Perù, cerca
El Dorado e scopre
Machu Picchu  

Perù, una delle perle dell’America Latina. È uno sconfinato paese nel quale la natura e la storia sono riusciti a convogliare deserti, laghi, vulcani, la Foresta Amazzonica, le altissime Ande, i resti archeologici di antiche civiltà misteriose. Il paese degli Incas, il principale impero del Sud America prima della conquista degli spagnoli, ha sempre affascinato ed affascina per le sue meraviglie e le sue contraddizioni. La popolazione discendente dagli Incas convive con quelle di radici europee, asiatiche ed africane. Claudio Magrini, 32 anni, giovane consulente di un’azienda informatica, ha scritto un diario di viaggio delle due settimane trascorse nel sud del Perù. Un viaggio affrontato con pochi mezzi e grandissimo entusiasmo.

Machu Picchu, il piatto tradizionale del cuy

Il piatto tradizionale del cuy

Da Ollantaytambo partono i treni per Aguas Calientes, la cittadina alle pendici del sito archeologico più famoso del paese: Machu Picchu. Arriviamo ad Aguas Calientes in serata, alla stazione troviamo il nostro oste ad accoglierci: soprannominato “Paquetà”.

Preso possesso dell’alloggio, cominciamo a fare un giro di Aguas Calientes in quanto dovevamo acquistare i biglietti per il bus che fa la spola fra la cittadina e Machu Picchu. Scopriamo che in realtà Aguas Calientes era una cittadina a tratti dismessa con lavori ovunque (anche di notte), finiamo nelle terme della città a rilassarci un po’ prima di cena, niente a che vedere con le terme di Chivay dove eravamo stati precedentemente. Per cena Paquetà ci consiglia un posto tipico dove poter assaggiare il piatto forte della zona il “Cuy”. Il cuy è un’animale che assomiglia ad un porcellino d’india tipico di quella zona dell’America Latina, non potevamo non provarlo.

Torniamo a casa presto per affrontare la giornata dell’indomani. Ci alziamo di buona lena, intorno alle 05:00 di mattina, e già alle 06:00 la fila per prendere il bus era molto lunga, ma scorrevole, i bus erano tanti e non appena riempiti partivano immediatamente. Alle ore 07:00 siamo a Machu Picchu. Finalmente il momento che sia io che Roberto aspettavamo da tutta la vacanza era arrivato.

Con una media di 2 milioni di visitatori l’anno è stato eletto nel 2007 come una delle Sette meraviglie del mondo moderno. È il terzo sito archeologico più grande del mondo dopo gli scavi di Pompei e Ostia Antica. Per via del costante afflusso di turisti le autorità peruviane hanno escluso il sito dal classico “Boleto Turistico”, necessario per visitare i paesini della Valle Sacra, e sancito orari di visita con numero di persone in ingresso prestabiliti (2.500/giorno). L’ingresso a Machu Picchu e il treno per arrivarci è l’unica prenotazione realmente indispensabile da fare prima della partenza per il Perù.

Machu Pichu, La cittadella di Machu Picchu

La cittadella di Machu Picchu

L’etimologia del nome “Machu Picchu” deriva dai termini quechua Machu che significa “vecchio” e Pikchu che vuol dire “montagna, vetta”, Vecchia Vetta.

Di Machu Picchu si è ignorata l’esistenza fino ai primi del ‘900 quando un professore di Yale, Hiram Bingham, in cerca della famosa El Dorado, la riscoprì. La città infatti è stata abbandonata di colpo, ancora non sono certe le vere motivazioni, ma probabilmente fu in seguito all’arrivo dei conquistadores spagnoli. Sta di fatto che per i successivi 400 anni la cittadella rimane nascosta dalla foresta. Composta da più di 200 edifici fra templi e abitazioni, Machu Picchu vista dall’alto, sembra assumere la forma di un condor, il messaggero del cielo nella mitologia Inca. E qui ritornano i tre animali simbolo del mondo Inca: il condor (Machu Picchu), il puma (Cuzco dall’alto ha le sembianze di un puma) e il serpente (la profonda valle dell’impervio Urubamba, il fiume – affluente del Rio delle Amazzoni – che attraversa tutta la Valle Sacra).

La cittadella era sicuramente legata al culto del Sole e degli astri ed abitata da esperti sacerdoti, con ottime conoscenze astronomiche: si ritiene infatti, che Machu Picchu sia stato anche un efficiente osservatorio astronomico. A mezzogiorno del 21 marzo e del 21 settembre, durante gli equinozi di primavera e d’autunno, il sole si trova precisamente sopra il pilastro di quella che viene chiamata “Intihuatana”.

Con questo termine viene indicata la più importante struttura di pietra della città. Questo nome deriva dall’unione delle parole Inti=Sole e Huata=legare ovvero “Il Posto dove si cattura il Sole”.

Machu Picchu, Machu Picchu vista da Wayna Picchu

Machu Picchu vista da Wayna Picchu

Machu Picchu si trova a circa 2350 metri di altitudine e i luoghi più importanti della città perduta di Machu Picchu sono il Tempio del Sole, la Piazza Sacra con il Tempio delle Tre Finestre, l’Intihuatana, il Tempio principale e la Residenza Reale che si trovano nella parte nord del complesso. Nella parte sud troviamo, invece, gli edifici più poveri, adibiti all’agricoltura, alle abitazioni e all’allevamento del bestiame. Le due zone di questo straordinario complesso sono collegate da lunghe scalinate e sentieri.

Il Wayna Picchu, invece, è il monte che sovrasta Machu Picchu. Il suo nome significa Giovane Vetta. Dall’Italia, avevamo prenotato l’ingresso alla ciudadela di Machu Picchu e la scalata della ben più ripida Wayna Picchu. È la montagna che sorge proprio dietro Machu Picchu. È quel grosso monte verde che troneggia in tutte le foto più classiche. Ci si arriva passando di lato alla cittadella di Machu Picchu col naso all’insù, ammirando il monte che di lì a poco ci avrebbe visto campioni di climbing in condizioni di semi-stabilità quasi perenne. Immersi nella natura ci accingiamo a percorrere il sentiero tracciato dagli antichi Inca fatto di scalini alti, bassi, corti, lunghi, stretti. Un sentiero in verticale dove non si passa più di uno alla volta.

Vetta del Wayna

Vetta del Wayna

Per scalare Wayna Picchu serve un passo sicuro, fiato e assenza di vertigini per affrontare una salita (400 metri di dislivello rispetto a Machu Picchu) per nulla banale ma soprattutto per affrontare la discesa. Il Wayna Picchu si trova a circa 2700 metri sul livello del mare e non è una passeggiata di salute ma occorre fare molta attenzione a dove si mettono i piedi. Alcuni tratti sono attrezzati con cavi d’acciaio a cui attaccarsi, ma non tutti, quindi soprattutto in discesa, ci sono dei tratti effettivamente molto impegnativi. Ma ne vale assolutamente la pena, il panorama che si vede dalla cima toglie il fiato. Lo rifarei oggi stesso! A presto verso nuove avventure!!

 

Fine – I precedenti articoli sono usciti: 18, 25 aprile; 1, 9, 18, 25 maggio; 9 giugno.