Conte, altolà giudiziario
alla maggioranza più larga

Giuseppe Conte si è mantenuto a stento in piedi. Grazie ai senatori “responsabili” o “volenterosi”, come li ha definiti lui, ce l’ha fatta. Il 19 gennaio ha ottenuto anche se a fatica la fiducia a Palazzo Madama: 156 voti favorevoli alla fiducia, 140 contro, 16 astenuti renziani di Italia Viva. Non era affatto scontato dopo la bellicosa rottura e l’uscita dal governo di Matteo Renzi.

Responsabili, Giuseppe Conte sui banchi del governo al Senato

Giuseppe Conte sui banchi del governo al Senato

Oltre al Pd, al M5S e a Leu hanno votato la fiducia all’esecutivo giallo-rosso anche un pugno di “responsabili” ex grillini, dissidenti o ex berlusconiani. Sembra che Conte abbia corteggiato anche l’Udc ma con un esito negativo: i centristi di Lorenzo Cesa sono rimasti all’opposizione assieme al centro-destra e il 19 gennaio hanno detto “no” alla fiducia.

Certo il futuro non sarà facile per il Conte due. Il presidente del Consiglio ha margini estremamente stretti per far passare leggi e decreti al Senato e così punta ad allargare la maggioranza ad altri moderati di varia osservanza. Non a caso dopo il voto di fiducia ha annunciato: «Ora rendiamo la maggioranza più solida».

Sarà un bel problema. Un “recupero” dell’Udc sarà molto difficile. Giovedì 21 gennaio un ciclone giudiziario ha investito i centristi. Nella maxi operazione “Basso profilo” contro la ‘ndrangheta, decisa dalla procura antimafia di Catanzaro guidata da Gratteri sono finiti anche Cesa (indagato per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso) e l’assessore regionale calabrese Francesco Talarico (l’esponente centrista è finito agli arresti domiciliari). Cesa si è dichiarato «totalmente estraneo» ma ha immediatamente rassegnato le dimissioni da segretario.

Responsabili, Nicola Gratteri

Nicola Gratteri

L’uragano giudiziario sull’Udc come conseguenza è praticamente un altolà all’ampliamento delle file dei “responsabili” con i senatori centristi. Altre soluzioni? Nel governo ci sarebbe chi insisterebbe per corteggiare i senatori renziani dissidenti. Il leader di Italia Viva è in allerta: conferma la linea dell’opposizione ma ribadisce la volontà del dialogo con Conte: «Se volete confrontarvi nelle sedi istituzionali noi vi abbiamo scritto, vi abbiamo fatto proposte. Ci siamo». Renzi ha già annunciato l’intenzione di votare a favore o contro, se condividerà o no i provvedimenti dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio ha disperatamente bisogno di altri voti al Senato, soprattutto nelle commissioni parlamentari nelle quali non ha più la maggioranza. Tuttavia un sì a Renzi, dopo le pesantissime accuse reciproche, metterebbe la sorte del governo nelle mani dell’ex presidente del Consiglio già segretario del Pd.

Responsabili, Sergio Mattarella

Sergio Mattarella

La situazione è delicata. Conte si è recato più volte da Sergio Mattarella. Il 21 gennaio è salita al Quirinale anche una delegazione del centro-destra composta da Salvini, Meloni e Tajani. Un comunicato stampa dei tre esponenti dell’opposizione ha proclamato: il voto di martedì al Senato «ha certificato l’inconsistenza della maggioranza».

Potrebbe accadere di tutto. Dalla crisi politica si potrebbe passare a quella di governo. Conte potrebbe anche passare la mano a un esecutivo Draghi di larghe intese, oppure si potrebbe aprire la strada alle elezioni politiche anticipate.