Salvini, ora è il politico
a usare la giustizia

Dunque: il Partito Democratico, che con il suo segretario, promette un “partito nuovo”, continua per ora a praticare la politica di sempre: piccole furbizie, neppure di astuzie.

Giunta per le autorizzazioni, Matteo Salvini

Matteo Salvini

La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, secondo gli intendimenti del PD e del Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto decidere “dopo” il voto in Calabria e in Emilia-Romagna; per impedire al leader della Lega di presentarsi come “vittima”, “colpevole” di aver difeso “i confini della patria”, impedendo di fatto a una nave italiana carica di poveracci strappati all’annegamento, di poter attraccare.

“Difesa dei confini”: c’è davvero necessità di spiegare di quale corbelleria e scempiaggine Salvini si fa alfiere e portatore? Ma, nel malaugurato e sciagurato caso che questo tipo di “argomenti” faccia presa sull’elettorato, l’antidoto non sarà certamente spostare una data, disertare un voto in Commissione. Semmai, il problema è costituito dal fatto che si possa pensare e credere di risolverlo in questo modo.

Giunta per le autorizzazioni, Il Senato

Il Senato

Alla mossa furbetta di PD e M5S, Salvini replica con mossa non meno furbetta: impone ai suoi di votare per l’autorizzazione. Il “processo” ora lo vuole a tutti i costi. L’avrebbe avuto comunque: a prescindere dal voto della Giunta, l’Aula del Senato l’autorizzazione l’avrebbe concessa. Quindi il “processo” ci sarà. Solo che Salvini vuole poter dire che è “una vittima”. Perché ci tiene tanto a essere “vittima”? Forse teme che l’Emilia-Romagna possa essere la sua prima sconfitta elettorale; e in questo modo pensa di recuperare consenso e voti. Si vedrà tra qualche giorno.

Come sia, si inaugura una nuova, bizzarra, stagione politica: dopo la giustizia a “tempo”, il suo opposto: le inchieste non servono per favorire o mettere in difficoltà questo o quel politico; ora è il politico a utilizzare l’inchiesta. Una volta la magistratura era accusata di fare campagna elettorale. Ora sono le campagne elettorali che fanno “uso” delle inchieste.

Giunta per le autorizzazioni, Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Salvini invoca a ogni pié sospinto il “popolo”: come una sorta di scudo che lo protegge dalla legge; al tempo stesso utilizza l’aula di tribunale, nella speranza (forse non infondata) di poterne trarre benefici.

Che il PD non accetti la sfida, arretri, si sfili, non sappia trovare le parole giuste per svelare questa trama e uscire da questo “ordito”; che non riesca ad allacciare un “dialogo” con quello che fino a poco fa era il suo “popolo”, è la conferma della confusione e della pochezza in cui si dibatte.

Ha ragione Zingaretti: occorre un “partito nuovo”; anche se il suo “nuovo” (Sardine, sindaci, ecologisti) al momento è una confusa sommatoria di desideri. Forse riuscirà a convincere, ancora una volta, l’elettorato dell’Emilia-Romagna a votare contro “l’uomo nero”; forse, grazie al movimento delle Sardine, tanti troveranno un motivo per votare NO alla Lega, e non resteranno a casa. Ma sarà l’ultima volta, probabilmente, che accadrà. Posto che l’Emilia-Romagna tenga, da lunedì Zingaretti dovrà porre mano a quella discontinuità invocata e promessa. Votare “contro”, alla lunga stanca. Questo paese ha pur diritto di votare, una volta tanto, “per”.

Le note del “Degüello” sono già intonate.