Cinesi smentiscono
e Fiat Chrysler tace

La Cina si allontana un po’ dalla Fiat Chrysler. Gran parte delle case automobilistiche della Repubblica popolare cinese hanno smentito un interesse per il gruppo italoamericano. In particolare Great Wall, Dongfeng, Gac, Guangzhou hanno negato, in un modo o nell’altro, di voler comprare Fca (Fiat Chrysler Automobiles).

Sergio Marchionne

Sergio Marchionne

Il vertice della multinazionale con base a Torino e a Detroit invece tace. Nessun commento, in particolare, è arrivato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne e dal presidente John Elkann. Totale silenzio dunque da parte della multinazionale italoamericana sulle voci diffusesi a Ferragosto sull’interesse di una azienda cinese ad acquisire il gruppo occidentale (sarebbero rimasti fuori dalla vendita solo la Ferrari, la Maserati e l’Alfa Romeo, i gioielli italiani).

Comunque il titolo, dopo queste indiscrezioni, sta andando con il vento in poppa. Le azioni Fca hanno guadagnato in Borsa oltre il 10 per cento, avvicinandosi a quota 11 euro, un valore non più raggiunto dopo lo scorporo della Ferrari (ora la società di Maranello vale più dell’intero gruppo Fiat Chrysler). L’intesa tra Fca, Bmw e Intel per costruire l’auto a guida autonoma senza pilota, annunciata subito dopo le voci sull’interesse cinese all’acquisto, hanno contribuito a dare altro gas al titolo in Borsa del gruppo di proprietà della famiglia Agnelli.

Mary Barra

Mary Barra

Mossa tattica o meno, Marchionne sembra sia riuscito ad uscire dall’angolo dopo i falliti corteggiamenti dell’americana General Motors e della tedesca Volkswagen. Lo stratega del salvataggio e del rilancio del Lingotto da oltre un anno sta tentando di realizzare una fusione con il colosso americano dell’auto, ma l’amministratrice delegata Mary Barra ha sempre risposto picche. Marchionne a marzo, al Salone dell’auto di Ginevra, ha dato una risposta scettica ai giornalisti sulla fusione con la Gm: «Potrebbe arrivare, non so. Non chiudo mai nessuna porta, impossibile chiudere la porta con Gm perché non si è mai aperta». In quell’occasione ha parlato anche di una possibile intesa con il gigante tedesco dell’auto: «Mi aspetto che Volkswagen a un certo punto si presenti da noi per parlare».

Ram Power Wagon

Ram Power Wagon

Ma in cinque mesi non è maturato né un accordo con la Gm né con la Volkswagen, mentre si sarebbe aperto un dialogo con uno o più gruppi dell’ex Celeste Impero. Tuttavia tutte e tre le strade apertesi sono molto difficili da percorrere. Pechino ha una grande liquidità da investire nelle aziende occidentali più interessanti, ma Donald Trump guarda con ostilità a ogni ipotesi di “invasione” di imprese straniere, soprattutto cinesi. Il presidente degli Stati Uniti segue una politica protezionistica del mercato e delle aziende nazionali: è un enorme ostacolo al cambio di bandiera del terzo produttore americano di auto e alla vendita di marchi strategici come Jeep e Ram, le perle statunitensi della multinazionale Fiat Chrysler.

Ma anche le altre due strade sono molto complicate per Marchionne. Sia Gm sia Volkswagen sono due colossi che si contendono il mercato mondiale dell’auto, due “bocconi” molto difficili per la piccola Fca. Tuttavia Marchionne si è già sperimentato nelle imprese impossibili. Otto anni fa molti gli davano del pazzo quando lanciò il progetto di fusione tra la Fiat in forti difficoltà e la fallita Chrysler. Invece la fusione tra due gruppi, così diversi e con gravi problemi, è stato un successo: produzione, vendite e profitti tirano.

 

R.Ru.