Il sogno di Spartaco
all’Ara Pacis

Spartaco, il nome è uno dei più famosi della storia antica e moderna, ma si sa pochissimo di lui. Perfino Spartaco sembra sia un soprannome dato all’uomo che terrorizzò la Repubblica romana per tre anni, dal 73 al 71 avanti Cristo. Spartaco. Schiavi e padroni a Roma, la mostra allestita al Museo dell’Ara Pacis, getta un po’ di luce su questo gladiatore che sbaragliò una decina di legioni romane e alla fine fu sconfitto da Marco Licinio Crasso, uno dei triunviri alla guida della Repubblica insieme a Gaio Giulio Cesare e a Gneo Pompeo Magno.

La morte di Spartaco, di Hermann Vogel

La morte di Spartaco, di Hermann Vogel

Sono esposti circa 250 reperti archeologici (provenienti da musei romani, italiani ed esteri) affiancati da una selezione di 10 fotografie. Le opere sono inserite in un racconto immersivo composto da installazioni audio e video che riportano in vita suoni, voci e ambientazioni del contesto storico. Il racconto del complesso sistema schiavistico dell’Impero romano si snoda su un percorso espositivo di 11 sezioni. Gli schiavi nell’Impero, essenziali nel sistema economico e sociale romano, erano circa 6-10 milioni di persone su una popolazione di 50-60 milioni di abitanti.

Di Spartaco si sa ben poco o nulla. Era un trace nato nel 109 avanti Cristo (ma per qualcuno era un campano), era un prigioniero di guerra o un disertore dell’esercito romano fatto schiavo, scappò dalla scuola gladiatori di Capua con 50-80 compagni. Dopo le prime vittorie nell’area vesuviana contro drappelli, reparti e legioni il suo prestigio divenne immenso. Fu il secondo nemico, dopo Annibale, a mettere a rischio la stessa sorte della Repubblica romana. Le sue file s’ingrossarono di schiavi ribelli (galli, germani, iberici, greci, illirici,siriani, numidi), di contadini poveri e di disperati. Il suo messaggio di redenzione sociale e i suoi sbalorditivi successi militari, probabilmente basati sulle competenze acquisite nell’esercito romano, fecero presa: sotto il suo comando arrivarono a contarsi ben 70 mila persone.

Quadro di Jean-Leon Gerome del 1872

Quadro di Jean-Leon Gerome del 1872

Ma mentre di Annibale si sa tutto, la vicenda del condottiero trace è piena di misteri: non si conosce né il suo volto né si è mai trovato il suo corpo. Secondo Sallustio e Plutarco fu sconfitto e ucciso nel 71 avanti Cristo in Calabria dal proconsole Crasso e dalle sue otto legioni, ma non si sa in quale battaglia. Secondo Plutarco fu circondato e “massacrato di colpi” dai legionari dell’aristocratico e ricchissimo romano. Ma lo storico romano non scrive di quale battaglia si tratta. Per alcuni, invece, fu uno dei 6.000 schiavi ribelli fatti crocifiggere da Crasso sulla via Appia, nel tratto che va da Capua a Roma, a monito  crudele verso future rivolte. In genere i film hanno sposato questa seconda versione.

Non si è capito se Spartaco volesse solo riavere la sua libertà e quella dei suoi compagni o se puntasse ad abolire la schiavitù. La sua lotta, comunque, ha lanciato un messaggio dirompente contro lo sfruttamento e a favore dei diseredati. Ha lanciato un messaggio in difesa della libertà e dell’uguaglianza degli uomini arrivato dalla storia antica a quella moderna. Lo spartachismo negli anni venti fu protagonista di una rivolta politica di estrema sinistra in Germania. Carlo Marx ha esaltato Spartaco come il coraggioso campione dell’uguaglianza.

 

Spartaco. Schiavi e padroni a Roma

Museo dell’Ara Pacis fino al 17 settembre