“Lei non risulta”.
A Roma il miraggio
carta d’identità

Signor sindaco Roberto Gualtieri, mi auto-denuncio: se in queste settimane le sono fischiate le orecchie, il responsabile è chi le scrive. Vede, vivo a Roma dagli inizi degli anni ’70. Non ho mai cambiato il mio recapito, puntualmente mi arriva tutta la corrispondenza relativa alle pubbliche amministrazioni: le schede elettorali, quando c’erano, le multe salate, qualche volta anche per infrazioni non commesse; la cartella delle tasse e i bollettini per la raccolta dell’immondizia che non viene rimossa con la stessa sollecitudine con cui vengo invitato a pagare la tassa, ecc.

Roberto Gualtieri

Accade che la carta d’identità, nella sua versione cartacea, scade. Mi armo di quella pazienza di cui si dice fosse dotato Giobbe e mi reco in delegazione; c’è un apposito ufficio con ragazze simpatiche che aiutano nella complicata operazione della registrazione. Chiedono il codice fiscale, armeggiano un po’ nel computer, scovano un giorno e un’ora libera; attesa una settimana. Devo presentarmi con fotografia, documento valido, la vecchia carta d’identità, il bancomat per pagare la tassa «perché, mi raccomando, non si prendono contanti».

È fatta. Nonostante quello che si legge sui giornali, l’operazione è piuttosto semplice e rapida. Mi presento all’ora stabilita, compilo a mano un modulo che chiede esattamente gli stessi dati che risultano nei documenti e che dovrebbero essere immagazzinati da qualche parte in qualche banca dati, ma fa nulla: un pezzo di carta si deve sempre compilarlo, a prescindere. L’impiegato allo sportello è gentilissimo, ma mi gela. «La carta d’identità non gliela posso dare». L’espressione incredula del mio viso dice tutto; spiega: «Vede, lei non risulta». Eppure, obietto, sono qui, mi vede. Il documento scaduto l’ho preso da voi; questo passaporto è valido…

«Sì, è tutto vero. Ma lei non risulta ugualmente…».

Scusi, cosa significa che non risulto? Indica uno spazio nella vecchia carta d’identità dove compaiono delle barrette: «Vede, manca l’estratto di nascita».

Estratto di nascita, Una carta d'identità del Comune di Roma

Una carta d’identità del Comune di Roma

Le posso garantire che sono nato, purtroppo da molti anni. «Non dubito, ma non c’è l’estratto di nascita». 

E senza l’estratto non mi dà la carta d’identità? «Il sistema non mi consente di andare avanti…».

Scusi, ma la carta d’identità scaduta me l’avete data voi… «Quella l’hanno fatta a mano. Queste elettroniche si fanno con il sistema che senza il numero dell’estratto di nascita si blocca, non mi fa procedere…».

A me va bene anche una carta d’identità di cartoncino… «Gliela farei volentieri, ma il sistema non mi consente di farla…».

Che si fa, dunque? «È semplice, si procuri l’estratto di nascita».

Suppongo che l’estratto di nascita non si fabbrichi, ma lo si chiede all’anagrafe. E voi non l’avete… come ne esco? «Se lo deve procurare».

È una vita che vivo a Roma, dopo mezzo secolo vi accorgete che non avete il mio estratto di nascita? Comunque, quando ho bisogno di certificati me li avete sempre dati, i documenti scaduti me li avete dati voi, siete voi che nel documento avete messo quelle barrette, ora chiedete a me di procurarmi un estratto di nascita? Non basta l’autocertificazione? «In questo caso l’autocertificazione non vale».

Non vale il passaporto, non vale la tessera sanitaria, la patente… «Ci vuole il numeretto dell’estratto di nascita».

Cosa devo fare, per procurarmi questo estratto che non vi risulta? «Deve andare all’anagrafe centrale a via Petroselli e chiedere…».

Municipio di Roma Centro

Non lo potete fare voi? Avete i computer, la banca dati, non vi potete collegare? «No, deve andare lei».

Il tono della voce inevitabilmente si alza. Mi fate parlare con un responsabile? «Sono io», sento una voce femminile alle mie spalle. Di tutta evidenza è stata richiamata da questo principio di rissa, viene a vedere che accade. Spiego la situazione. Spirito pratico la signora chiede: «Le andrebbe bene anche una carta d’identità cartacea?». Annuisco. «Mi prendo la responsabilità di dargliela, anche se non si potrebbe». Con l’impiegato armeggia a lungo; alla fine sconsolata si arrende: «Il sistema non ci fa andare avanti…». Anche lei dice che la soluzione è all’anagrafe centrale. «Si procuri questo estratto e le assicuro che quando torna le faccio avere la carta senza prenotazione e fila. È il massimo che posso fare…». 

Scornato, il giorno dopo eccomi vagare in quella babele che è l’anagrafe centrale di Roma. Chiedo, chiedo, chiedo… finalmente trovo l’ufficio competente.

