Terrorismo. Piangere
tutte le vittime,
non solo le “nostre”

Per sgomberare il terreno da ogni possibile equivoco: Israele e il suo popolo; gli ebrei in tutto il mondo; quanti sono tenacemente legati ai valori fondanti di Israele e del mondo occidentale: democrazia, diritto, libertà; tutti loro e noi, siamo vittime di un odio fanatico che ha per scopo, fine e obiettivo il loro e il nostro annientamento, “colpevoli” d’essere semplicemente quello che siamo.

Terroristi islamici, Terroristi di Hamas cercano israeliani casa per casa

Terroristi di Hamas cercano israeliani casa per casa

È un diritto/dovere difenderci e difendere i nostri valori, la nostra storia, la nostra memoria, il nostro futuro, i valori che le nostre madri e i nostri padri ci hanno tramandato, di cui ci hanno nutrito, per i quali hanno lottato e spesso hanno sacrificato le loro vite. Anche per il più incallito relativista, tutto questo non è discutibile.

Neppure per una frazione di secondo si intende equiparare carnefici e vittime, tracciare un’equidistanza e ripartire colpe e responsabilità. Il nazista non ha scusanti, non può chiedere e pretendere giustificazioni. Il terrorista ieri di Al Qaeda e Isis, oggi di Hamas, è alla stessa stregua dei carnefici nazisti. Una perfetta linea di continuità. Anche questo non è discutibile.

Altra cosa è porsi il problema del perché tanta parte di popolazione, a Est, a Sud del mondo non vive con analoga partecipazione, indignazione, dolore e rabbia quanto accade ed è accaduto.

Non parlo dei governi, spesso regimi autoritari e oppressivi che si comportano sulla base di logiche aberranti e più che discutibili. Parlo di popolazioni, che pur sapendo, pur trovandosi nella condizione di conoscere, manifestano indifferenza.   

Possono esserci tante spiegazioni. Una, forse sta nel fatto che anche noi siamo indifferenti e inerti di fronte ai loro drammi e tragedie. Forse la nostra colpa e responsabilità è di piangere e di indignarci solo quando siamo noi ad essere colpiti.

Terroristi islamici, Bombardamenti israeliani su Gaza

Bombardamenti israeliani su Gaza

In Afghanistan, in Irak, in altre martoriate parti del mondo di Asia e Africa i terroristi quando colpiscono, rapiscono, uccidono nostri connazionali, “occidentali” fanno “notizia”, suscitano dolore e rabbia. Viceversa gli analoghi se non più orribili crimini che gli stessi terroristi consumano ai danni di afgani, iracheni, popoli di Asia o Africa, suscitano in noi indifferenza: sui mezzi di comunicazione scarni trafiletti quando va bene, nei notiziari televisivi quasi mai se ne riferisce.

Forse dovremmo imparare a essere attenti anche alle tragedie altrui, quando i terroristi islamici massacrano le popolazioni dei paesi dove si sono insediati e opprimono. Penso che un profugo afgano o iracheno, o africano in Occidente si senta maggiormente spinto a solidarizzare con noi quando siamo colpiti, se vede che noi siamo solidali con lui, quando i terroristi colpiscono i loro fratelli, le loro sorelle, le loro genti in patria.

È un appello rivolto soprattutto a quanti lavorano nell’informazione: i massacri di Boko Haram in Nigeria, o a Bagdad o Kabul, dobbiamo imparare a piangerli come piangiamo quelli in Israele. Forse così troveremo al nostro fianco più di quanti non ci si trova oggi. Forse.