‘Fabbrica Roma’
Raggi cerca di uscire
dall’immobilismo

Lo smottamento dell’occupazione a Roma rischia di diventare una frana. Il venticello della “ripresina” economica non si è sentito per niente, anzi nei primi mesi del 2017 il vento della crisi è diventato una tempesta, soprattutto nelle grandi e medie aziende.

Sede Sky di Roma

Sede Sky di Roma

Servizi pubblici inefficienti, autobus in perenne ritardo, strade inondate da rifiuti, troppe tasse, soffocante burocrazia. Il quadro delle difficoltà è fosco per gli imprenditori attivi nella capitale. La crisi picchia duro. Così molte aziende hanno chiuso i battenti, come Almaviva, o hanno interrotto l’attività, come il  quotidiano ‘l’Unità’; oppure camminano a un passo dal fallimento e cercano un acquirente, come succede per l’Alitalia. Ancora, altre imprese hanno annunciato il trasferimento delle sedi a Milano (Sky e Tg5 di Mediaset), o valutano un dimagrimento (è il caso dello direzione italiana della Esso alla Magliana), o meditano un trasloco verso la loro culla originaria (è il caso dell’Eni che potrebbe tagliare i ponti con il grattacielo dell’Eur per fare rotta verso San Donato Milanese).

Stazione di servizio Esso

Stazione di servizio Esso

È suonato l’allarme rosso, così Virginia Raggi tenta una risposta ai gravissimi problemi. Ha firmato un protocollo d’intesa con Cgil, Cisl, Uil per cercare di arrestare l’emorragia, rilanciare le attività produttive e l’occupazione. La sindaca grillina della città eterna, in particolare, ha lanciato “Fabbrica Roma” per fermare la “diaspora” delle aziende verso il nord Italia e la “perdita di migliaia di posti di lavoro”.

La crisi è vasta: colpisce sia attività qualificate come l’informazione, sia quella meno qualificata di servizi come i call center. Alla fine Virginia Raggi ha raccolto le sollecitazioni dei sindacati per una inversione di rotta. La Cgil, in un rapporto elaborato già tre mesi fa, parlava di ben 11 mila posti di lavoro a rischio (vedi Sfoglia Roma del 19 marzo) nella capitale e nella regione Lazio. Chiedeva la fine dell’immobilismo, realizzando interventi immediati, in sinergia tra il Campidoglio e la regione Lazio.

Secondo la sindaca “Fabbrica Roma” è “il primo passo” di un processo che poggia su quattro pilastri: innovazione, infrastrutture con grandi e piccole opere, semplificazione e defiscalizzazione. Per questo ha chiesto che «tutte le istituzioni, senza distinzione di colore politico, lavorino insieme gomito a gomito».

Apprezza gli impegni di Nicola Zingaretti, Pd, presidente della regione Lazio. Ha lanciato un invito alla collaborazione: «Accolgo con piacere le parole del presidente Zingaretti, che confermano gli impegni assunti su temi come trasporti e infrastrutture. Ci auguriamo che venga a lavorare con noi in questa ‘Fabbrica’». Ha sollecitato a mettere da parte le incomprensioni e gli scontri del passato: «Credo che la maturità politica sia lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo del rilancio di Roma, indipendentemente dal colore di chi governa».

Certo l’immobilismo è durato troppo a lungo, così i problemi sociali, occupazionali ed economici della capitale sono esplosi. Secondo uno studio della Camera di Commercio di Roma, tra il 2007 e il 2015 il Pil del Lazio (di cui l’economia della capitale rappresenta l’82,4%) è diminuito del 9,6% e il valore aggiunto pro-capite del 10,5%. E mancano gli ultimi dati sul 2016 e sui primi mesi del 2017.

 

R.Ru.