«Manca l’estratto di nascita», fa l’impiegato dopo aver armeggiato nel computer. Questo lo so anch’io, se no non ero qui…

«Se lo deve procurare». Se uccido, me le danno le attenuanti? Conto fino a trenta, poi con il tono più gentile ribatto: sono qui per questo.

«Capisco, ma io non glielo posso dare». La delegazione mi manda all’anagrafe centrale; l’anagrafe centrale non può far nulla…Chi mi dà questo benedetto numero? «Si deve rivolgere al comune dove è nato…».

Vede, per ragioni indipendenti dalla mia volontà è accaduto che io sia nato a Tripoli di Libia… «All’anagrafe di Tripoli».

Il Campidoglio

Scusi (sono quasi al limite): dovrei andare a Tripoli per un estratto di nascita? Immagino che voglia scherzare… «Non scherzo affatto».

Così se fossi nato in Mongolia o in Australia… «Competenti le anagrafi di quei paesi».

Alla parola “paese” non ribatto. Magari è un pubblico ufficiale, vai a sapere… Quando sono nato in Libia c’era il re. Poi ha preso il potere Gheddafi, che per inciso ha stabilito che tutti gli italiani nati in Libia sono fascisti a prescindere e dunque non possono mettere piede in quel paese; ora c’è la situazione che immagino sappia… «Ha provato con l’ambasciata?».

Quella italiana a Tripoli o quella di Libia a Roma? «Entrambe».

Credo che l’ambasciata italiana a Tripoli abbia perso tutti i documenti dal 1960 in giù, e io sono nato prima del ’60… «Capisco, ma guardi il suo non è l’unico caso…».

Il mio non è l’unico caso; questo mi dovrebbe consolare? Se non sono l’unico caso, che cosa fate per risolverli? «Bisogna ricostruire il suo ‘albero di nascita’…».

Come lo ricostruiamo questo ‘albero’? «Deve andare in Tribunale con un avvocato…».

Tribunale dove? «Non saprei. In tribunale».

Bene, vago per il tribunale di Roma, diciamo che trovo l’ufficio ‘albero ricostruzione estratto di nascita’. La cosa riguarda me, vado io, ho un documento valido e il documento scaduto; a cosa mi serve l’avvocato? «Lo prevede la legge…».

Può farmi vedere? Mi allunga un modulo. Non c’è la legge, ma c’è scritto quello che mi è stato appena detto. Con una avvertenza: mi si avverte che il tempo per questa benedetta ricostruzione può comportare da 180 a 360 giorni… «Però forse c’è un altro modo…».

Il Tribunale di Roma

Quale? «Dalla Libia lei dov’è andato appena venuto in Italia?».

In Romagna: a Cesena. «Ecco: si rivolga all’anagrafe di Cesena. Può essere che lì abbiano l’estratto».

Non potete farlo voi, è tutto telematico… «Meglio di no. Ci vorrebbe qualche mese. Se va lei fa prima…».

Eccomi, dunque, in “Romagna solatia, dolce paese, cui regnarono Guidi e Malatesta”. All’anagrafe di Cesena spiego il mio caso. Comprensivi mi conducono in una stanza dove sono ben conservati, pile di enormi registri. C’è anche quello con il mio anno di nascita… Si trova la mia scheda: compilata in un corsivo bellissimo, con l’inchiostro e i vecchi pennini, non una sbavatura: imparo d’essere nato alle quattro del pomeriggio, il nome dell’ospedale della Tripoli ancora italiana, il dottore che mi ha messo al mondo, i testimoni che hanno certificato che io sono io; infine, il mitico estratto di nascita. Me ne fanno due copie, timbrate, certificate, conformi all’originale. L’impiegata sorride: «Se lei era residente a Cesena la carta gliel’avremmo data senza fare tante storie. Bastava il documento vecchio. L’estratto di nascita è inutile…». Viene in mente Peppino De Filippo che dialoga con Totò in Totò, Peppino e i fuorilegge: «Romagna, altra stirpe, altra storia, altra gente, altro modo di pensare, non c’è niente da fare: l’impero romagnolo ha conquistato il mondo…».

Scherzi a parte, sindaco Gualtieri, per un documento che rientra tra i miei diritti avere (e che comunque pago): tre mattinate in delegazione; una mattinata all’anagrafe centrale; un viaggio Roma-Cesena-Roma; una mattinata all’anagrafe di Cesena… Questa storia è cominciata a gennaio. A marzo si è conclusa. C’è chi dice che è perfino andata anche bene.

Come ho detto, se ha sentito qualche fischio alle orecchie sono stato io, mi perdonino i santi del calendario che ho scomodato. È comunque una di quelle cose che terrò bene a mente quando andrò a votare per il comune di Roma: che mi ha trattato da suddito e non da cittadino.