La prima cantina di vino
in Armenia 6.000 anni fa

Grappoli di uva di una vite abbarbicata su una vecchia casa sull’Appennino Emiliano

L’uva e il vino hanno una storia antica. L’uomo cominciò a coltivare la vita agli albori della civiltà. Il vino fu ed è una bevanda molto apprezzata. Un tempo il vino era molto costoso e riservato solo alla tavola dei ricchi, poi il “nettare degli dei” è divenuto un prodotto alla portata di tutti. Maria Luisa Berti racconta la storia del vino.

La cultura della vite ha caratterizzato la vita dell’uomo nel tempo e nello spazio. La vite selvatica cresceva spontaneamente nelle foreste fin dal Quaternario e, dalle testimonianze archeologiche, si sa che l’uomo preistorico conosceva la pianta dell’uva. Lo confermano dei ritrovamenti in alcuni territori della Cina, risalenti a settemila anni prima della nascita di Cristo.

La più antica produzione di vino è testimoniata dalla scoperta di una cantina per la sua conservazione, ritrovata in una grotta dell’Armenia e risalente al 4.100 a.C.

L’etimologia della parola risale al sanscrito vena, diventò oinos in greco, vinum in latino, wein nelle lingue germaniche e wine in quelle anglosassoni.

Vino, Anfore romane rotte per il vino al "Monte dei cocci" di Testaccio a Roma

Anfore romane rotte per il vino al “Monte dei cocci” di Testaccio a Roma

La prima testimonianza scritta risale al Codice di Hammurabi (1.700 a.C.) dove si legge che il vino è uno dei beni più preziosi della terra e, per tutelarlo, la legge prevedeva che i venditori di vino fraudolenti venissero puniti con la morte per annegamento in un fiume.
Il Medio Oriente è stato dunque la culla del vino. Nella Bibbia, dopo il diluvio, Noè si mise a coltivare la vite e a fare vino: ne bevve tanto che si ubriacò. Il Corano invece tuttora vieta di assumere alcolici.

La coltivazione della vite si sviluppò ampiamente lungo la valle del Nilo, grazie alle opere di canalizzazione e di irrigazione create dagli Egiziani. Il vino divenne la principale bevanda, dopo l’acqua e l’idromele, e le feste celebrative della luna nuova e del plenilunio divenivano, come racconta Erodoto, le feste dell’ubriachezza.

Nella religione greca e in quella latina, il vino aveva la propria divinità: Dionisio e Bacco. Durante le feste in onore del dio Dionisio, che in Grecia erano quattro, due in inverno e due in primavera, si tenevano feste sfrenate e licenziose. Nelle Piccole Dionisie si svolgevano rappresentazioni tragiche e comiche, prima lungo le strade poi nei grandi teatri, aperti anche ai bambini, perché il teatro per i Greci aveva una funzione educativa.

Una cantina di vini

A Roma, in onore di Bacco, si svolgevano i Baccanali, simili alle Dionisie, ma più sfrenati e violenti, pare con sacrifici di animali e anche di persone. Intervenne Marco Porcio Catone con leggi molto severe, dopo le quali tali feste divennero solo riti propiziatori.

Inizialmente bere vino era vietato alle donne ed era riservato alle persone ricche e potenti, poi il suo uso si diffuse rapidamente grazie ad un largo mercato che lo rese accessibile a tutte le classi sociali. Tale mercato era tanto fiorente che Monte dei Cocci di Testaccio è formato dalle anfore vinarie e olearie gettate via dal vicino Emporium. La coltivazione della vite nei colli laziali e la produzione del vino sono continuate nel tempo fino ai nostri giorni.

Il vino nell’antichità veniva prodotto in vasche di pietra oppure in otri di pelle finchè i Galli inventarono la botte. Veniva conservato e trasportato in recipienti di terracotta: anfore, crateri, giare, orci… che, però, erano fragili e potevano creparsi o rompersi facilmente durante il trasporto su un carro. Nei carri, trainati da buoi o muli, i contenitori di vino venivano impilati e coperti con teloni legati ai bordi dei carri con funi e corregge.

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