La burocrazia capitolina
divora il Totem

Totem alla metro Cipro

Totem alla metro Cipro

Il Totem è ancora lì, all’incrocio tra via Giulio Venticinque e via Cipro, all’ingresso della Metro A, nel quartiere Prati. Sembra una bara nera, lugubre, oltraggiata, posta in verticale. Orribile. Non ha mai funzionato, è un monumento muto e terrificante allo spreco del denaro pubblico. È irriconoscibile per i segnacci di vernice e la sporcizia. Circa 7 anni fa è stato installato con le migliori intenzioni dalla ex XVII circoscrizione di Roma, ora unificata con il centro storico e divenuta Primo municipio.

Le intenzioni erano ottime. Doveva fornire informazioni di pubblica utilità agli abitanti della zona: sul funzionamento degli uffici della XVII circoscrizione comunale (dalle carte d’identità all’autenticazione delle firme ai certificati anagrafici), sugli ospedali, sui trasporti pubblici, sul traffico, sulle banche. Avrebbe dovuto operare in sinergia con due monitor montati all’interno della circoscrizione. I monitor interni, sia pure a singhiozzo, hanno funzionato, il Totem alla Metro Cipro invece è sempre rimasto spento, muto, è nato morto. Ora, sporcato e imbrattato, è divenuto un relitto.

Possibile? Sì, è possibile. Basta passare di lì e dare un’occhiata: 14 mila euro buttati. La spiegazione è paradossale. La circoscrizione aveva il mandato di poter spendere, come ha speso, oltre 45 mila euro per pagare il sistema informativo (compreso il Totem) battezzato con il nome criptico di “PIT – Personal Information Technology”. Aveva anche la possibilità di ampliare il sistema informativo ad altre postazioni nel quartiere fino a una spesa di 350 mila euro. Fortunatamente i cordoni della borsa non sono stati allargati fino a 350 mila euro.

La circoscrizione aveva la competenza di spendere 45 mila euro, anzi potenzialmente fino a 350 mila, ma non quella di pagare 4 euro al mese per il banale collegamento a internet. Questa competenza spettava invece al comune di Roma e il sì del Campidoglio non è mai arrivato perché (udite!) le casse erano vuote. In sintesi: è stato possibile spendere 45.000 euro ma non 45.000 più 4. Almeno questa è stata la risposta ufficiale. È un assurdo tragico-comico, un nuova storia di ordinaria follia burocratica.

Il Totem

Il Totem

La politica sembra impotente davanti alle storture di una paralizzante normativa burocratica.  Sono cambiati i sindaci, Roma è stata conquistata dalla grillina Virginia Raggi che ha aperto le porte a tante speranze di rinnovamento. Sembrava che si fosse aperto un capitolo nuovo per la capitale sui temi dell’efficienza, dell’onestà, della trasparenza. Invece le paralizzanti normative burocratiche continuano a produrre danni. Scandali e sprechi grandi e piccoli non smettono di colpire i romani. Il Totem spento e lasciato alla rovina, continua ad essere un problema irrisolto. I cittadini dell’urbe sono perseguitati da un doppio flagello: le tasse comunali e regionali più alte d’Italia e i servizi pubblici peggiori.

Nelle popolazioni primitive, soprattutto in America, in Africa e in Australia, il Totem aveva un significato religioso e sacrale: rappresentava gli antenati. Secondo le credenze aveva un potere immenso e guidava tutte le più importanti decisioni degli uomini durante le varie fasi della vita. Il Totem per le tribù degli indiani del Nord America era una statua più o meno grande e (come ricordiamo dai fumetti di Tex Willer letti da piccoli) il “Grande Spirito”, Manitù, indicava la strada da seguire.

Il Totem moderno, più prosaicamente, dovrebbe informare i cittadini sui servizi pubblici, grazie alla potenza e alla velocità comunicativa dell’elettronica. La burocrazia comunale in questo caso, invece, batte il potere dell’informatica e rende muto il Totem. La burocrazia divora il Totem. Il Totem muto della Metropolitana Cipro, per qualcuno, è solo un piccolo problema, sia pure significativo, nel mare magnum dell’immobilismo burocratico. Certo ci sono casi ben peggiori ed angoscianti che travagliano Roma, che aspettano rapidamente una risposta, tuttavia questo non può costituire una giustificazione. Non significa passare la spugna su un problema cosiddetto minore. Anzi, forse si potrebbe cominciare da qui.

 

R.Ru.