Giallo Toni-De Palo
La pista dell’Olp

Italo Toni e Graziella De Palo nel settembre del 1980 scomparvero misteriosamente a Beirut, inghiottiti nel nulla. Non si seppe più niente di loro. Probabilmente sono stati uccisi, ma i loro corpi non sono mai stati ritrovati, I due giornalisti erano andati nella capitale libanese per scrivere degli articoli sulla guerra civile che dilaniava l’ex Svizzera del Medio Oriente. Marcello D’Angelo, giornalista e amico dei due inviati, ricostruisce l’incredibile vicenda ancora piena di tanti punti oscuri.

 

Italo Toni e Graziella De Palo dopo una serie di contatti con l’allora responsabile dell’Olp in Italia Nemer Hammad (morto a Beirut nel settembre del 2016), partono il 22 agosto 1980 ospiti dell’organizzazione palestinese alla volta di Damasco. Il giorno successivo a bordo di una jeep dell’Olp attraversano il confine siriano diretti verso Beirut. I due giornalisti non sono in possesso del necessario visto libanese, ma l’Olp in quegli anni può tutto e aggirare l’ostacolo non costituisce un problema. Per questo, le autorità libanesi si rifiuteranno per diversi anni di aprire un’inchiesta ufficiale sulla scomparsa dei due giornalisti.

Nemer Hammad

Nemer Hammad, allora responsabile dell’Olp in Italia

Italo e Graziella prendono alloggio presso l’hotel Triumph di Beirut ovest (all’epoca sotto il totale controllo delle forze palestinesi). Fino al 2 settembre, giorno della loro scomparsa, si muovono sotto il diretto controllo dell’Olp. Visitano campi profughi, intervistano gli uomini del Fronte democratico per la liberazione della Palestina di Nayaf Hawatmeh, partecipano alla vita dei palestinesi. Ma ben altri sono gli obiettivi che hanno in mente. Graziella ha già scritto dall’Italia, per Paese Sera, numerosi articoli sul traffico di armi, sulle implicazioni di alcune aziende italiane, sul ruolo dei nostri servizi segreti di sicurezza militare.

Al centro dei suoi interessi anche il traffico Olp-Br. Gli ultimi articoli di Graziella compaiono su Paese Sera il 21 marzo. “False vendite, spie, società fantasma: così diciamo armi” e il sette giugno 1980 con un titolo a cinque colonne: “Elicotteri per l’Iran, un giallo”. Occhiello e sommario: “Dopo il veto Usa e le sanzioni applicate dalla Cee che ne sarà degli armamenti commissionati alle aziende italiane da Teheran?”. Una commessa, soltanto quella degli elicotteri, di circa 120 miliardi. Italo, invece, magari per sostenere la carriera di Graziella, vorrebbe ripetere lo scoop fatto in Giordania alla fine degli anni ’60, quando assieme al fotografo Fausto Giaccone fu il primo giornalista occidentale a mettere piede nei campi palestinesi di addestramento di Fatah.

Per capire lo scenario in cui avviene la sparizione dei due giornalisti è bene ricordare la situazione interna ed internazionale di quegli anni. In Italia la magistratura indaga sempre più a fondo sui rapporti tra gruppi dell’estremismo di sinistra e Olp (è del dicembre 1979 l’episodio di Daniele Pifano sorpreso con alcuni missili Sam 7, destinati alla fazione palestinese di George Habbash (“Il dottore”), il Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Il colonnello Stefano Giovannone corrispondente per il Medio Oriente del Sismi (l’allora servizio segreto italiano per l’estero) viene citato in due delle lettere scritte da Aldo Moro nei giorni della sua prigionia, anche se ne sbaglia il cognome, da Giovannone in Giovannoni («Vorrei comunque che Giovannoni fosse su piazza»). I vertici dei nostri servizi di sicurezza e molti ruoli di spicco della Farnesina, sono nelle mani di iscritti alla P2.

E ancora. Israele si appresta ad invadere il Libano. Sta per esplodere la guerra Iran-Irak ed in ballo ci sono centinaia di miliardi in forniture di armi anche da parte di ditte italiane; i gruppi filo sciiti di Amal (la milizia musulmana creata dall’imam Musa al-Sadr) stanno radicalizzando in senso militare e terroristico le loro posizioni e il colonnello Giovannone viene più volte accusato dall’ex deputato Falco Accame (una delle fonti privilegiate di Graziella – ndr) di essere al centro di oscuri traffici.

Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse

Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse

Sono lo strano triangolo Governo italiano, Olp e Br e i contenuti del “Lodo Moro” a rappresentare, probabilmente, il nodo più importante da sciogliere. A conferma dell’esistenza di tale intesa tra Olp e Governo c’è anche la testimonianza di Bassam Abu Sharif, uno degli uomini di fiducia di Habbash che in una intervista al Corriere della Sera nel 2008 ne conferma l’esistenza: «Ho seguito personalmente le trattative… Aldo Moro non l’ho mai incontrato. Abbiamo discusso i dettagli con un ammiraglio, gente dei servizi segreti, e con Giovannone… a Roma e in Libano».

È anche un fatto – ricorda il giornalista Amedeo Ricucci – che l’Olp stava preparando il viaggio a Roma di Arafat dove il capo dei capi, in ottimi rapporti col governo italiano, avrebbe incontrato il Papa. Nulla doveva turbare quell’operazione.

È un fatto che si fece di tutto per allontanare la pista palestinese, che si nascose quella verità ancora celata in alcune pagine coperte dal segreto di Stato. È un dato rilevato anche dai familiari nella lettera inviata al Presidente della Repubblica, l’ennesima indirizzata a Sergio Mattarella dopo quelle recapitate ai suoi predecessori al Quirinale. Nella lettera a Mattarella scrivono: «Lo scorso 28 agosto 2014 sono scaduti i termini per il disvelamento completo del segreto di Stato. Rimangono però classificati gli ultimi documenti dove viene dimostrata l’esistenza della trattativa con il terrorismo arabo-palestinese. Questi documenti dimostrerebbero, almeno storicamente, che Graziella ed Italo sono stati sacrificati sull’altare della ragion di Stato. Non chiediamo la riapertura di indagini giudiziarie o di commissioni d’inchiesta, ma almeno di poter riavere i loro poveri resti». La tesi della famiglia è sempre stata quella che Italo e Graziella finirono tra le maglie di quello che è stato chiamato il “Lodo-Moro”, un accordo segreto tra l’Olp e Roma in cui i palestinesi si impegnavano a non creare problemi in Italia in cambio di protezione per le loro azioni.

 

Secondo articolo – Segue