Virginia Raggi, la carta
vincente di Renzi

A un anno dalla trionfale presa del Campidoglio, Virginia Raggi è diventata  la pietra al collo del Movimento Cinquestelle ma anche  un efficace testimonial del Pd. E non solo per le grane giudiziarie. L’indagine dei pm sulle nomine di Romeo e del fratello di Marra è stata appena chiusa con una richiesta di rinvio a giudizio.  Il segretario del Pd Matteo Renzi ha capito che la Raggi  può affondare Grillo, si frega le mani  e approfitta d’ogni occasione per attaccare la sindaca. In pochi giorni lo ha fatto sui campi rom, sui rifiuti e in occasione dello sciopero dei trasporti, che venerdì 16 giugno ha messo in ginocchio la capitale. C’è da scommettere che da qui alla fine dell’anno sarà un crescendo.

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Dopo la sconfitta elettorale dei candidati grillini alle ultime amministrative, più d’un osservatore ha invitato a non confondere il piano nazionale con quello locale e a non dare per conclusa l’ascesa del M5S, che potrebbe vincere le prossime elezioni politiche.

Evidentemente Renzi non crede a una valutazione del genere. Il segretario del Pd è convinto che “l’effetto Raggi” si farà sentire anche quando arriverà il momento della partitissima di Palazzo Chigi. L’ultimo sondaggio del quotidiano “Repubblica” sulle intenzioni di voto dei romani sembra dargli ragione. Perché se è vero che la sindaca, dopo il suo primo anno in Campidoglio, viene bocciata dal 70 per cento dei romani, è altrettanto vero che Cinquestelle perde più della metà dei suoi voti, passando dal 35,3 del primo turno di un anno fa al 16,7 per cento delle attuali intenzioni di voto. Trattandosi della capitale, il contagio a livello nazionale sembra inevitabile, resta solo da vedere quale sarà la sua portata.

Intanto la sindaca non perde occasione per coprirsi di ridicolo. Lunedì 19 giugno è arrivata a darsi un bel voto (“7 e mezzo”) per il suo primo anno alla guida di Roma: «Abbiamo messo in campo tanti progetti. Stiamo cambiando il sistema», ha spiegato.

Il problema è che tra il dire e il fare…. dell’attuale amministrazione capitolina c’è di mezzo non il mare, ma un vero e proprio oceano. Bastano pochi dati. I due terzi degli atti firmati in 12 mesi dalla sindaca hanno a che fare con le nomine. Questo significa che, nel suo primo anno al vertice del Campidoglio, si è occupata soprattutto di poltrone. La conferma arriva puntuale dagli atti del governo capitolino: più d’un terzo degli atti della giunta Raggi riguardano l’assunzione di personale esterno all’amministrazione. E qui salta fuori un’altra sorpresa: il Comune di Roma a maggioranza assoluta pentastellata ha sottoscritto ben 102 contratti a collaboratori esterni. Dieci per cento in più di quelli voluti da Ignazio Marino e allora contestati duramente dall’opposizione grillina, a cominciare proprio da Virginia Raggi. Stesso discorso per gli appalti affidati a trattativa diretta, cioè senza una gara d’appalto: il loro numero è cresciuto.

Logo del Movimento Cinque Stelle

Logo del Movimento Cinque Stelle

A parte le nomine, che fin dal primo giorno hanno rappresentato un problema per la sindaca (infatti mancano ancora una figura chiave come il capo di gabinetto e due assessori), ci sono i debiti con le banche che non sono stati mai ricontrattati. In compenso ci sono state 143 delibere per il pagamento di debiti fuori bilancio, delibere su cui è in corso un’indagine della Corte dei Conti. Poi ci sono le strade dissestate e piene di buche, con i limiti di velocità impossibili da rispettare (l’ultimo è quello di 10 all’ora in via Nizza), messi lì solo per arginare le migliaia di richieste di risarcimento; ci sono i bus che si rompono (quasi 400 al giorno), vanno a fuoco e non arrivano mai. E c’è la monnezza che invade la città, anche se la raccolta costa quattro volte quella di Milano. L’Ama è in grado di trattare soltanto il 20 per cento dei rifiuti della capitale, ma di nuovi impianti non c’è traccia. Si continua a promettere l’incremento della differenziata, che dovrebbe arrivare al 70 per cento del totale. Ma, nonostante i continui annunci, la raccolta differenziata non è cresciuta con la giunta Raggi. Anzi. Rispetto a un anno fa è scesa di un punto percentuale. Un anno faticosissimo per la Raggi, costellato da slalom continui per evitare tutti i pericolosi ostacoli. Ogni tanto c’è stata una pausa, come quando alla vigilia della commemorazione a Roma dei sessant’anni dei Trattati di Roma, firmati in Campidoglio nel 1957, lasciò la città per una vacanza sulla neve in Alto Adige. 

F.Sa.