Stadio della Roma sfuma
senza il Ponte di Traiano

Lo stadio della Roma sta per diventare il centro d’una partita surreale. Una partita tutta politica tra Pd e M5S che, in vista delle prossime elezioni politiche, si accuserebbero a vicenda di aver fatto saltare il progetto.

Graziano Delrio

Graziano Delrio

Al momento, il maggiore ostacolo alla realizzazione sembra un ponte: il Ponte di Traiano, che dovrebbe attraversare il Tevere e diventare la principale via d’accesso allo stadio. Il problema è che il progetto dell’impianto di Tor di Valle, presentato nel 2014 da Ignazio Marino, ripassato in salsa grillina e alla fine approvato dopo mille tormenti dalla giunta Raggi, risulta monco. Insieme alle torri e alle cubature è stato tagliato anche il Ponte di Traiano. Per essere più precisi, la delibera sulla “pubblica utilità” del nuovo stadio approvata a metà giugno 2017 in Campidoglio dalla maggioranza grillina non lo esclude, ma non indica la copertura economica per la sua realizzazione. 

Si arriva così a martedì 8 agosto e alla bocciatura da parte del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Secondo il parere consegnato l’8 agosto dai tecnici del Mit, l’impianto non si può fare «senza la preventiva realizzazione dell’attraversamento carrabile e dell’uscita», quindi del Ponte di Traiano. Ma subito il ministro Delrio e mezzo Pd si sono affrettati a minimizzare gettando acqua sul fuoco. Dopo aver assicurato che non c’era stata «nessuna bocciatura», hanno passato la patata bollente alla Regione Lazio che a sua volta l’ha passata a una nuova Conferenza dei Servizi. Trascorsi, come prevede la legge, 120 giorni dalla sua apertura, la Conferenza dovrà promuovere o bocciare il nuovo progetto del Campidoglio con le modifiche richieste dalle varie amministrazioni interessate.

Rinviando la decisione definitiva a un tavolo tecnico, i rappresentanti del governo e del Pd fanno capire di non voler regalare ai grillini argomenti da usare nella campagna elettorale per le politiche che si terranno in primavera.

Tra l’altro, sperano che una bocciatura dello stadio firmata alla fine di quest’anno dalla Conferenza dei Servizi dia il colpo di grazia alla giunta Raggi, che appare in crescente difficoltà di fronte alle grandi emergenze della capitale: l’Atac sull’orlo del crac, prima di tutto, e, a seguire: acqua, strade, rifiuti. Con la città tappezzata di foglie secche (che nessuno raccoglie) che alle prime piogge andranno a intasare i tombini (che nessuno pulisce) provocando grandi allagamenti.

Le tribune dell'Ippodromo di Tor di Valle

Le tribune dell’Ippodromo di Tor di Valle

La mancanza del Ponte di Traiano è, comunque, solo il più importante dei rilievi sullo stadio fatti dal ministero di Delrio. Anche il sistema dei parcheggi non ha convinto. Leggiamo: «Nel primo progetto c’erano 7.233 posti per moto, 4.481 per auto e 24 per bus. In quello “novato” con l’ok della giunta Raggi gli stalli per due ruote sono diventati 6.562, quelli per vetture 2.143, mentre sono 27 quelli destinati ai bus».

Dopo i rilievi del Mit ci sono quelli delle altre amministrazioni. Eccone alcune. Prefettura, Questura e Vigili del Fuoco, che fanno capo al ministero dell’Interno, danno parere favorevole a condizione che vengano mantenute tutte le prescrizioni già espresse sul vecchio progetto Marino, con l’annotazione che «alla luce delle modifiche progettuali proposte», nella fase di progetto esecutivo, potrebbero essere necessari «ulteriori adeguamenti tecnici».

Per il ministero dell’Ambiente bisogna inserire 55 colonnine di ricariche per veicoli elettrici e 500 biciclette per il bike sharing. Il Mibact chiede poi un progetto che coniughi la «salvaguardia della testimonianza delle tribune» dell’ex ippodromo di Tor di Valle con le nuove opere. Il tutto preceduto da un dettagliato riepilogo della vicenda del vincolo architettonico posto dalla Soprintendenza.

Altro problema è quello della suddivisione tra le aree: «L’area commerciale non può essere una zona di filtro da e verso lo stadio». Anche il Dipartimento Urbanistica ha presentato le sue prescrizioni. Le più rilevanti sono quelle legate alla necessità «di acquisire lo schema di convenzione urbanistica» e quella di «disciplinare in modo definitivo le percentuali di cubature da destinare ai diversi settori del progetto».

Il lupetto della Roma

Il lupetto della Roma

Come si vede, gli ostacoli da superare sono tanti ed insidiosi. Veri e propri macigni politici, ambientali e normativi che allontanano la costruzione dello stadio. Alla fine, ammesso che a fine anno la Conferenza dei Servizi dia via libera al progetto, resterebbe il nodo del finanziamento del Ponte di Traiano. L’opera, che costerebbe circa 95 milioni di euro, è ritenuta dal Campidoglio «a diretto servizio dello stadio». Tradotto in parole semplici significa che, secondo la giunta Raggi, nel caso fosse proprio indispensabile, il ponte si può anche fare, ma dovrebbero essere l’As Roma e i suoi partner a farsene carico tirando fuori i soldi necessari per costruirlo.

F. Sa.