Disastro Roma?
Consigli da manager

Piero Letizia è un tecnico, uno di quei manager che non hanno visto l’ora di andare in pensione perché non ne potevano più di combattere contro le troppe ingerenze e le tante incompetenze d’un Paese dove tutto diventa sempre più difficile. Ha girato il

disastro Roma, Piero Letizia

Piero Letizia

mondo lavorando con multinazionali del trasporto aereo e dell’informatica, negli ultimi anni si è occupato di aeroporti. Ama Roma, la sua città, ma preferisce starsene il più possibile in Svezia dove ha una casa. Piero Letizia è comunque uno di questi “tecnici” che non si rassegna al degrado, anche perché dal suo punto di vista rimettere in piedi la capitale non sarebbe impossibile. «Basterebbe gestirla con criteri manageriali», dice.

Ne è proprio così sicuro?

Assolutamente sì. Le soluzioni ci sarebbero e neanche così difficili da attuare perché non dobbiamo dimenticare che in Campidoglio siamo in presenza di una sindaca che può contare su un’ampia maggioranza consiliare. È ovvio che attuare cambiamenti drastici susciterebbe reazioni, però mi sembra anche l’unica possibilità che ha la Raggi per placare i malumori della cittadinanza sempre più stanca e dei molti sostenitori 5 Stelle ormai pentiti.

Ma se Roma, come ha sottolineato perfino il NYT, è ormai una “città in rovina”?

Certo, Roma è stata distrutta gradualmente da almeno 5 consiliature! Nomi di grande spicco, rappresentanti di importanti partiti storici, hanno fallito tutti, uno dopo l’altro. Il degrado, è ormai evidente a chiunque, eppure – insisto – non sarebbe poi così difficile trovare soluzioni per ridare alla città la decenza che le spetta. Anche perché la situazione di degrado che vediamo, forse, non è poi solo colpa della politica ma della semplice incapacità gestionale delle risorse coinvolte nelle posizioni di comando. Questo fenomeno è evidente nella gran parte delle aziende e ancor più nelle istituzioni pubbliche.

Auto in doppia fila

Allora lei che cosa suggerisce?

Una banale “Analisi ABC” di Vilfredo Pareto, con la quale definire un elenco dei principali macro processi su cui intervenire rapidamente: Smaltimento rifiuti – Degrado Urbano – Sosta selvaggia delle Auto – Viabilità Mezzi Pubblici – Procedure amministrative obsolete – Sicurezza. 

Secondo lei da dove si potrebbe incominciare?

Dal “Parcheggio Selvaggio”, dalle auto parcheggiate in doppia fila e presso gli incroci. Fenomeno che impatta negativamente anche sulla viabilità, condizionando soprattutto i mezzi pubblici che accumulano grandi ritardi, senza parlare dei problemi causati ai pedoni. Basti pensare agli anziani, ai disabili, alle mamme con le carrozzine. Si tratta di un fenomeno tutto italiano. Secondo una stima fatta a campione, il parcheggio selvaggio riguarda una media di 7 auto per incrocio. In alcuni casi, ove tra le auto interessate ci siano quelle di dimensioni ridotte come le Smart, se ne possono contare anche 10-12. A questo punto, c’è da chiedersi come mai in città come New York, Los Angeles, Chicago, Boston, Parigi, Londra, Stoccolma, Oslo, Copenaghen, Praga, Madrid…. e anche Nairobi, includendo anche un’isola felice italiana, Bolzano, non esiste questo fenomeno? Eppure tutte, compresa Roma, hanno “regole” analoghe.

Virginia Raggi

Dipende da “malcostume” o da incapacità manageriale?

L’uno e l’altro. Comunque non mi interessa dare una risposta alla prima causa, ma suggerire un metodo d’intervento possibile. Penso a uno schema del genere:

Tipologia Progetto: Intervento Organizzativo Speciale con mandato di “responsabilità totale” ad un Capo Progetto, esperto in riorganizzazioni aziendali complesse, e unico referente del Sindaco

Missione: Eliminazione del Fenomeno Roma Parcheggio Selvaggio

Tempi di attuazione: 8 mesi

Enti/Funzioni coinvolte nel processo

Capo Progetto che riporta direttamente al Sindaco

Responsabile Pubblicità e Informazione con la cittadinanza

Responsabile Contratti

Responsabile Vigili Urbani e Comando

Responsabile Risorse Umane

Responsabile Organizzazione

Ma lei avrebbe un programma vero e proprio?

Certo. Il Capo Progetto, ferme restando le attività di analisi organizzative che saranno svolte a supporto del processo di cambiamento, dovrà dare immediate disposizioni e linee guida ai responsabili delle varie funzioni, ad esempio:

Predisposizione di una campagna pubblicitaria necessaria a favorire l’accettazione del cambiamento

Mandato di revisione dei contratti per la gestione del prelievo delle auto di intralcio con copertura H24 – servizio autofinanziato

Mandato di riorganizzazione della forza lavoro dei Vigili Urbani orientato alla presenza sul territorio (ormai da anni assente)

Modifica delle procedure amministrative di spesa Comune e Circoscrizioni

Dimensionamento di organici e Ridefinizione dei Ruoli e Responsabilità con particolare riferimento a Funzioni Direttive e Comando dei Vigili

Questo ed altro con una verifica costante dello stato avanzamento lavori da parte del Capo Progetto e Sindaco per immediati correttivi e/o disposizioni sia organizzative che gestionali. 

E le sembra veramente così facile?

Facile se si vuole fare. È quello che si fa normalmente nelle aziende e organizzazioni analoghe che funzionano in tutto il mondo. Qui non c’è da inventare nulla. Basta copiare la ricetta, ma siccome la minestra continua ad essere immangiabile, adesso resta da capire una volta per tutte se dipende dagli ingredienti scadenti o dall’incapacità del cuoco.