Ora una lista nera
dei cani pericolosi

Un cane di razza robusta, aggressiva e pericolosa stavolta non ha ucciso a morsi uno sfortunato bimbetto indifeso o una vecchietta debole e malandata, ma si è limitato – sembra – a mordere ripetutamente un giovane addestratore cinofilo dopo che questi aveva avuto un malore fatatale ed era caduto a terra. È avvenuto sabato scorso in provincia di Torino dove un Bull Terrier ha preso a morsi il corpo riverso a terra del ventiseienne Davide Lo Bue, al quale un amico aveva affidato quel cane con gravi problemi comportamentali. Nella stessa giornata i media hanno riportato la notizia di una donna ridotta in fin di vita, nella provincia di Cagliari, da due cani di razza robusta, aggressiva e pericolosa: ossia dei Rottweiler.

Non a caso si è parlato di «cani di razza robusta, aggressiva e pericolosa»,

Cani pericolosi, Bull Terrier

Bull Terrier

malgrado una pletora di cosiddetti esperti, o presunti tali, tenti ancora di propinarci la favoletta per cui tutti i cani sono naturalmente buoni e vengono portati sulla cattiva strada dagli umani incapaci o infidi. Purtroppo non è così, o almeno non è così nella maggior parte dei casi. Vediamo perché.

Per i cani – così come per tutti gli animali gestiti e controllati dall’uomo – si può legittimamente parlare di “razza” perché, in fase di allevamento, i loro accoppiamenti sono attentamente studiati e programmati. A differenza di quanto avviene per gli esseri umani, i quali sono invece – per dirla alla grossa – il frutto di milioni e milioni di accoppiamenti random, ossia casuali.

Se, dunque, appare improprio parlare di “razze” umane, non lo è affatto quando ci si riferisce a “razze” canine o di altri animali frutto di allevamento. Premesso ciò, una domanda sorge spontanea: un allevatore, mettiamo di PittBull, nel momento in cui dovrà accoppiare due suoi soggetti sceglierà gli individui più gracili, “mosci” e timidi oppure due fra i più robusti, reattivi e coraggiosi (per non dire aggressivi)? E sappiamo che una tale scelta si era ripetuta per generazioni e generazioni prima di loro, quale unico modo conosciuto dall’uomo per selezionare individui canini con determinate caratteristiche fisiche e psichiche. In questo caso abbiamo parlato di PittBull, accoppiati e selezionati per generazioni con il solo scopo di ottenere dei feroci cani da combattimento.

Rottweiler

Tutto ciò spiega perché è legittimo e corretto parlare di cani di «razza robusta, aggressiva e pericolosa». E coloro che sostengono il contrario mentono sapendo di mentire.

Questo buonismo ideologico e senza alcun fondamento scientifico – che pretende di valutare i cani con parametri che non sono i loro – ha causato fin troppi danni e fin troppe morti che si sarebbero potute evitare. È ora di trovare una soluzione razionale a queste superstizioni animaliste, e dire finalmente che un Rottweiler non è un barboncino, che un PittBull non è un volpino, che un Bull Terrier non è un bassotto. Non fosse altro che per la loro mole. D’altra parte basterebbe scorrere le cronache degli ultimi anni per vedere che gli incidenti, anche mortali, con i cani hanno per protagoniste sempre le medesime tre o quattro razze. E allora diciamo francamente che siamo stufi di essere presi in giro dai cosiddetti esperti, magari legati a doppio filo con certi allevatori. E che è ora – da parte del Governo o del Parlamento – di ripristinare una lista nera di razze canine particolarmente robuste, aggressive e pericolose, frutto di ben precise scelte di allevamento e per nulla frutto del caso…!