

Come tutte le elezioni svoltesi da marzo dell’anno scorso ad oggi hanno dimostrato, il M5S ha già perduto per strada la metà del suo elettorato e non c’è battaglia mediatica che riesca ad arrestare la caduta. Perché il vero problema dei Cinquestelle è la mancanza d’identità.

Esattamente il contrario della Lega di Matteo Salvini che nonostante lo scandalo dell’oro di Mosca continua a crescere nei sondaggi. La ragione è che anche grazie alla perdurante debolezza del Pd Salvini viene ormai percepito da milioni di italiani come l’unico vero leader presente su piazza. E così la Lega continua a fare il pieno di consensi. E, come confermano gli ultimi sondaggi, per ora nemmeno il Russiagate ha modificato questo trend. Per chi vota Lega le priorità sono altre: immigrazione, sicurezza, tasse. Le bandiere della propaganda leghista, quelle su cui – al di là dei risultati nella sua azione di governo – il leader ha costruito un’identità chiara.    

la crisi del M5S, Danilo Toninelli

Danilo Toninelli

Se le cose stanno così, la trovata della mozione pentastellata contro la Tav che dovrebbe essere messa in discussione al Senato prima delle ferie fotografa perfettamente la situazione. Con la Lega che mette il dito nella piaga («Se il M5S è contrario alla Tav perché resta nel governo?»). Già, perché il governo gialloverde presieduto da Conte (di cui Di Maio è vicepremier e tuttora il maggiore azionista) ha dato via libera alla Torino Lione. Anche se subito dopo il Movimento ha estratto dal cilindro la mozione anti-Tav “inutile e dannosa”). Con il ministero delle Infrastrutture che ha mandato a Bruxelles la lettera per confermare il via libera all’opera senza la firma del ministro Toninelli che nel frattempo blocca un’altra opera pubblica odiata dai grillini, la Gronda di Genova.

Il problema è che la mozione di Palazzo Madama non bloccherà la Torino-Lione. Numeri alla mano, in aula verrebbe bocciata da una maggioranza trasversale. E così la toppa di Di Maio (la mozione) rischia di rivelarsi peggiore del buco (la Tav), perché gli elettori non sono stupidi e il M5S che adesso cerca di presentarsi come forza politica di lotta e di governo alla fine non sarà né di lotta né di governo.