Dopo la sua sorprendente rinuncia al confronto televisivo con il segretario del PD Matteo Renzi, mi ero ripromesso di buttar giù una “fenomenologia” del personaggio Luigi Di Maio, un po’ sulla falsariga di quel celeberrimo ritratto che Umberto Eco fece di Mike Bongiorno.
Mi ero ripromesso, in sostanza, di raccontare l’onorevole Di Maio nei suoi pregi e nei suoi difetti (più questi ultimi, per la verità), come si potrebbe fare per qualsiasi personaggio pubblico. Purtroppo, dopo qualche iniziale tentativo ho dovuto rinunciare, perché mi sono reso conto – anche con una certa sorpresa – che il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, non esiste. Sì, proprio così, non esiste. È come una di quelle figurine ritagliate nella carta di cui si vede solo la facciata, magari colorata. Quando poi si vuole scoprire qualcosa di più sulla sua personalità e si cerca di guardare dentro, o dietro nel caso della figurina, ci si trova davanti il vuoto, il nulla cosmico, il niente assoluto.
E infatti mi è venuto subito alla mente, ad esempio, che Maurizio Crozza non lo ha mai imitato e non fa satira su di lui. Fino a ieri avevo creduto, malignamente, che Crozza lo lasciasse in pace per una sorta di amichevole benevolenza verso l’uomo politico Di Maio. Ma ora mi son dovuto ricredere e devo ammettere che il comico tanto amato dai 5 stelle ha messo da parte Di Maio, e con ragione, perché il nulla non si può imitare e perché un attore, per quanto bravo, non può inventarsi caratteristiche personali che non esistono. Ricordo che Crozza riuscì a tirar fuori un po’ di succo da quel minimo di personalità che dimostrano Beppe Grillo o Alessandro Di Battista. Ma da un Di Maio, evidentemente, c’è ben poco da spremere.
E allora mi è venuto alla mente quello strambo personaggio creato da Italo Calvino che va sotto il nome di “Cavaliere inesistente”, il valoroso giovane nobile che pur non esistendo si recò a combattere contro i Turchi nella sua perfetta e linda armatura. Armatura che indossava perfino di notte, nella sua tenda da campo, e di cui non sollevava mai la celata per non far vedere a tutti che quella corazza maniacalmente pulita e luccicante era desolatamente vuota! Ecco, Luigi Di Maio è il giovane “politico inesistente” dell’attuale panorama italiano, e pur non essendo nobile ma piccolo-borghese tuttavia riesce benissimo a far valere le caratteristiche della sua nullità.
Il paragone sorge automatico, perché il vicepresidente della Camera indossa i suoi accurati e costosi completini sartoriali proprio come se fossero un’armatura, atta a proteggerlo e a difenderlo dalle contaminazioni del mondo esterno. E proprio come il cavaliere inesistente di Calvino, l’onorevole Di Maio – con le sue studiate movenze, ma un po’ troppo rigide e affettate – evita accuratamente di scoprirsi, nel comprensibile timore che tutti vedano il nulla di cui è composto.
Una nullità, però, che trova riscontro positivo in milioni di italiani e, ça va sans dire, in alcune signore mature, benestanti o casalinghe, che lo adorano. Ovvio che lo stesso avviene per uomini dabbene più o meno attempati, altrimenti non si spiegherebbe l’alto numero di consensi. Un fenomeno da studiare sì, ma neppure tanto complesso, e che risiede negli slogan che il nostro Di Maio ripete sempre e in ogni occasione, come un pappagallino ammaestrato, contro i “ladri” della vecchia casta e per il fulgido avvenire promesso dalla setta a 5 stelle.
Banali e ridicole formule a cui il nostro “politico inesistente” si attiene fedelmente, non sapendo far altro. Formule le quali, secondo il venditore genovese di pozioni magiche, dovrebbero salvare l’Italia. Ma che, invece, non fanno altro che desertificare ancor più il già disastrato campicello della politica italiana.