Gabbiani, cinghiali, topi
Presto pecore e mucche

Marcia su Roma di pecore, capre, mucche e asini. Un tassista romano era rimasto a bocca aperta. In una notte di un anno fa, nei primi di maggio 2017, aveva visto sbucare improvvisamente dal buio una capra dal manto bianco a chiazze nere a largo Argentina, in pieno centro storico, vicino alla stazione dei taxi. L’aveva filmata con il suo telefonino e aveva accompagnato le immagini con rustici commenti di incredulità.

pecore, Virginia Raggi

Virginia Raggi

Forse quella capra è l’avanguardia di un esercito di ovini: il Campidoglio pensa a migliaia di pecore e capre per ripulire i parchi e le ville storiche pubbliche della capitale da erbacce ed arbusti, risparmiando così sugli stipendi degli introvabili giardinieri. Sembra una battuta di spirito ma purtroppo non è così. Non è un fantasioso scherzo, è una possibilità concreta sul tavolo della giunta comunale grillina della metropoli. L’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari, ha annunciato il progetto: «La sindaca Virginia Raggi recentemente mi ha sollecitato l’utilizzo delle pecore e degli animali per effettuare questa attività, che già viene fatta al parco della Caffarella e che vorremmo estendere agli altri parchi e alle grandi ville. È un modo semplice, che fanno in altre grandi città come Berlino, ci sembra giusto e interessante». Non solo. L’assessora punta anche sulle mucche: «Potrebbero essere utilizzate quando l’erba è particolarmente alta».

Una capra

Alla Coldiretti l’idea è piaciuta molto e l’ha rilanciata: circa 50 mila pecore allevate nelle vicinanze di Roma potrebbero essere usate come giardinieri. Si tratta di una scelta “ecologica” che farebbe felici i pastori alla ricerca di pascoli perché «si tratta di fatto di una alternativa moderna alla transumanza». Non solo. Qualche ecologista ha proposto di affiancare gli asini alle pecore per una migliore pulizia dei parchi. L’Enea ha fatto da battistrada. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile nel giugno 2011 ha fatto partire con 5 asini «un progetto sperimentale di gestione sostenibile» per tenere puliti i 50 ettari di prati e di giardini del centro della Casaccia alle porte della città eterna. È normale il progetto di un esercito di pecore, aiutate da asini e mucche, per sostituire decine di giardinieri nella capitale? Non è normale, ma è possibile. Tra i tanti inconvenienti ci sarebbero gli escrementi e i relativi effluvi non proprio piacevoli.

Un gabbiano sui rifiuti

Alla fine pecore, capre, asini e mucche non sarebbero una grande novità per Roma. La città è invasa dagli animali. Le volpi scorrazzano a piazzale Clodio, provenienti dal parco di Monte Mario, pericolosi corvi bersagliano l’Eur. Branchi di lupi sono comparsi nel parco di Veio, a Roma nord, e nelle campagne dei Castelli Romani. Gabbiani, piccioni e topi si tuffano nei cassonetti dell’Ama stracolmi di rifiuti in cerca degli scarti di cibo. Diventa perfino difficile avvicinarsi per buttare i sacchetti di immondizia “differenziata”. Alle volte, soprattutto nelle zone di via Cassia, di via Trionfale e di Prima Porta, irrompono tra i cassonetti strapieni perfino intere famiglie di cinghiali affamati. Tempo fa un cinghiale ha addirittura speronato e disarcionato un centauro: il poveretto è morto nell’impatto. È normale tutto ciò? No, non è normale.

Valanghe di rifiuti maleodoranti nelle vie, strade dissestate, trasporti pubblici a pezzi con autobus che vanno a fuoco. Sono al collasso i normali servizi pubblici. Mancano le soluzioni ed emerge anche un deficit di simpatica fantasia creativa invece mostrata dal Campidoglio pensando all’arruolamento di pecore, capre, asini e mucche per ripulire i parchi dall’erba.

Virginia Raggi governa la città eterna ormai da due anni. Fu eletta a furor di popolo nel 2016 suscitando grandi speranze. Quando si insediò annunciò radicali cambiamenti: «La musica è cambiata». Forse la “musica” è cambiata, ma i problemi della città sono sempre gli stessi. Anzi, in qualche caso si sono aggravati. Il degrado avanza più di prima, peggio di prima.