Nella vita d’un Paese ci sono battaglie politiche che assumono valore di simbolo. Battaglie che nel bene o nel male caratterizzano un’epoca, un partito, una leadership. Così è oggi per la Brexit in Gran Bretagna. Così è stato in Italia in occasione dell’epico scontro sulla scala mobile e, prima ancora, per quelli sulla riforma agraria, sulla nazionalizzazione elettrica, sul divorzio. Stiamo parlando della Dc dominata da Amintore Fanfani e del Psi di Bettino Craxi.
E adesso? Adesso con la politica ridotta allo stato liquido con tendenza al gassoso, c’è il M5S di Beppe Grillo che tutti i sondaggi danno in pole position per le prossime elezioni politiche. Il partito del comico genovese e di Casaleggio non è ancora arrivato a Palazzo Chigi, ma governa Roma. E, ad un anno esatto dalla conquista del Campidoglio, anche i pentastellati della capitale hanno issato la loro bandiera, dopo aver vinto in consiglio comunale un duro scontro dal valore simbolico: la battaglia delle bancarelle.
Per far passare un regolamento del commercio ambulante fortemente contrastato dalle opposizioni, gli eletti grillini in Campidoglio hanno affrontato una maratona notturna che si è conclusa alle 7 del mattino del 30 maggio, con 28 voti favorevoli e 10 contrari. La solennità del momento è stata sottolineata dalla presenza della sindaca Raggi che, come è noto, non ama frequentare l’Aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio.
Il problema è che il regolamento per il commercio voluto dai Cinquestelle ha tutta l’aria di una sanatoria. Non a caso è stato ribattezzato ‘Il salvaTredicine’, dal nome della più nota, chiacchierata e potente famiglia Tredicine di ambulanti della capitale. Intanto, è in palese contrasto con una direttiva europea, la Bolkestein, che prevede l’azzeramento e la messa in gara delle licenze. Poi ci sono le sanzioni irrisorie, la mano leggera sugli abusivi, la cancellazione della specificità merceologica, eccetera, eccetera.
La cosa singolare è che i grillini romani non hanno ingaggiato la loro battaglia simbolo sui topi che scorazzano per la città, sui rifiuti che l’assediano o sui trasporti pubblici che non funzionano – tutte questioni che riguardano centinaia di migliaia di cittadini – ma su un problema che sta a cuore a dodicimila ambulanti. Con una “soluzione” che rischia di accrescere il degrado in cui versa la capitale d’Italia. Già, perché invece di dichiarare guerra agli abusivi, si dà la possibilità a un ambulante “anomalo” di presentare una domanda per chiedere di trasformare la sua postazione fuori legge in “posteggio fisso”, anche se sta violando il codice della strada o le norme di sicurezza fissate dal ministero dell’Interno e dai vigili del fuoco. E così, se hai un banco abusivo sulle strisce pedonali, a un incrocio, in prossimità dell’uscita di una stazione della metro o quisquiglie del genere puoi presentare la tua brava domanda per chiederne la trasformazione in posteggio fisso.
Quello tra bancarelle e grillini ha ormai tutta l’aria di un binomio indissolubile non solo a Roma, città costosa come una grande capitale europea e degradata come il Cairo, ma anche nella più vivibile Torino governata da un’altra sindaca grillina: Chiara Appendino. Sabato 3 giugno, in occasione della partita dell’anno tra Juve e Real, a piazza San Carlo mancavano le vie di fuga e per terra c’erano migliaia di bottiglie di vetro. Erano quelle delle birre vendute da decine di ambulanti, che la sindaca grillina non aveva fatto cacciare dall’area dove erano stati montati i maxischermi, per trasmettere in piazza la finale di Champions. Risultato: più di 1500 feriti in seguito al fuggi-fuggi provocato dall’allarme bomba. La maggior parte dei ricoverati presentava ferite da taglio causate dai vetri delle bottiglie vendute dagli ambulanti.