Guerra di scope
tra il Pd e il M5S

Alla fine (beninteso: proprio alla fine), a Roma ci si può anche divertire, perché chi la (s)governa, con la complicità di chi l’ha fino a ieri (s)governata, cento ne fa, anche se nessuna sembra pensarne veramente.

Rifiuti in una via di Roma

Rifiuti in una via di Roma

Roma è sporca, come si sono accorti un po’ tutti, e la “notizia” rimbalza dal cinese “Rénmín Rìbào”, allo statunitense “New York Times”, per non dire di tutti gli altri. Hai voglia di dire che la vera notizia non è che Roma sia zozza. La vera “notizia”, semmai, sarà il giorno in cui si potrà dire che Roma è pulita.

L’immondizia: colpa dei romani, che spesso e volentieri la abbandonano dove capita, ma mai dove dovrebbe essere lasciata: se un cassonetto è stracolmo, e venti metri più in là ce n’è uno che per qualche esoterico mistero è vuoto, potete giocarvi quel che volete: il vostro vicino depositerà il suo sacchetto all’esterno del cassonetto pieno, trovando troppo faticoso fare venti metri in più e depositarlo in quello svuotato. Poi, certo: è colpa di una municipalizzata che è stata spolpata da rapaci incapaci di una sia pur minima imprenditorialità, ma voracissimi. Colpa anche di una amministrazione che si mostra incapace di fare anche una semplice O con un bicchiere. Colpa di tante cose, insomma. Fatto è che le strade della capitale, al centro come in periferia, sono sommerse da rifiuti di ogni genere, pascolo e paradiso di pantegane, gabbiani, piccioni, cinghiali; e con la primavera ormai inoltrata la situazione peggiora: per il caldo, il lezzo insopportabile…

Roma non è solo la capitale d’Italia; è il luogo dove si dà appuntamento la popolazione di mezzo mondo, almeno una volta, nella vita. Vengono per il Colosseo, vengono per il Papa, vengono per la cappella Sistina, o per gettare la monetina a fontana di Trevi, fatto è che a Roma forse più che altrove, si parlano tutte le lingue, si vedono tutte le etnie. E Roma, come ci hanno assicurato Trovajoli (e con lui Garinei e Giovannini) ancora riesce “a nun fa’ la stupida”; ma chi la (s)governa, proprio no: non ci riesce.

Ecco dunque che si accende il duello delle scope. Un Partito Democratico in cerca di rilancio (e più che mai a Roma), ha una bella pensata: “Roma pulita”; gli stessi che un anno fa avevano affisso manifesti per ogni dove assicurando che grazie a loro l’immondizia sarebbe stata raccolta anche la domenica (ci si sarebbe accontentati dal lunedì al sabato, già sarebbe stata una vittoria della pulizia e della salute), ora hanno deciso di rimboccarsi le proverbiali maniche: ci avrebbero pensato loro, con scope, ramazze, bidoni e quant’altro, a ripulire la città. La giunta guidata dalla grillina Virginia Raggi non può, non sa, non fa; ecco il Pd che provvede.

Il Movimento Cinque Stelle però non ci sta a subire una simile onta; corre ai ripari. Sabato grande mobilitazione, per lasciare quelli del Pd con un palmo di mano, la domenica. «Quelli vanno a pulire? E trovano tutto già fatto. Tié!». Però Roma è grande, l’immondizia ovunque; non si può pulire dappertutto; bisogna saperlo prima dove andranno, così li si precede… Ecco dunque che si scatena la caccia alla scopa, per sapere dove si sono dati appuntamento i militanti del Pd, e così precederli. Ma quelli del Pd, faine, immaginano la mossa, e sono pronti a pararla: dove andare lo comunicano solo all’ultimo minuto. Il militante si tenga pronto, dove andare gli verrà comunicato a tempo debito…

È possibile che tutto questo gioco di sorveglianza reciproca abbia tenuti così occupati gli uni e gli altri al punto che nessuno ha fatto quello che si proponeva di fare: il vostro cronista, nelle strade frequentate, ha trovato la “monnezza” di sempre. Ma non è questo. Il punto è che la politica, quella nella capitale almeno, si sia ridotta a questo tipo di comiche che neppure Larry Semon, o Ridolini che dir si voglia.

Poi, bisogna dire, ci sono anche altre iniziative che vanno doverosamente segnalate e lodate. Si apprende che il comune nel suo parco autovetture dispone di 144 macchine “ormai fuori mercato”, che è meglio demolire.

Decisione presa un po’ per dare il segno che si vogliono abolire le “auto blu”, un po’ per risparmiare su bolli e assicurazioni; e anche sulle revisioni, perché hanno scoperto che nei garages del Comune sono parcheggiate auto immatricolate nei primi anni ’90. Da allora “riposavano” nei box comunali, pochissimo o mai usate. Meglio rottamarle, che continuare a mantenerle. Venderle no? No, perché risultano fuori mercato. Come dicono i tecnici si «tratta di autoveicoli che non sono commercialmente rivendibili, ma solo rottamabili». Buone neppure per gli amanti delle auto d’epoca. Ne ricaveranno cinquantamila euro per la «vendita del materiale ferroso».

No, scusate: vendono 144 automobili e se ne ricavano cinquantamila euro? Cinquantamila, Sì, va bene: si risparmia per meno assicurazioni, bolli, revisioni; ma si danno via per cinquantamila euro. Non è strano? Ci metti qualcosa e ti compri tre Smart, se passi alla Micra ti resta qualcosa…

Ammesso comunque che il prezzo sia congruo, a questo punto meglio non sarebbe regalarle anche a qualche ente, qualche organizzazione umanitaria, anche darle a sorte, piuttosto che distruggerle per ricavarne qualche spicciolo? Dicono che le automobili rottamabili sono il risultato di una ricognizione dalla quale sono appunto emerse come «fuori uso ed economicamente non convenienti da riparare». Chissà. Dicono anche che tra quelle macchine di servizio c’era pure un trattore. Un trattore patrimonio del “parco cittadino”? Chissà perché. Ed è il solo, o ce ne sono anche altri? Piccole curiosità, che ne fanno nascere di altre. Se uno o più trattori fanno parte dell’autoparco comunale, quanti e quali altri mezzi a motore ne fanno parte?

Parrebbe che le automobili di servizio del Campidoglio attualmente siano 146; gli autisti che rimangono in organico, un tempo circa duecento, sono rimasti un’ottantina. Più o meno un autista per due automobili. Ma forse no. La giunta Raggi sta valutando se si possano occupare di altro: come la guardia alle buche della città, il controllo che i lavori siano effettivamente eseguiti; il progetto pare sia questo: «impiegare il personale autista per il rilevamento delle buche stradali e la segnalazione dell’avvenuto ripristino».

Poi dici che parte la pernacchia…