Stampa, John Elkann
sgambetta l’Ingegnere

Un occhio all’automobile e uno alla stampa. Nel mirino c’è Gedi, il gruppo editoriale De Benedetti. John Elkann su un tavolo discute la “fusione paritaria” tra Fiat Chrysler Automobiles e il gruppo Peugeot, mentre su un altro tavolo raggiunge l’accordo per acquisire il controllo dei giornali ruotanti attorno a la Repubblica.

Gedi, John Elkann

John Elkann

Il presidente ed amministratore delegato di Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann, riconquista un posto di rilievo, anzi predominante, nel mondo dell’informazione italiana. Dalla primavera del 2020 il nipote di Gianni Agnelli dovrebbe entrare in possesso del gruppo Gedi. Lunedì 2 dicembre  ha concluso l’intesa con la Cir di Edoardo, Marco e Rodolfo De Benedetti, i figli di Carlo, per comprare il pacchetto azionario di controllo di Gedi.

Il presidente di Fca pagherà alla Cir 0,46 euro per azione, in tutto 102,4 milioni. È un vero terremoto. Elkann, con l’acquisizione della Gedi, controllerà il più importante gruppo editoriale italiano un tempo l’orgoglio di Carlo De Benedetti, antagonista storico di Gianni Agnelli. Il fiore all’occhiello sono la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX in versioni su carta e digitale. Poi c’è il settimanale l‘Espresso, 13 giornali locali, tre radio nazionali (Deejay, Capital e m20). Qualche anno fa aveva anche comprato The Economist, il celebre settimanale economico del Regno Unito.

Gedi, I 150 anni de La Stampa

I 150 anni de La Stampa a Torino

Se riuscirà il colpo, Elkann potrà contare su un gruppo editoriale paragonabile, se non superiore, a quello sul quale regnava il nonno Gianni: l’Avvocato, amante dei giornali e dei giornalisti, possedeva La Stampa (il quotidiano di famiglia) e il Corriere della Sera. Invece il giovane Elkann si era disfatto del giornale di via Solferino e aveva ceduto alla Cir La Stampa e Il Secolo XIX (aveva mantenuto solo il 6% di Gedi). Era un disimpegno che sembrava riflettere la prioritaria proiezione internazionale di Fca e di Exor per i quali l’Italia ormai rappresentava solo un impegno marginale.

Ma adesso l’impostazione è cambiata, radicalmente. Il presidente ed amministratore delegato di Exor intende «accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro». Vuole anche assicurare «la stabilità necessaria per accelerare le trasformazioni sul piano tecnologico ed organizzativo» con obiettivo la qualità.

Testate di giornali

John Elkann, 43 anni, tiene coperte le sue carte, non si addentra nei progetti di riassetto e di rilancio, però lascia intuire la scelta in favore dei giornali online. Il gruppo editoriale De Benedetti naviga da tempo in brutte acque, un po’ come tutta la stampa italiana. Deficit di bilancio e crollo di copie vendute colpiscono soprattutto la Repubblica, la perla dell’impero, il giornale fondato da Eugenio Scalfari e acquistato successivamente da Carlo De Benedetti, l’Ingegnere.

Rodolfo De Benedetti ringrazia tutti i lavoratori del gruppo editoriale e sembra tirare un sospiro di sollievo. Il presidente della Cir (manterrà una presenza azionaria ridotta al 5%) passa «il timone ad un’azionista di primo livello» che «saprà sostenere il gruppo nel processo di trasformazione digitale» grazie anche alla sua proiezione internazionale.

Carlo De Benedetti

È un durissimo colpo per Carlo De Benedetti, protagonista di memorabili battaglie politiche e industriali molte volte non finite bene, che aveva lasciato il campo qualche anno fa. L’Ingegnere, 85 anni, forse subodorava l’intenzione dei figli di vendere il gruppo Espresso-Repubblica. Lo scorso ottobre aveva proposto di comprare lui stesso la Gedi finita nella tempesta. Aveva usato parole durissime da tragedia greca famigliare in una intervista al Corriere della Sera. Voleva risanare lui il gruppo perché i suoi figli «non sono capaci di fare questo mestiere» di editori per mancanza di «competenza» e soprattutto di «passione». Offriva appena 0,25 euro ad azione, un prezzo basso perché i suoi eredi «hanno fatto il bel disastro».

Ma i figli, anche in modi bruschi, bocciarono l’offerta del padre. Il fondatore della Cir ammonì: è inutile che cerchino di vendere, «in Italia un compratore non c’è». Invece un possibile acquirente si è fatto avanti offrendo un prezzo molto maggiore.

L’Ingegnere è stato sconfitto di nuovo. È stato sconfitto dai figli e dal nipote dell’Avvocato, il suo storico antagonista nel sistema capitalista italiano.