Il Torso di Apollonio
simbolo di grande Ue
ma senza le gambe

Splendido ma mutilo. Allegoria di questa Europa, figlia di un’idea magnifica e grande, ma che fatica a camminare con le proprie gambe. Tra le celebrazioni della ricorrenza dei 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma che diedero vita alle istituzioni comunitarie, il Senato ospita fino al 26 marzo il Torso del Belvedere dello scultore Apollonio di Atene, opera del primo secolo avanti Cristo.

Si tratta di una delle sculture più belle e ammirate giunte fino a noi dall’antica Roma e ora conservata al Museo Pio-clementino in Vaticano, nota anche come Torso del Belvedere per la sua collocazione rinascimentale nel cortile tra i palazzi papali dove fu ammirata – e copiata – da numerosi artisti italiani e stranieri a cominciare da Michelangelo e Raffaello. I due artisti rinascimentali la echeggiarono nelle torniture dei muscoli delle figure alle quali hanno dato vita con le loro opere.

Firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957

Firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957

Per posa e fattura l’opera ricorda la più antica statua in bronzo cosiddetta del Riposo del pugile, conservata nel Museo romano di Palazzo Massimo. E pare che anche la scultura di Apollonio sia una copia di un precedente modello in bronzo. Al nostro Torso mancano le due gambe, le braccia e la testa, ma le sue mutilazioni non tolgono certamente nulla alla sua bellezza, anzi aggiungono un’aura di mistero e di curiosità su quel che non si vede che ha sicuramente contribuito a farne la sua fortuna nei secoli. Altra caratteristica dell’opera, alta un metro e 60 circa malgrado le mutilazioni, è che conserva il suo piedistallo sul quale la figura è seduta e, sul podio, è presente la firma incontrovertibile e precisa: «Opera di Apollonio, figlio di Nestore, ateniese» che ne permette anche la collocazione in maniera piuttosto esatta al primo secolo avanti Cristo. Non è una rarità che un’opera di quel periodo sia firmata, ma non sono comunque molte le sculture che conservano l’indicazione certa del loro autore.

Tra gli aneddoti legati al Torso quello secondo il quale il papa Giulio II, che fece collocare la scultura nel cortile del Belvedere, avrebbe chiesto a Michelangelo di restaurare il marmo aggiungendo le parti mutile ma che persino il Buonarroti avrebbe rifiutato di misurarsi con la maestria dell’autore della scultura.

Grazie alla collaborazione tra i Musei vaticani ed il Senato della Repubblica, la scultura è visitabile, in occasione delle celebrazioni europee e della presenza a Roma dei capi di governo dei Paesi dell’Unione, gratuitamente nella sala dedicata ai Caduti di Nassirya, al piano terreno di Palazzo Madama. Se avete occasione di andare a vederla non dimenticate di guardare la scultura anche sul retro: la muscolatura del dorso non ha nulla da invidiare al resto dell’opera. Ma se non farete in tempo a vederla in Senato, potrete sempre andare poi in Vaticano dove ritroverete il marmo insieme con il gruppo del Laocoonte o con l’Augusto loricato di Prima porta.

 

P. B.